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Niente torta per cambio sesso: pasticcere cristiano processato

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Aleteia - pubblicato il 22/06/19
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L’avvocato dell’Alleanza in Difesa della Libertà afferma che il nuovo processo è un altro esempio della persecuzione nei suoi confronti per via delle sue convinzioniIl pasticcere cristiano Jack Phillips, del Colorado (Stati Uniti), è per la terza volta sotto processo per presunta “omofobia”.

Proprietario della pasticceria Masterpiece Cakeshop, a Denver, in passato ha vinto una battaglia giudiziaria di 6 anni che lo aveva portato addirittura alla Corte Suprema degli Stati Uniti. In nome del suo diritto alla libertà di pensiero, religione ed espressione, Jack aveva rifiutato una richiesta di torta di matrimonio per una coppia omosessuale nel 2012, adducendo motivi religiosi che rispettavano l’unione in questione ma non gli permettevano di avallarla mediante il suo lavoro personale. Il 4 giugno 2018, la Corte Suprema ha dato ragione a Jack, ratificando il suo diritto di non essere obbligato a realizzare una torta per celebrare qualcosa con cui non è costretto a concordare.

Il pasticcere ha dichiarato che sarebbe stato felice di realizzare altre torte per persone lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e intersessuali, a patto che il messaggio della torta non violasse le sue convinzioni religiose.

Secondo processo

Tre mesi dopo aver vinto la causa, però, Jack è stato al centro di un altro processo. Autumn Scardina, transessuale, lo ha accusato di aver rifiutato di realizzare una torta “rosa dentro e azzurra fuori”, che avrebbe rappresentato la sua “transizione da uomo a donna” e sarebbe stata usata in una commemorazione dell’anniversario del suo “cambiamento di sesso”.

Jack ha allora avviato un processo contro lo Stato del Colorado per persecuzione delle sue convinzioni. Nel marzo 2019, “le indagini hanno affermato che lo Stato stava dimostrando ‘ostilità antireligiosa’ continuando a processare Jack Phillips”, come riferito dal quotidiano National Review. Il caso è stato considerato chiuso, e il pasticcere ha dichiarato alla stampa locale: “Spero che sia la fine delle mie battaglie giudiziarie e di poter tornare alla mia vita tranquilla di artista di torte”.

Ma…

Il 5 giugno 2019 c’è stata una sorpresa: Autumn Scardina ha avviato un processo contro Jack, sostenendo che il pasticcere si rifiutava di realizzare una “torta rosa con glassa azzurra” “per 6-8 persone” con “significato personale” perché “rifletterebbe il suo stato di donna transgender”, in base ai termini della denuncia. Secondo quest’ultima, il Masterpiece Cakeshop avrebbe informato Scardina che “non realizza torte per ‘cambiamenti di sesso’”, al che il cliente ha risposto che la torta avrebbe dovuto festeggiare il suo compleanno. La denuncia aggiunge che “il Masterpiece Cakeshop, sotto la direzione di Jack Phillips, si è rifiutata di vendere una torta di compleanno alla Signora Scardina per la sua condizione di transgender”.

Considerando che la torta in questione è praticamente identica alla “torta di cambiamento di sesso” rifiutata in precedenza da Jack in virtù del suo diritto alla libertà di pensiero, religione ed espressione, è il caso di chiedersi se in tutto lo Stato del Colorado non c’è un’altra pasticceria a cui Scardina potesse chiedere una cosa uguale con lo stesso significato, pur sostenendo che l’occasione sarebbe ora il suo compleanno.

L’avvocato Jim Campbell, della Alliance Defending Freedom (Alleanza in Difesa della Libertà), ha affermato che il nuovo processo contro Jack è un altro esempio di persecuzione nei suoi confronti per via delle convinzioni che professa.

“Quest’ultimo attacco di Scardina sembra più che altro un tentativo disperato di assediare l’artista Jack Phillips, e va contro ciò che conta di più: Jack serve tutti, ma semplicemente non può esprimere qualsiasi messaggio attraverso le sue torte personalizzate”.

Esiste un “diritto di assedio”?

Nel processo precedente, Jack aveva affermato che esercita il suo diritto di rifiutarsi di realizzare qualsiasi torta il cui disegno o messaggio vada contro le sue convinzioni, il che include torte di divorzio, addio al celibato, con motivi pornografici, con messaggi atei o che contengano alcool tra gli ingredienti.

È semplicemente un suo diritto. Nessun cittadino può essere costretto, men che meno dalla legislazione di un Paese democratico, a svolgere un lavoro a favore di qualcosa con cui non concorda sulla base del suo diritto irrevocabile alla libertà di pensiero, espressione e religione. Questo diritto all’obiezione di coscienza da parte di un cittadino, inoltre, non implica alcun impedimento grave perché altri cittadini continuino a vivere in base alle proprie convinzioni, se rispettando il diritto altrui hanno il buonsenso di cercare un’altra persona che presti il servizio che si ritenga in condizione di farlo. Se anche così ci sono persone che insistono a obbligare Jack Phillips a fare ciò che non è costretto a fare, sembra evidente chi è la vittima e chi sta assediando.

Jack Phillips ha aperto il Masterpiece Cakeshop nel 1993 per unire la sua passione per l’arte al talento nella pasticceria. Il nome dell’impresa, che significa “capolavoro” in inglese, sottolinea a suo avviso “l’approccio artistico del lavoro”, ma anche le sue convinzioni cristiane. Jack lega infatti il nome dell’impresa al Discorso della Montagna, “capolavoro” evangelico che sottilinea che “non si può servire Dio e il denaro”.

Con informazioni di ACI Digital.

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