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Hai detto di non conoscere Gesù e ti si pentito? Guarda Pietro!

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Carlos Padilla - pubblicato il 09/05/19
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Guarda i tuoi rinnegamenti, i tuoi silenzi colpevoli, e perdona te stessoPietro ha rinnegato Gesù nell’oscurità della notte. Quando la paura è stata più forte della speranza. La notte più oscura del giorno. E la frustrazione si è impadronita delle sue forze. Ed è sopraggiunta l’angoscia.

Pietro voleva salvare Gesù. Voleva tornare con lui in Galilea. Non voleva che tutto finisse quella Pasqua, in quella settimana benedetta. Per questo ha voluto difendere la sua vita con la forza, con la violenza.

Ma non ci è riuscito. Non c’è stata battaglia. La morte sembrava avere più forza della vita. L’odio più dell’amore. Il male più del bene. Vinceva la rabbia. L’ingiustizia si rafforzava.

E in mezzo al caos Pietro ha solo potuto negare di amare, di credere, di sognare. La battaglia era perduta, e Pietro ha negato l’evidenza.

Perché perdere la sua vita invano? Non poteva salvare Gesù. Ma almeno avrebbe potuto salvare la propria vita. Da vivo avrebbe potuto continuare a fare tante cose. La morte faceva paura. Era ingiusta.



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La morte spazza via tutto e non rispetta la vita né i sogni. È devastante, e non si può affrontare.

Come si può far morire la morte? Ciò che è morto non può più morire, ma ciò che è vivo si può difendere. E Pietro l’ha fatto. Non voleva morire, e ha rinnegato il suo maestro.

Ha dovuto negare la verità più sacra della sua vita. Lo ha fatto con la voce, non con il cuore. Nella sua anima non ha rinnegato Gesù, non poteva farlo. L’amore è più forte.

Ma Lo ha rinnegato a parole. Ha detto quello in cui non credeva. Quello che non viveva. Ha detto di non essere dei suoi. Bugia. Che non aveva il suo accento. Lo stesso. Che non lo conosceva. Lo amava.

E in quel triplice rinnegamento si è spezzato dentro. Perché la menzogna spezza sempre. Pone fine alla mia integrità. Mi indebolisce. Mi fa vivere la doppiezza. Dico una cosa e poi dentro ne vivo una molto diversa.

Pietro ha rinnegato la sua verità più sacra, la sua storia santa. Ha negato l’amore che lo ha riscattato dal lago. Era di Cristo e lo era per sempre. Perché l’amore non si sceglie.

Scrive Julio Cortázar: “Quello che molta gente chiama amore consiste nello scegliere una donna e sposarla. La scelgono, te lo giuro, l’ho visto. Come se si potesse scegliere l’amore, come se non fosse un raggio che ti spezza le ossa e ti lascia a terra”.

Pietro non ha scelto di amare Gesù. All’improvviso nella sua vita è arrivato un raggio, e si è visto spezzato da un amore più grande, infinito. Trapassato. Quella era la sua verità.

La sua storia d’amore non era stata vana. Amava Gesù con tutta l’anima e per sempre. Ma la paura ferisce dentro. È potente.

Come ha potuto rinnegarlo in quel momento cruciale? La paura è stata più forte.

A volte nella vita sembra che non faccia quello che voglio fare. Dico di amare Dio e lo rinnego. Dico di amare certe persone e poi le lascio sole, le dimentico, le abbandono. Dico molte cose e non ho la forza per essere fedele.

E allora nasce un dolore profondo e sordo. Il dolore dei miei silenzi o dei miei rinnegamenti. Come posso vivere dopo aver metito? Come salvare la mia anima dopo averla perduta?

Il contrario dell’amore non è sempre l’odio – è più spesso l’oblio. Magari non odio, ma non amo. Non provo ira, solo indifferenza. Non cerco la vendetta, semplicemente dimentico.

Il cuore di Pietro provava forse più odio nei confronti di quelli che portavano morte e ingiustizia, ma continuava ad amare Gesù in un silenzio colpevole e fragile.

I suoi rinnegamenti gli hanno fatto vedere la verità della sua vita. Era molto debole. Non ha resistito alla tentazione.

E il suo orgoglio ferito ha pianto amaramente. Il salvatore di Gesù era un fallito. Il difensore ferito. Il suo orgoglio ferito lo ha gettato in un pianto triste e oscuro.

Come tornare a sorridere? Come essere capace di guardare di nuovo il cielo? Dov’è rimasto nascosto il regno di Dio che veniva a salvare il mondo?



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Cosa avrà provato Pietro dopo i suoi rinnegamenti? Si sarà sentito spezzato, in guerra. Leggevo giorni fa: “Il contrario della pace è la frustrazione, il vuoto, l’insoddisfazione. Le nostre frustrazioni alimentano spesso i nostri conflitti con gli altri. Non sopportiamo gli altri perché non sopportiamo noi stessi” [1].

Il vuoto, l’insoddisfazione, la frustrazione. La mancanza d’amore per la mia persona. Quello che mi divide dentro è il mio orgoglio ferito che non accetta i fallimenti, né le perdite dovute alla mia debolezza.

Oggi voglio guardare i miei rinnegamenti. Voglio farmi eco dei miei silenzi colpevoli. Voglio perdonare me stesso.

Voglio sentire che valgo più dei miei peccati, limiti e debolezze. Solo così potrò accogliere accanto al lago lo sguardo di Gesù.

Solo allora potrò ascoltare il suo invito a prendermi cura delle sue pecore. Solo quando sono andato, ho fallito e sono tornato ferito dalla battaglia. Ferito ma riconciliato con il mio passato, con la mia vita.

Voglio sentire che sto dove devo stare dopo molte battaglie perdute. Dopo molte morti. E allora sorridere sapendomi amato davvero. Perdonato e salvato da sempre.

[1] Jacques Philippe, Si conocieras el don de Dios

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