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Il messaggio di Gesù è semplice: “Mi appartieni”

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Tom Hoopes - pubblicato il 09/05/19
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È ben chiaro l’enorme significato del fatto che la seconda persona della Trinità, Signore e Re dell’Universo, dica questoQuesta domenica è la Domenica del Buon Pastore, Quarta Domenica del Tempo Pasquale, Anno C, e nel breve brano evangelico Gesù dice una cosa molto semplice: “Mi appartenete”.

È ben chiaro l’enorme significato del fatto che la seconda persona della Trinità, Signore e Re dell’Universo, dica questo.

“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”, dice.

Chiunque abbia preso la decisione consapevole di seguire Cristo sa cosa significhi. Quando leggiamo il brano delle Beatitudini o ci inginocchiamo davanti all’Eucaristia, non stiamo solo sperimentando qualcosa che sappiamo che è vero – stiamo sperimentando qualcosa che conosciamo, a livello personale e intimo.


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Incontrare Cristo è come stare con il nostro parente preferito. Per usare l’analogia di Gesù, è come una pecora che sente il pastore, o, cosa più vicina alla nostra esperienza, un cane che sente la voce del padrone.

Un cane può essere ingannato o tentato a fare la cosa sbagliata, ma quando il padrone torna a casa sa subito a chi deve veramente la sua fedeltà.

Noi ascoltiamo la voce di Cristo allo stesso modo. Possiamo essere distratti e sviati, ma quando ci fermiamo e facciamo attenzione alla sua voce sappiamo chi è, e dove dovremmo stare.

Avere il Re dell’Universo come nostro avvocato comporta enormi vantaggi.

“Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno”, dice Gesù.

La Seconda Lettura, tratta dal Libro dell’Apocalisse, descrive la vita eterna.

“Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna”, si legge. “Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.

Questa descrizione del Paradiso mostra esattamente quello che amiamo dei ricordi più felici della nostra infanzia, quando la gente che ci amava vegliava su di noi e provvedeva a ogni nosra necessità, e non avevamo paure né preoccupazioni.

I nostri ricordi sono probabilmente più felici delle nostre esperienze attuali, e stare con Dio ci renderà ancora più felici.

Poi Gesù dice qualcosa che è allo stesso tempo confortante e terrificante: “ Nessuno le strapperà dalla mia mano”.

Il diavolo non può strapparci a Lui, né possono farlo i nostri persecutori.

Il tipo di persecuzione sempre più comune al giorno d’oggi, il martirio fisico, non può farlo. La Seconda Lettura descrive i martiri in questo modo: “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello”. È quello che stanno sperimentando oggi i martiri dello Sri Lanka.


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Neanche il tipo di persecuzione che si sperimenta in America può strapparci a Cristo. Nella Prima Lettura, gli oppositori dei cristiani “ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo”. Non solo: “sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio”.

In altre parole, deridevano i cristiani, facevano sembrare assurde le loro argomentazioni e li estromettevano dalla vita sociale. Nella nostra cultura odierna sperimentiamo lo stesso, ma questo non dovrebbe fermarci, come non ha fermato loro.

Il che ci porta all’aspetto terrificante di quello che dice Gesù.

Se nessun potere può strapparci a Cristo, una piccola cosa può invece farlo: la nostra volontà di ignorarlo seguendo il nostro peccato preferito.

Gesù descrive chiaramente il suo rapporto con il Padre: “Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica dice che una persona battezzata “appartiene per sempre a Cristo”.

Nell’Inferno di Dante Alighieri, chi veniva battezzato e poi rifiutava Dio veniva punito in modo più severo rispetto a chi non era mai stato battezzato e non lo aveva quindi respinto in modo diretto, perché il Battesimo ci ha dato un rapporto speciale con Dio, e quando ci volgiamo contro di Lui è un peccato ancor maggiore.

L’Inferno riserva la punizione peggiore di tutte ai peccatori che hanno tradito il proprio amico e il proprio Dio, Bruto e Giuda.

La morale è questa: “Rimanete dove state”.

“Buono è il Signore, il suo amore è per sempre, la sua fedeltà di generazione in generazione”, dice il Salmo.

Signore Gesù, donaci la grazia di essere sempre al sicuro nel palmo della tua mano.

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