Un incidente durante una corsa scolastica le ha procurato un’amnesia anterograda: niente rimane nel cervello per più di 12 ore. Si affida completamente a chi la ama per ricordare chi è. Un banale scontro con un compagno durante una corsa scolastica ha trasformato la vita della 16enne Caitlin Little in una storia quasi impossibile da credere: la sua memoria si è fermata al momento in cui la testa ha subìto l’urto, il 12 ottobre del 2017. Caitlin vive in North Carolina e soffre di amnesia anterograda, in pratica ogni mattina si sveglia e non ricorda cosa è accaduto il giorno precedente. È invece rimasta perfettamente intatta la sua memoria prima dell’incidente.
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Appena ho letto questa notizia mi sono ricordata del bellissimo film 50 volte il primo bacio, in cui Drew Barrymore intrepreta una ragazza col medesimo trauma e la cui storia d’amore diventa una scommessa quotidiana per innamorarsi e amare da capo il fidanzato. Una pellicola divertente, e seria: dietro le battute e i siparietti si sviluppa il tema del riscoprire il valore del quotidiano grazie a una ferita enorme. I protagonisti non possono dare per scontato il loro amore, perché ogni giorno è da ricostruire da zero.
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Ma, fuori dal grande schermo, cosa significa vivere senza memoria? L’emittente televisiva FOX8 sta dedicando un lungo documentario a puntate sulla vita quotidiana di Caitlin Little che evidenzia quanto sia complicato per lei svolgere ciò che per noi è pressoché meccanico. Quante mattine ci diciamo che “guidiamo col pilota automatico” per arrivare a scuola o in ufficio? La nostra memoria è un alleato invisibile e necessario nel presente. Il primo video su Caitlin si apre sui sovraffollati corridoi della sua scuola superiore a Greensboro, piedi che si muovono svelti verso le classi e voci che distrattamente chiacchierano. Lei è ferma su una panchina coi suoi amici: “Dove devo andare?” – “E tu chi sei?”.
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Il papà di Caitlin racconta che uno dei primi segnali di questa grave disfunzione fu la domanda: “Chi ha aperto la porta?”. La figlia lo chiedeva, ma era stata lei ad aprire l’uscio poco prima: spostando la testa e il campo visivo, era andato perduto il ricordo del gesto precendente. Accadeva poco dopo l’incidente del 2017, in un periodo in cui i medici erano ancora convinti che quella botta alla testa non avrebbe avuto gravi conseguenze.
Ogni 12 ore il suo cervello fa un reset generale, ogni mattina parte del suo mondo è una lavagna bianca: tutto quello che è accaduto dopo l’incidente non si «incolla» alla memoria. La zona cerebrale al centro della disfunzione è l’ippocampo:
Il danno cerebrale generalmente è situato nell’ippocampo e in alcune aree del lobo temporale medio associate allo stesso. Perché nell’ippocampo? La risposta è molto semplice, questa zona funge da passaggio nella quale i fatti vengono immagazzinati in modo temporaneo fino a quando non vengono trasmessi, generalmente, al lobo frontale. L’ippocampo sarebbe qualcosa di simile ad un archivio per la memoria breve, se questo archivio non permette di conservare l’informazione, allora sarà impossibile registrare i ricordi. (da Angolo della psicologia)
“Dove devo andare?” – “E tu chi sei?”, chiede Caitlin ogni mattina. Persone che sono entrate nella sua vita dopo il 12 ottobre 2017 vengono dimenticate il giorno successivo; questo forse è l’elemento ancora più crudele del semplice dimenticare luoghi e fatti. L’impossibilità di costruire rapporti, intendo. Senza memoria non esiste amicizia, amore, conoscenza. Ed è qui che, come nel film con Drew Barrymore, entrano davvero in gioco gli amici e i familiari. Il risvolto tragicamente commovente della vita di questa giovane ragazza è la necessità salvavita di avere delle relazioni: solo gli altri possono ricordarle chi è e cosa ama o detesta, cosa ha vissuto, cosa ha scoperto. Da sola sarebbe persa e inerme, bloccata a 14 anni per sempre.
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E lo si capisce dai suoi occhi, da come – davvero – «pendono» dalle labbra dei genitori che le hanno riempito la casa di post-it. «Mangia questo, ti è piaciuto»; «indossa questo, l’hai comprato ieri». La fede e la fiducia, che sono categorie spesso ridotte all’ambito sentimentale e religioso, sono invece una caratteristica umana dal valore davvero costruttivo nel quotidiano. La storia di Caitlin – lei deve basarsi esclusivamente sulla fede, sulla fiducia ai propri cari – evidenzia un dato solitamente trascurato, ma cruciale nella vita di tutti: la nostra esperienza non è solo sperimentale ed egocentrica, una buona parte dei passi che facciamo si muovono dando credito a cose che non tocchiamo con mano. Ed è una necessità meravigliosa. Il dolore e lo sconforto vissuti da Caitlin sono indiscutibili, ma quei post-it colorati che riempiono la sua vita sono messaggi di speranza concreta, un «non sei sola» ripetuto sotto forma di ricordi scritti da altri. E noi, quanti post-it lasciamo entrare nella narrazione della nostra vita? A quante voci diamo fiducia senza accorgercene, senza provare gratitudine?
L’attimo fuggente
Sterminate biblioteche di saggi sono state riempite sul tema del tempo: passato, presente, futuro. Caitlin potrebbe essere la testimonial perfetta del carpe diem edonisticamente e riduttivamente interpretato: vivi il presente, lascia perdere tutto il resto. Quante cose vorremmo dimenticarci! Ci starebbe una battuta amara dicendo alla ragazza: “Beata te, che non ricordi...”. Davvero? No. Lo diciamo come puro sfogo, senza capire cosa implica l’assenza di memoria.
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Implica la perdita anche del presente, l’impossibilità poi di pensare al futuro. Il nostro presente è memoria. In mancanza di ricordi saremmo immobili come pezzi di marmo, sperduti come il nonno di Amarcord in mezzo alla nebbia. Non esiste l’ebrezza di un presente libero da condizionamenti del passato e non esiste presente senza ipotesi a venire. Cosa significa, dunque, vivere sul serio il presente? Cosa ci suggerisce la storia di Caitlin? Il presente è l’unico tempo che ciascuno di noi vive ed è vivibile in piena libertà proprio perché parte del nostro presente è sapere chi siamo stati e cosa abbiamo vissuto, cosa ci ha ferito, chi abbiamo incontrato, cosa abbiamo scoperto. La nostra memoria è il motore che ci permette di vivere il qui e ora con la libertà di chi sa di essere in cammino. Anche i ricordi più atroci fanno parte di una strada, sono irrinunciabili. Suppongo che Caitlin non ci rinuncerebbe.
Talvolta si sente dire «non rimanere legato al passato» ed è un non senso, come se un albero volesse liberarsi delle radici. Siamo legati al passato, e proprio questo legame permette un cambiamento e non una fossilizzazione. Fossile e spento sarebbe un qui e ora senza ricordi. Le storie di Instagram che durano poche ore sono un intrattenimento per chi non è come Caitlin, lei credo preferisca di gran lunga i racconti di amici e genitori.
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Caitlin Little si sta sottoponendo a molti esami e proverà terapie sperimentali per curare il suo trauma. Ci auguriamo che possa guarire, ma intanto la sua forza ci testimonia il valore di un io che si affida completamente agli altri. E non emerge l’assenza di libertà dei creduloni; la fiducia è libertà vissuta appieno, perché in nessun caso – anche chi si vanta di avere una memoria di ferro – l’io è una faccenda singolare.