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“La malattia mi ha dato l’opportunità di aprire gli occhi sulla mia vita!”

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 14/05/19
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La testimonianza di una donna che d’improvviso deve fare i conti con una diagnosi terribile: sclerosi multipla. Eppure nel buio si è accesa la luce!“Non avrei mai pensato che una malattia potesse essere un’opportunità” (Corriere.it). Con queste parole comincia la testimonianza di A., una donna che ad un certo punto della sua esistenza si è trovata catapultata in una realtà ostile e spaventosa: quella della sclerosi multipla.

Non avrei mai pensato che una malattia potesse essere un’opportunità. Almeno fino a quando non mi hanno diagnosticato una patologia il cui solo nome mi ha sempre spaventata. Sclerosi multipla. Quando fu pronunciata dal medico neuroradiologo fu come se il tempo si fosse improvvisamente fermato. Non poteva essere, no. Non poteva essere che quella terribile malattia avesse colpito proprio me. Io superattiva, instancabile, sempre in movimento, che riuscivo a lavorare fino a 10 ore al giorno senza sabati né domeniche. (Ibidem)

Sclerosi multipla. Due parole come pietre

La sua storia, in apparenza simile a tante altre, ha una particolarità preziosa. A. nella sofferenza della malattia, nel dolore dell’impotenza, ha avuto la capacità e la grazia di comprendere che dietro al male della sclerosi multipla si poteva nascondere paradossalmente qualcosa di buono per la sua vita. Prima di fare questa scoperta e arrivare a nutrire dentro sé questa consapevolezza, ha affrontato un sofferto percorso. All’inizio c’è stato solo il pianto, il rifiuto, la paura, la rabbia, il terrore di non camminare più. A. fino al giorno della diagnosi viveva una quotidianità oberata di lavoro, impegni, aveva uno stile di vita super attivo, sportivo, molto energico e poi… E poi un giorno si scatenano dei dolori fortissimi, lancinanti, soprattutto alle gambe, il corpo fa fatica, arranca, non la sostiene più.

(…) i dolori mi perseguitavano da un anno e mezzo quando arrivò la diagnosi. Dolori terribili alle gambe che mi impedivano di camminare per più di qualche centinaio di metri, che mi costringevano a sedermi a terra fra una intervista e l’altra. Eppure avrei dovuto capirlo. Parestesie alle mani, tremori alle gambe fino ad una sera quando, di ritorno dalla piscina e al termine di alcuni esercizi di stretching, non riuscivo ad alzarmi dal pavimento, le mie gambe non mi tenevano più, non stavo più in piedi. Lo spavento fu grande. Ma cosa sta succedendo? Vado in pronto soccorso: «Lei ha una crisi d’ansia», mi dice il medico. Cerco di convincerlo che non è vero. Quindici giorni dopo mi sottopongo a risonanza e arriva il responso. Sclerosi multipla. Due parole come pietre. Non sento più niente. È come se rumori, colori, odori fossero improvvisamente spariti. (Corriere)



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Piangevo per il dolore che mi faceva desiderare la morte

Solo lacrime, buio e lacrime. La sofferenza fisica ed emotiva le fanno quasi desiderare di morire.

Ho pianto. Ho pianto in ospedale. Ho pianto a casa richiudendomi la porta alle spalle. E l’ho fatto per un mese ogni volta che tornavo dal lavoro. Chiudevo la porta, mi sdraiavo in terra e piangevo. Piangevo per il dolore che mi faceva desiderare la morte. Un dolore terribile, impossibile da descrivere. Un dolore che nessun farmaco riusciva a lenire. E una paura, quella di non camminare più. (Ibidem)

La mia malattia era un segno, una opportunità per rivedere la mia vita

Dopo la diagnosi A. si mette a leggere su internet ogni articolo, pubblicazione, documento, sulla sua malattia. Vuole sapere tutto, per prepararsi a ciò che accadrà, senza pensare forse che ognuno ha la sua storia clinica la quale può avere evoluzioni diverse specie in questa patologia. Ma ad un certo punto sceglie di smettere, di non cercare altre notizie in rete, di fermarsi. Vuole pensare alla sua vita, passata e presente, riconsiderarla con attenzione. In questo viaggio introspettivo arriva a domandarsi: e se la mia malattia fosse un segno?

