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L’azione del malocchio in Sardegna: ecco chi lo fa e come si viene colpiti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/05/19
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Oghiadoris, antiche sacerdotesse, movimenti oculari. Tra leggenda e realtà…

Il malocchio costituisce una minaccia costante per tutta la comunità, chi ne resta colpito può ammalarsi gravemente o addirittura morire. Può essere causato da persone di entrambi i sessi, e trae origine dal desiderio, dall’ammirazione, dall’invidia, indipendentemente dalla volontà specifica de s’oghiadori, il portatore di malocchio.

La Sardegna è tra le regioni italiane dove la pratica del malocchio ancora oggi è tra le più diffuse, come spiegano Marcello Stanzione e Neria De Giovanni in “Angeli e spiriti maligni in Sardegna” (edizioni Nemapress).

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CC BY-SA 2.0

I “poteri” degli oghiadoris

E la figura degli oghiadoris è temuta! Gli oghiadoris sono individui che si sa con certezza esercitano il malocchio con più frequenza e più efficacia rispetto a qualunque altra persona normale. Appartengono di norma ad un unico ceppo familiare nella comunità, e trasmettono ininterrottamente tale potere di padre in figlio per generazioni.


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Il battesimo

Alcuni sostengono che in origine questa situazione sia determinata da un errore del sacerdote al momento del battesimo, con utilizzo dell’olio per l’estrema unzione, o avendone usato troppo o troppo poco. Le persone strabiche o con gli occhio chiari o litterade, cioè istruite, provocano colpi d’occhio di particolare virulenza.

La presenza de s’oghiadori nella comunità non determina risposte comportamentali da parte del gruppo ulteriori rispetto allo scongiuro né vengono messe in atto forme di emarginazione sociale o ritorsioni, in quanto il fenomeno è ritenuto una caratteristica naturale dei loro occhi per i quali essi non sono responsabili.

Sangue debole

Vengono colpite più facilmente dal malocchio le persone di sangui dibili – di sangue debole e i bambini; per questi ultimi la prevenzione può avvenire mettendo qualche indumento a rovescio, nascondendo tra le fasce qualche foglia di prezzemolo, legandogli un nastrino verde al polso o mettendogli al collo una catenina con un cornetto di corallo o il pinnadeddu, pietra nera detta anche sabbreggia, o il corru de crebu obbrebau, pezzetto di corno di cervo trattato con formule magiche.



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Gli scapolari

Molto frequente è anche l’utilizzo di scapolari, sa rezetta, piccoli sacchetti di stoffa contenenti i più diversi mteriali (grano, spilli, sale, palma benedetta, immaginette o foglietti scritti) da portare sempre addosso.

Se qualcuno pronuncia parole di ammirazione nei confronti di un bambino si rimedia al possibile colpo d’occhio facendogli toccare immediatamente il bambino stesso, ma se nonostante le precauzioni dovessero evidenziarsi segni di malessere dovuti al malocchio, si può ricorrere all’operatore esperto, che preparerà la medicina dell’occhio.

Le sacerdotesse dalle pupille spesse

Ciò che determina lo scatenarsi della crisi è un atto istantaneo, immediato, generato dall’incontro degli sguardi, anzi, più precisamente, delle pupille. Questa situazione ricorda le bithiae, sacerdotesse dalle pupille doppie che inducevano ipnosi con lo sguardo, delle quali nel III secolo d.C. Solino dice: «bitiae, hanno due pupille per occhio e possono uccidere con lo sguardo chiunque guardino in stato d’ira».



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“Mala” aria e “colpi di parole”

Ancora oggi si ritiene che la virulenza dell’aggressione dell’occhio è definita dal modo in cui avviene l’incontro delle pupille e da cosa stia pensando in quel momento s’oghiadori. Se lo sguardo è “storto” e accompagnato da sentimenti negativi, invidia, odio, e simili, l’incontro tra le pupille scatenerà una crisi grave, se lo sguardo avviene “in parisi”, cioè alla pari, sulla stessa linea, la crisi sarà meno importante. Alcuni guaritori sostengono che la crisi può essere determinata anche da aria mala, aria cattiva non meglio definita, o da colpo di parola, cioè da manifestazioni verbali, espressioni anche scherzose di ammirazione o invidia.

Terapia a base di “brebus”

La terapia popolare contro il malocchio comprende l’uso di brebus, parole magiche o preghiere, di acqua benedetta e di segni della croce, cui alcuni guaritori aggiungono sale, grano, olio o altre sostanze. Il rito terapeutico può essere praticato anche a distanza, a seguito di richiesta telefonica o per interessamento di parenti.



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