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Arriva la Pentecoste, finisce la Pasqua. Le cose possono cambiare?

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Carlos Padilla - pubblicato il 10/06/19
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Lo Spirito può rendere forte la debolezzaArriva la Pentecoste e finiscono i cinquanta giorni della Pasqua. Spengo il cero pasquale che è Cristo. La Pasqua mi rallegra tanto… È un tempo di luce nel mio sguardo, di acqua benedetta nelle mie mani, di speranza nella mia anima, di sogni nel mio cuore, di misericordia nell’anima.

È un tempo di Chiesa pellegrina che esce dalle sue comodità per mettersi in cammino piena di Spirito. Quella Chiesa che grida commossa:

“Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra. Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore!”

Voglio che lo Spirito di questa Pasqua, di Pentecoste, rinnovi tutta la terra. Vedo tanta tristezza e disperazione intorno a me… Un mondo in cui mancano tanti valori…

Tanti uomini perduti che volevano spegnere la propria vita in qualsiasi momento, per non continuare a soffrire. Vivere in questo modo è molto difficile. Senza amore, senza speranza, senza abbracci, senza casa… Senza il cuore in pace, senza libertà, senza verità.


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Non è facile continuare a vivere giorno dopo giorno quando manca il necessario. Quando non trovo senso alla sofferenza non desiderata. Chiedo a Dio di mandare il suo Spirito.

“Vieni, Spirito divino, manda dal cielo la tua luce. Padre amorevole del povero; dono, splendido nei tuoi doni; luce che penetra nelle anime; fonte della più grande consolazione. Guarda il vuoto dell’uomo, se Tu gli manchi dentro”.

Voglio che lo Spirito riempia il vuoto di tante anime. Che plachi la sua inquietudine. Che rallegri la sua tristezza. Che non mi manchi il fuoco capace di eliminare le mie impurità, i miei peccati.

“Guarda il potere del peccato quando non mandi il tuo spirito”. Quando non regna in me lo Spirito di Dio, la mia debolezza diventa forte. E la tentazione mi opprime il petto.

Non voglio smettere di lottare. La mia debolezza può rendersi forte mediante lo Spirito. Quel Dio che viene da me e mi calma dentro. Pone fine alla forza del mio peccato. Perché le mie debolezze mi costano tanto… e mi fanno sentire incapace di continuare a lottare. Il suo Spirito venga su di me.

Mi appassiona questo periodo pasquale in cui Dio rende facile ciò che è difficile. Pone fine alle mie paure. Riesce a farmi sognare paradisi prima irraggiungibili. Compio miracoli con le mie mani, e le mie parole hanno una forza che non è la sua, viene dall’alto. Ho bisogno di uno Spirito che guarisca le mie malattie:

“Irriga la terra arida, guarisci il cuore malato, lava le macchie, infondi calore di vita nel ghiaccio, doma lo spirito indomito, guida chi sbaglia strada”.

Mi piace la Pentecoste che trasforma il cenacolo in luogo di misericordia. Tutti sono ascoltati, accolti, perdonati. Tutti possono intraprendere un nuovo cammino con la forza dello Spirito. Possono raddrizzare la loro vita. Rifarsi una vita.

La Pentecoste mi appassiona perché spezza le catene che mi schiavizzano, e pone fine ai limiti che mi impediscono di vivere con un cuore grande.

Lo Spirito è la lingua di fuoco, la colomba che si posa su di me, il torrente d’acqua che cambia la mia anima. Credo nei cambiamenti che può operare in me lo Spirito Santo?


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Gesù infonde lo Spirito nei suoi, e la prima cosa che chiede loro è di perdonare i peccati: “A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti”.

Trasforma chi ama in fonte di misericordia. Non è così evidente. È la prima cosa. Rapportarsi alla misericordia di Dio.

Perdonino i miei peccati. Che io impari a perdonare gli altri. Voglio perdonare ed essere perdonato. Come voglio amare ed essere amato. È lo stesso. Un amore misericordioso è quello che desidero nella vita. Per poterlo donare, imploro lo Spirito Santo di rinnovare la faccia della Terra, il mio volto, la mia anima malata.

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