Sono libri tutti uguali, questi. Identica strategia, stesso obiettivo. Entrare più a fondo nell’umano con un’effrazione che non distrugge.
Parlano tutti di amore e verità e gli autori non potrebbero essere più diversi. Un anziano pontefice emerito, una giornalista ex-lesbica, due storici appassionati di tecnologia, un giovane borghese della Torino inizio secolo, un prete bergamasco e un vescovo dell’America Latina che parlano di carcerati pericolosi.
Che cos’è l’amore? Non è la domanda di un ragazzino alla sua prima cotta, ma il quesito supremo. Essere detenuti vuol dire restare esclusi? L‘omosessualità è definitiva? E cosa dice di me, della mia storia, della mia anima? Perché ci interessano tanto le lettere di un universitario torinese morto per le infezioni prese dai derelitti che andava a trovare all’insaputa di molti?
E cos’abbiamo di così diverso dagli uomini delle caverne? Il tablet e la clava sono così distanti? Una sola anticipazione: l’accelerazione tecnologica è iniziata nel Medioevo, l’epoca che più di tutte si diverte a contraddire l’idea che tanti si sono fatti.
Qua tante domande, nelle pagine di questi libri e negli spazi che apriranno in noi, forse nuove risposte.