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Quando Natuzza disse: Pasqua per me è sempre più dura, le stimmate continuano

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Natuzza durante l'intervista a "La vita in diretta"

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/04/19
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La mistica calabrese in una delle sue ultime interviste a “La vita in diretta” parlò delle sofferenze durante la Settimana Santa. “E’ una “malattia” che mi ha inviato il Signore”

Numerosi gruppi di fedeli stanno affollando in questi giorni Paravati, il paesino calabrese della “Serva di Dio”  Natuzza Evolo, di cui il 6 aprile scorso è stata avviata in un clima gioioso e di grande partecipazione, la causa di beatificazione.

Nessuno dei sui figli spirituali ha, infatti, dimenticato quei giorni ancora vivi nella memoria di ognuno che precedevano la Pasqua durante i quali la mistica cadeva, a più riprese in uno stato di estasi e  con  le stimmate che si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori.

A partire dal giorno di Pasqua le ferite andavano poi scomparendo. Solo nell’ultimo anno di vita (2009) sul suo corpo non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti.

Per anni medici, scienziati e teologi hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il Venerdì santo, accanto alla mistica per confortarla e per tentare di alleviare il suo stato di profonda prostrazione fisica (Gazzetta del Sud, 15 aprile).

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“Non mi meraviglio di tutto questo…”

Nella sua ultima intervista Rai, sugli schermi de “La Vita in Diretta“, Natuzza – che faceva trapelare le sue sofferenze fisiche legate alle difficili condizioni di salute – raccontava quello che le accadeva durante la Settimana Santa. Correva l’anno 2009.

«Pasqua è sempre dura per me – diceva la mistica al giornalista Pino Nano – ma più vado avanti con gli anni e più dura (…) Continuo ad avere le stimmate. Ma non mi meraviglio di tutto questo. Le considero una “malattia” che mi ha inviato il Signore da quando ero piccola. Le ho sempre considerate così».



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Le zone dove si manifestavano le stimmate

Natuzza già all’età di circa 10 anni aveva manifestato delle piccole lesioni, come dei “forellini”, sia ai polsi che ai piedi. Queste ferite si estendono e si approfondiscono negli anni, localizzandosi anche nella zona al di sotto della mammella sinistra e della spalla destra, ovvero ricalcano i punti dove la Tradizione colloca le ferite della Passione di Gesù Cristo.

A ragione della loro evidenza, Natuzza non può negare queste manifestazioni. Comincia ad indossare camicie con  le maniche lunghe e a tenere le braccia conserte per il disagio che prova nel sentire su di sé gli sguardi e l’interesse di quanti la incontrano nel periodo della Quaresima.

Dolori sempre più acuti

Anzi, lo stesso marito, Pasquale Nicolace, viene a conoscenza della stimmata al cuore molto tempo dopo che è apparsa. Secondo il dottore Rocco Molè, specialista in Malattie dell’apparato cardiovascolare e malattie infettive, autore nel 1988 di uno studio su “Stigmate, transveberazione ed emografia di Natuzza Evolo“, «all’inizio della Quaresima la fenomenologia stimmatica si evidenziava con un’ipersensibilità diffusa alle zone interessate che a mano a mano si acutizza: con dolori brucianti e lancinanti, con sanguinamento nelle due settimane precedenti la Pasqua, con presenza discontinua di “chiazze venose” fino a diventare vere lesioni. Le lesioni non sono profonde, fatto salvo la zona delle caviglie, la cute tra le lesioni è integra e così ai margini esterni».


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La Passione di Cristo

Il Venerdì Santo, di ogni anno, Natuzza è costretta a letto e cade in uno stato di estasi, durante il quale rivive i momenti della salita al Calvario (flagellazioni, coronazione di spine, piaghe alla ginocchia, parla con le persone che realmente assisteranno alla Passione di Gesù) e riceve anche un profondo colpo all’emitorace sinistro fino al cuore (la prima volta all’età di 25 anni) con comparsa di sangue rutilante.

Queste ferite fisiche (testimonianza della mistica al dott. Molè) sono accompagnate da sintomatologia dolorosa e profonda e contemporaneamente da una gioia soprannaturale che invadendo l’anima la fa bruciare d’amore. “Tutto finisce con il sopraggiungere dell’ora della morte di Gesù, verso le 14.30 circa, momento in cui Natuzza ha uno svenimento, dal quale poi  lentamente si riprende” (enricobaccarini.com).

Le cicatrici dopo Pasqua

A Pasqua il sanguinamento si arrestava e iniziava la cicatrizzazione delle lesioni con notevoli modificazioni: escare, croste, squame che gradualmente cadono fino a presentare a distanza di mesi prima delle cicatrici biancastre e lucenti e poi una cute integra.


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“Abbraccerò Gesù”

Come accennavamo sopra, nell’ultimo anno di vita Natuzza non ha più ricevuto queste sofferenze fisiche (che secondo il Cicap, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, sono riconducibili a lesioni autoinflitte oppure affezioni dermatologiche molto somiglianti alle stigmate, a cui si affianca una suggestione che aggrava tali affezioni sino a renderle difficilmente guaribili).

Natuzza, pur senza mai interrompere il dialogo che sosteneva di avere con la Madonna, Gesù e le anime del Purgatorio, si avviava serena alla morte. «Abbraccerò Gesù, sono una persona felice», queste le sue ultime parole alla Rai, che rendono l’idea della straordinaria forza d’animo che ha accompagnato fino all’ultimo la mistica di Paravati.


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