Mi sono documentata sulla malattia. Ho scelto di farlo per capire i sintomi, ma soprattutto per immaginare il mio futuro. Poi un giorno, un mese dopo la terribile diagnosi, mi sono detta: bene, adesso che mi sono informata non aprirò più alcun sito web che parli di sclerosi multipla. Lei non deve esistere. E per farlo non se ne deve parlare con gli altri. Devo dimenticarla. Ho riflettuto sul perché fosse venuta proprio a me. Ho guardato la mia vita, quella passata e quella presente. I sacrifici, le rinunce, i piccoli piaceri non soddisfatti. La mia vita dominata dal lavoro e basta. Spesso dimenticavo di fare la spesa. Non avevo tempo neppure per comprare un paio di scarpe nuove. I vestiti li acquistavo pensando all’uso che dovevo farne nel mio lavoro. Nessun oggetto superfluo, nessun accessorio, nessun colore nel mio guardaroba. Solo nero, nero e nero. Che la mia malattia fosse un segno? Sì era un segno, una opportunità per rivedere la mia vita, per capire che intorno a noi non c’è solo il lavoro, non c’è solo il dovere. Che c’è la vita, ci sono le persone. Mi sono accorta che fino a quel momento non avevo vissuto la mia vita ma quella degli altri. Quali erano le mie aspirazioni, i miei desideri? (Corriere)


Emanuela Crestani e Paolo Garattini
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La malattia è stata una opportunità per cercare il bello nel negativo

La testimonianza di A. prosegue concentrandosi sul significato che la malattia ha assunto nella sua esistenza. Non ci racconta come si svolgono le cure né che tipo ti terapie effettua. Parla del senso della vita che è sempre bella anche nel dolore. La sclerosi multipla le ha insegnato a cercare questa bellezza anche di fronte le situazioni oggettivamente più negative.

Ho riflettuto sul senso della vita, sul perché noi siamo venuti su questa terra, quale è il nostro compito. La malattia mi ha fatto aprire gli occhi. Quello che hai oggi puoi non averlo più domani. Spesso non ci pensiamo. Crediamo che tutto sia immutabile, che la salute sia qualcosa di secondario. Rimandiamo sempre. Non siamo capaci di assaporare la vita. Con la malattia ho capito che niente è dovuto. Che devi apprezzare ogni momento della tua vita. Un colore, un arcobaleno che spunta dopo la pioggia, un bambino che ti sorride, un cane che ti scodinzola. Ho imparato a soffermarmi sulle piccole cose. Ho imparato a sorridere. E ho capito che fino ad allora non avevo vissuto. Avevo vegetato dicendomi che un giorno avrei coltivato le mie passioni, i miei interessi. Ma quando? La malattia è stata una opportunità per cercare il bello nel negativo. Perché c’è sempre un aspetto positivo da considerare in quello che ci accade, anche nell’evento più negativo e spaventoso. (Ibidem)

Ho cominciato a sorridere alla vita e ad essere grata per tutto

A. affronta la malattia senza dimenticare la sua femminilità, anzi, riscoprendola! Curarsi, truccarsi, farsi bella, è un modo anche per non restare imprigionata nella palude grigia della patologia. A. vuole colore e calore, sorride e ringrazia soprattutto per le piccole cose.

Così nel timore di non poter camminare più un giorno, ho deciso che era il momento di dare una svolta alla mia vita. Mi sono chiesta cosa mi piacesse. Un rossetto rosso che non avevo mai avuto il coraggio di indossare, scarpe con il tacco e abitini colorati. Può sembrare un atteggiamento sciocco ma la malattia non va pensata. Ho cominciato a sorridere alla vita, alle persone che incontravo per strada, a ringraziare sempre e comunque chi faceva qualcosa per me, come il semplice fermarsi per farmi attraversare la strada. La malattia ha un grosso potere, quello di aprirti gli occhi, di farti riflettere, di farti apprezzare anche le piccole cose. (Corriere)



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La malattia è una opportunità che la vita ti offre per aprire gli occhi!

La malattia toglie ma può anche donare, questo è ciò che leggo tra le righe di questa bella testimonianza. Ad A. la sclerosi multipla ha regalato la possibilità di smettere di vivacchiare e cominciare a vivere sul serio, e le ha offerto un tempo utile per fare spazio ed aprire gli occhi sulla sua storia. Per ora la patologia di cui soffre è in fase di remissione, noi le auguriamo che non si risvegli più.

E ho capito una cosa con la mia patologia: peggio della malattia c’è solo una cosa. La cattiveria delle persone. E quelle cominci ad evitarle. A metterle fuori dalla tua vita. E quando cambi atteggiamento nei confronti della vita e eviti di piangerti addosso per quello che ti è accaduto, improvvisamente qualcosa cambia. La malattia è una opportunità che la vita ti offre, un regalo per aprire gli occhi, per riconsiderare tutto, ciò che è da tenere e ciò che è da buttare, per vivere la vita come vuoi tu. La mia malattia qualche anno dopo improvvisamente si è fermata. (Ibidem)



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