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I vostri figli vi leggono nella mente e nel cuore. Vi trovano Dio?

CHURCH
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Tom Hoopes - pubblicato il 20/05/19
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Vedendo la storia di due star su YouTube mi sono ricordato del mio ateismo nell’infanziaHo smesso di credere in Dio quando Mao è morto. Il mio gatto Mao. Avevo otto anni e pregavo che tornasse indietro. Non è successo. “Chiedete e vi sarà dato”. Sì, come no, pensavo…

La mia obiezione avrebbe potuto essere sfatata facilmente, ma non lo ha fatto nessuno. Mia madre ci portava regolarmente in chiesa, ma non abbiamo mai discusso davvero della fede.

Di recente ho ricordato l’ateismo della mia infanzia quando ho visto la storia di due star su YouTube che sottolineavano il ruolo che giocano i genitori nella fede dei loro figli.

Ricky Gervais ha smesso di credere quando ha visto il “linguaggio corporeo” della sua famiglia.

L’attore e comico britannico ha descritto la sua esperienza di perdita di fede a 8 anni. Stava disegnando un crocifisso per la lezione di catechismo quando il fratello 19enne Bob gli ha chiesto: “Perché credi in Dio?”

Sua madre gli ha gridato “Bob!”, con tono ammonitore.

“E ho saputo”, ha raccontato Gervais. “L’ho imparato attraverso il linguaggio corporeo. Lei mi stava nascondendo qualcosa, e lui mi stava dicendo la verità. Mi ci è voluto qualche minuto per elaborare la questione”.

C’è un grave pericolo insito nel fatto di abbracciare la religione con la volontà ma non con la mente.

Gervais ha spiegato che sua madre contava sul fatto che la religione fosse una “babysitter” per lui, per tenerlo lontano dai guai.

Ecco qual era il suo errore. Scommetto che essere allevato in modo nominalmente cristiano senza credere danneggi la fede di un bambino più che essere allevato da un ateo convinto. Il bambino ateo crescerà sentendosi dire che la religione è solo un mezzo per controllare le persone, ma potrebbe dubitarne. Il bambino nominalmente cristiano saprà con certezza che questo è vero.

Julia Sweeney, del Saturday Night Live, ha smesso di credere nonostante avesse una famiglia devota.

Nelle conferenze Ted e in un film, la Sweeney ha raccontato una storia divertente sui suoi sospetti crescenti su tutto ciò che i suoi genitori le raccontavano di Dio – e anche di Babbo Natale.

La svolta è avvenuta quando da adulta ha sentito i missionari mormoni dirle quello in cui credevano: Gesù aveva visitato l’America dopo la sua Resurrezione, come viene mostrato nel Libro di Mormon che Joseph Smith ha trovato scritto su tavolette dorate in “egiziano riformato” che poteva essere tradotto solo da un “pietra del veggente”.

All’inizio ha trovato affascinante la loro credulità, ma poi ha realizzato che la storia cattolica che le era stata raccontata le sarebbe sembrata altrettanto fantastica se non ci fosse stata abituata.

Tutto questo porta a rifiutare completamente la religione.

Non dovrebbe essere così.

Se ogni religione ha a che fare con la domanda “Quali di tutti questi racconti antagonisti di Dio è vero?”, il cristianesimo è come una grande risposta a questo quesito. Il cristianesimo esiste perché Gesù è risorto dai morti. Se è risorto, allora la storia di Gesù su Dio è quella giusta a cui credere. Se non fosse risorto non lo sarebbe. Le prove dicono che lo ha fatto.

La storia della Sweeney suggerisce però un altro modo in cui i cristiani falliscono nel trasmettere la loro fede: crediamo con la mente ma non con il cuore.

Nelle sue storie, i genitori della Sweeney sembrano essere veri credenti che sanno qualcosa della loro fede, ma sembrano anche legalistici e concentrati su un’interpretazione letterale dell’“età della ragione” e sul peccato come infrazione delle regole.

Non so se erano veramente così o meno, ma so che spesso io lo sono. Accade ogni volta che tratto la Messa come un dovere anziché un’opportunità per incontrare Gesù, e ogni volta che agisco come se l’obiettivo della mia fede fosse credere le cose giuste su Dio anziché amare Cristo.

Se siete un genitore, i vostri figli vi leggeranno la mente e il cuore.

Una volta qualcuno ha detto che quando evangelizziamo siamo come mendicanti affamati che hanno trovato del cibo gratis. I nostri figli hanno bisogno di cogliere da noi il senso per cui la nostra fede risponde a una profonda fame che abbiamo – di quello a cui anela il nostro cuore.

Per incoraggiare i miei figli ad abbracciare il cristianesimo con la mente, cerco di parlare spesso di Dio con loro. Anticipo le domande che potrebbero avere e non porre, e quando la mia stessa fede vacilla su un aspetto o su un altro sono io a interrogarli. Questo modella cosa fare quando non si capisce qualcosa della fede e spesso suscita argomentazioni piuttosto efficaci da parte loro.

Per incoraggiarli ad abbracciare il cristianesimo con il cuore, non mi limito a pregare con loro, ma prego molto senza di loro, perché potrebbero cogliermi mentre prego e sapere che è reale.

Cosa più importante, quando guardano nel mio cuore – e so che lo fanno – voglio che vi trovino qualcosa di autentico.

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