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In che modo le ferite dell’infanzia influenzano la vita adulta?

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María del Castillo - pubblicato il 16/05/19
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Quel bambino è rimasto bisognoso d’amore, accoglienza, compagnia, ammirazione… Finché non recuperiamo e saziamo quelle necessità, continuerà a esprimersi nell’unico modo che conosceVi ritrovate spesso a reagire come bambini? Perdete il controllo quando vivete situazioni dolorose? Non sapete perché avete voglia di fuggire davanti a certe persone?

È probabile che stiate avendo regressioni infantili come conseguenza di una ferita di quando eravate bambini. Forse non siete riusciti a esprimere la vostra rabbia per non fare del male agli altri, o a spiegare le vostre paure per mancanza di attenzione e ascolto, o ancora a mostrare tristezza per paura che gli altri ridessero di voi… Quelle situazioni dolorose che a suo tempo non siete riusciti a gestire stanno ora emergendo sotto forma di comportamenti dannosi e incontrollabili.

I nostri genitori e familiari sicuramente non volevano ferirci, né farci del male. Nessuno sano di mente lo desidera. Le proprie ferite emotive, le dipendenze, i condizionamenti culturali (in altre epoche si pensava che una buona educazione dovesse reprimere i sentimenti) o le circostanze della vita (morti precoci, separazioni…) possono aver lasciato delle tracce traumatiche che, se non elaborate in modo adeguato, si trascinano per tutta la vita.

Qual è l’effetto delle ferite irrisolte dell’infanzia?

Paura delle cose nuove. “Io questo non lo faccio”. Se i genitori hanno impedito al bambino – per paura, controllo, autoritarismo… – di sperimentare ed esplorare la realtà, hanno ridotto la sua capacità di rischiare e di credere in se stesso, la fiducia in sé e la sicurezza. L’adulto, quindi, affronterà con difficoltà i cambiamenti e le sfide che gli si presentano.

Sfiducia e ansia. “Meglio stare da soli, il mondo è contro di me”. I bambini sono fiduciosi per natura. Quando vengono umiliati o rifiutati o si fa loro un danno, si potenziano nell’adulto condotte che portano a fuga, introversione, ansia e pessimismo.

Attaccamenti malsani. “Farò qualunque cosa perché tu resti”. Se le necessità affettive del bambino non vengono soddisfatte in modo sano al momento adeguato, passerà all’età adulta. Due possibili conseguenze sono il fatto di mendicare amore e attenzione o l’isolamento.

Rigidità emotiva. “Io non piango mai”. Un adulto che reprime il pianto è stato ferito nell’infanzia. Il castigo e l’umiliazione di fronte a questa condotta, o il fatto di non essere assistito nonostante le lacrime, possono aver indurito la persona.

Mancanza di libertà. “Devo fare quello che ci si aspetta da me”. Le “maschere” giocano un ruolo molto importante al momento di nascondere timori e complessi. Ci sono adulti che non sono capaci di dire di no, di affrontare figure di autorità, di difendere le proprie idee o anche solo di vestirsi come vogliono. Lo scherno, l’ironia e i paragoni sono alcuni fattori che potenziano nell’adulto questo tipo di comportamenti.

Questi sono alcuni dei modi in cui si esprime il vostro bambino ferito, acquisendo un ruolo da protagonista.

Quel bambino è rimasto bisognoso d’amore, accoglienza, compagnia, ammirazione… Finché non recuperiamo e saziamo quelle necessità, continuerà a esprimersi nell’unico modo che conosce: contaminando la nostra vita adulta.

Osservate e analizzate partendo dal vostro “io adulto” se avete reazioni sproporzionate a circostanze che non le richiederebbero. Se è così, non è troppo tardi. Non rimanete da soli. Chiedete aiuto alla vostra famiglia o alle persone care più vicine, o ancora a un professionista nel caso in cui siano troppo esagerate.

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