Quando il fidanzamento (o addirittura la convivenza) prima di sposarsi diventa un test di gradimento, una lunga e accurata prova-prodotto con diritto di reso, le premesse sono pessime. Se invece il matrimonio è inizio di un cammino che parte dal dono di sé allora è una pianta che mette radici e dà ottimi frutti.di Antonio e Luisa
C’è una consuetudine sempre più predominante tra i nostri giovani, anche cristiani. Una consuetudine assurda secondo me. Spesso i fidanzamenti durano più dei matrimoni. In Spagna c’è addirittura una massima che dice: Fidanzamento lungo matrimonio corto. Papa Francesco ha affrontato diverse volte questo problema e in un’occasione di queste ha detto:
In realtà, quasi tutti gli uomini e le donne vorrebbero una sicurezza affettiva stabile, un matrimonio solido e una famiglia felice”. “La famiglia è in cima a tutti gli indici di gradimento fra i giovani”, l’analisi di Francesco: “Ma, per paura di sbagliare, molti non vogliono neppure pensarci: pur essendo cristiani, non pensano al matrimonio.
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Tantissime coppie vivono fidanzamenti decennali e poi, quando finalmente decidono di sposarsi, il loro matrimonio non regge e presto fallisce. Come è possibile? Il matrimonio non dovrebbe essere qualcosa di più solido? Non voglio generalizzare. Ogni persona e ogni relazione è diversa dalle altre. Credo però che spesso ci sia una dinamica comune a tante storie. Credo che la risposta sia in realtà semplice, comprensibile dal comportamento stesso dei due sposi. Spesso i giovani non si sposano, perché ci sono reali problemi economici e lavorativi. Non voglio negarlo, ma non è solo questo.
C’è qualcosa di più profondo. Qualcosa che tocca il desiderio nascosto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. La paura della scelta definitiva. La paura e l’incertezza che l’altro non sia quello giusto. La paura e l’incertezza di non essere altezza di quell’impegno e della persona che si ha accanto. Moltissimi giovani credono che la convivenza sia importante per preparare il matrimonio. Per testarsi e mettersi alla prova. Con queste premesse è normale che poi, quando i due finalmente decidono di fare il grande passo, le aspettative di entrambi sono altissime e insostenibili. Si rendono presto conto che il matrimonio non ha portato quella perfezione che si aspettavano. L’altro/a non è perfetto. La relazione non è perfetta. Il sogno che gli sposi hanno coltivato per anni resta appunto un sogno, la realtà è altro. Il matrimonio diventa così una doccia fredda. Si svegliano dal sogno e si trovano in una realtà che è un incubo.
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C’è una grande differenza di prospettiva tra chi si sposa dopo un fidanzamento breve e chi dopo un lungo. E’ solo una mia supposizione, sostenuta però da tante storie che ho ascoltato. Chi opta per un fidanzamento breve non pretende la perfezione. Sa bene che non potrà mai conoscere l’altro/a fino in fondo e che non potrà mai avere tutto sotto controllo. Quello che gli interessa è solo l’averlo/a scelta per iniziare un percorso. Non è ancora stato raggiunto nulla. Tutto è da costruire giorno per giorno. Il bello è proprio questo: essersi scelti senza chiedere il certificato di garanzia e il diritto di reso. Non c’è pretesa ma accoglienza dell’altro e della sua diversità. Chi si sposa senza aver mai convissuto e senza aver mai consumato prima dovrebbe in realtà andare incontro ad un maggior rischio di fallimento. Le statistiche dicono l’opposto. I divorzi sono in costante aumento come lo sono i matrimoni preceduti da convivenza. La verità è un’altra.
Quando siamo disposti a donarci completamente ad un’altra persona in modo consapevole, ma senza che l’altro debba prima dimostrare di meritarci, stiamo compiendo un gesto di autentico amore che scalda nel profondo il cuore della persona amata. Io e Luisa ci siamo sposati dopo 16 mesi di fidanzamento. Se avessi dovuto prima convivere per dimostrarle di essere degno di lei mi sarebbe rimasto un dubbio. Mi sarei portato nel matrimonio l’idea di dovermi meritare costantemente il suo amore per non perderla. Naturalmente lo stesso vale per anche per lei. Invece tra noi è diverso. Io so che lei mi ama gratuitamente e senza condizioni. L’essere accolto da lei senza riserve e senza condizioni mi ha profondamente toccato il cuore il giorno del matrimonio e continua a farlo ogni giorno che Dio ci concede. Questo ha fatto nascere in me il desiderio radicato, e di conseguenza la volontà, di non venire mai meno alla promessa solenne di quel giorno di tanti anni fa che rinnovo ogni mattina. Cerco di meritarmi il suo amore non per paura di perderla, ma per restituirle quella gratuità che lei liberamente ha deciso di offrirmi 6158 volte fino ad oggi, una per ogni giorno del nostro matrimonio. La soluzione è quindi una sola: non assecondare la paura, ma affrontarla e vincerla con l’aiuto delle persone e di Dio. Non a caso Lui è il primo che ci ama sempre e comunque. Solo assaporando un amore davvero gratuito, senza che ci sia riserva alcuna, l’uomo e la donna possono riempire il loro cuore e possono così far sbocciare matrimoni meravigliosi.
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