Ha iniziato con Santiago. Poi San Benedetto e ora la via di San Francesco. Con la sua associazione mappa i percorsi e li rende accessibili a chi ha una mobilità limitata. Tra fede, preghiera e “voglia di migliorare altre vite”
Pietro Scidurlo, per un’errata valutazione al parto, riporta una lesione midollare dorsale incompleta che lo costringe a una vita in carrozzina. Ma non si arrende e così, a 33 anni, intraprende il Cammino di Santiago in handbike (The Wam, 2019).
«Quell’esperienza di viaggio mi ha permesso di viverla con un ruolo attivo, da protagonista delle scelte che segnano il cammino, e per me è stata una rivelazione» racconta. «Non ho trovato risposte, ma una strada da percorrere. Dove mi porterà lo scoprirò solo alla fine, ma l’importante è averla trovata».
“Free Wheels”
Su questa via, Pietro ha trovato la fede, la preghiera. E la voglia di «migliorare anche altre vite, di realizzare sogni. Non in senso astratto, ma dando coraggio e fiducia in se stessi a chi pensa di non potere vivere queste esperienze in solitudine e autonomia».
Da lì scatta una molla che innesca un percorso interiore culminato nella fondazione della onlus “Free Wheels”.
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I due cammini mappati
La onlus mappa l’accessibilità dei Cammini internazionali, sia culturali sia di pellegrinaggio, creando itinerari ad hoc «per chi ha esigenze specifiche: dal celiaco a chi ha una mobilità ridotta, oppure viaggia con bambini o animali». Prima il cammino di Santiago nel 2014. Poi, nel 2016, quello di San Benedetto, da Norcia a Cassino, creato da Simone Frignani.
Lo ha appena completato Sandro Rigamonti, in bici da solo nonostante la poliomelite, la voce ancora piena di emozione: «Pietro mi ha dato coraggio, avevo tante paure che lungo il cammino sono svanite».
La Via di Francesco
«Non c’è gioia maggiore per noi di Free Wheels» sorride Pietro. Che con la sua Onlus svolge anche un’opera di sensibilizzazione sui territori, «vera chiave di svolta, perché le persone recettive ci sono». E che ha appena iniziato la mappatura della Via di Francesco, da Firenze ad Assisi, con l’aiuto di altri tre volontari: Bartolomeo, Claudio e Antonella. «Saremo pronti tra un anno e mezzo» (Corriere della Sera, 10 giugno).
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885 chilometri!
In occasione del Giubileo della Misericordia, nel 2016, Pietro ha percorso 885 chilometri lungo la Via Francigena: il 12 aprile l’arrivo a Roma dove «ho il dono di incontrare papa Francesco. Mi ero preparato 2.500 parole, ma sono riuscito a dirgli soltanto: “Faccia in modo che l’esperienza del pellegrinaggio religioso possa abbracciare sempre più persone perché davvero ti cambia la vita“».
La placchetta del Pellegrino
In quell’occasione Pietro ha ricevuto la “placchetta del Pellegrino“, antico “Testimonium” metallico proveniente dagli archivi della Biblioteca apostolica vaticana, svelato a fine febbraio 2016 dopo quasi mille anni, in occasione del Giubileo della misericordia. Il riconoscimento è una riedizione di quel Testimonium usato fino al 1500, con la riproduzione dei santi Pietro e Paolo, che “certicava” l’arrivo a Roma dei pellegrini diretti alle tombe degli apostoli e per il Giubileo (Famiglia Cristiana, 2016).
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