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I nostri figli e i videogiochi: un rapporto sempre deleterio? Dipende!

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BenEssere - pubblicato il 24/06/19
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Aiutano l’organismo a rilasciare dopamina e serotonina, i cosiddetti “neurotrasmettitori della felicità”. Secondo alcuni stimolano l’aggressività. Che cosa dice la scienza.di Matteo Robba e Francesca Formaggio

Il gioco è stato da sempre un aspetto fondamentale nella vita dell’uomo. Esso, infatti, costituisce un modo per comunicare con gli altri, ricercare la loro vicinanza e apprendere. Alcuni ricercatori hanno notato che c’è una relazione tra la tendenza dei cuccioli a giocare e la grandezza del cervello della specie: per questo il gioco rappresenta una vera e propria palestra in cui sviluppare e allenare il cervello. Inoltre è stato mostrato che esso induce l’organismo a rilasciare dopamina e serotonina – i cosiddetti “neurotrasmettitori della felicità” – suscitando gioia e altre emozioni positive. Il gioco ha subito, però, nel corso del tempo numerose evoluzioni fino ad arrivare, più recentemente, alla forma del videogioco. Un tema di cui si parla tanto e, secondo una recente ricerca, l’Italia – rispetto agli altri Stati europei – è il Paese in cui i genitori credono meno che essi aumentino la creatività dei bambini e sono più preoccupati per l’aggressività che essi suscitano. I videogiochi rappresentano solo una perdita di tempo? È vero che aumentano l’aggressività? Possono favorire l’isolamento sociale?



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Pro e contro

Proviamo a fare un po’ di chiarezza. È noto il detto «prima il dovere e poi il piacere», come se ci fosse un momento per imparare e uno per divertirsi. Infatti tendiamo a vedere l’apprendimento legato solo alla scuola e il gioco come un semplice svago. Tuttavia, le persone possono imparare in varie situazioni e non solo all’interno del contesto scolastico. In questo senso i  videogiochi possono costituire uno strumento non trascurabile. Infatti, è stato mostrato che i videogiochi da un lato aumentano nozioni e conoscenze (videogiochi didattici) e, dall’altro, potenziano una serie di attitudini, competenze e funzioni intellettive.

Alcuni studiosi hanno osservato che essi migliorano l’attenzione, i riflessi, la memoria, la capacità di analizzare le situazioni quotidiane, la capacità di risolvere problemi e che velocizzano la presa di decisione. Infatti i videogiocatori si trovano spesso immersi in situazioni complesse in cui devono tenere in considerazione molteplici aspetti del problema per giungere a una soluzione. Inoltre, sebbene i giochi abbiano una serie di regole ben definite per raggiungere gli obiettivi e avanzare di livello, lasciano comunque un’ampia libertà nella scelta della strategia da adottare e ciò favorisce la creatività e la flessibilità di pensiero.


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Da qui si comprende come i videogiochi possano affinare e potenziare capacità indispensabili nella vita quotidiana. Per quanto riguarda il timore per cui questi svaghi, se violenti, possano aumentare l’aggressività, c’è un ampio dibattito ancora in corso. Da un lato c’è, infatti, chi sostiene che essi  favoriscono comportamenti violenti e che, addirittura, ci sarebbe un rapporto diretto tra tempo trascorso a giocare ed effetti negativi sulla condotta. Ad esempio, uno studio americano del 2007 ha osservato una maggior incidenza di atteggiamenti prevaricatori tra ragazzi delle scuole superiori che passavano più tempo a giocare in schemi di combattimento. Dall’altro lato, invece, da studi più recenti non solo non è emersa alcuna correlazione, ma risulta – al contrario che l’utilizzo abitudinario di videogiochi violenti è collegato a una diminuzione dell’aggressività tra i giovani.

Non ci sono pareri univoci sugli effetti dei giochi elettronici. Ci vuole prudenza

Ciò si potrebbe spiegare con il fatto che i videogiochi permetterebbero di sfogarsi all’interno di un mondo virtuale riducendo, quindi, comportamenti antisociali nel mondo reale. Uno studio dell’Università di Singapore sostiene inoltre che l’esposizione a questo tipo di intrattenimento non solo non incrementa l’aggressività ma nemmeno riduce l’empatia, ovvero la capacità di mettersi nei panni degli altri. In sostanza, dal momento che non ci sono pareri univoci, è impossibile ora come ora trarre delle conclusioni definitive, nonostante negli ultimi tempi i risultati di varie ricerche non condannino più il mondo dei videogiochi come in precedenza.

Ultima domanda: i videogiochi isolano davvero? Nell’immaginario comune si sta diffondendo sempre più la visione di bambini che stanno chiusi in camera a giocare di fronte a una consolle piuttosto che uscire a divertirsi con gli amici. Tuttavia questo non significa necessariamente che i videogiochi indeboliscano le relazioni sociali e chiudano la persona nel proprio mondo. Infatti la tendenza odierna è quella di creare videogiochi multiplayer, ovvero che permettono – tramite l’utilizzo di Internet – a persone di diverse parti del mondo di interagire tra loro durante e dopo la partita. Questo vuol dire che i videogiochi non solo consentono agli amici di giocare tra di loro ma anche di conoscere nuove persone lontane stabilendo così amicizie virtuali.


BAMBINI, ZAINO, BOSCO
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Stimolano la cooperazione?

Inoltre, è interessante notare come i videogiochi multiplayer possono prevedere delle modalità competitive, in cui ci si deve scontrare con altri per raggiungere i propri traguardi, ma, dall’altro lato addirittura “costringere” ad adottare strategie cooperative che richiedono di collaborare con l’altro per vincere. Secondo lo psicologo Bandura, la cooperazione costituisce un elemento-chiave dell’apprendimento sociale e – insieme alla capacità di comunicare, gestire conflitti, tollerare e rispettare la presenza dell’altro e opinioni diverse – favorisce la creazione di relazioni di gruppo. Queste ultime ai giorni nostri rappresentano una risorsa e un aspetto fondamentale in diversi ambiti e soprattutto nel mondo del lavoro. Bollare i videogiochi come buoni o cattivi è relativamente inutile: essi sono semplicemente degli strumenti e, in quanto tali, posseggono sia aspetti positivi sia negativi. In questo senso, i videogame non possono essere buoni o cattivi di per sé, ma piuttosto tutto dipende dal modo in cui questi vengono utilizzati. «La virtù sta nel mezzo», dicevano i latini e, quindi, un consiglio che possiamo sicuramente dare è di moderare sempre l’uso dei videogame. Giocare sì, ma è sempre meglio non esagerare.

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