Forse non hai conosciuto quell’Amore, io stesso, forse, non te ne ho parlato abbastanza. Ma non è troppo tardi! Anche ora che il tuo bambino non c’è più, cerca quell’Amore e non sarai più sola nella paura!di Stefano Bataloni
Eri felice fino ad un giorno fa: la nuova vita che era iniziata dentro te ti aveva riempito di bellezza, entusiasmo, speranza. I suoi fratellini hanno fatto i salti di gioia nel sapere che non sarebbero più stati due ma in tre. La casa grande, finalmente arrivata dopo tanto cercare, era pronta ad accogliere questo nuovo figlio.
Ma l’ultima ecografia ha spazzato via tutto.
Troppi i problemi, troppe le cose che in quelle prime settimane non sono andate per il verso giusto.
Chissà, forse in quell’ambulatorio in cui sei andata non ti hanno accolta nel modo giusto, non ti hanno fatto capire che quello era davvero tuo figlio, il frutto dell’amore tra te e tuo marito, chissà forse ti hanno caricato di un peso ancora più grande.
Immagino il colloquio con i medici, i loro volti cupi, le loro parole misurate, tu che sprofondi nella sedia, e vieni travolta dalla paura, come una tempesta improvvisa in mezzo al mare.
In un attimo ti investe la paura della tua sofferenza, la paura della sofferenza del bambino che hai nel grembo, la paura di far soffrire i figli che sono a casa, la paura che quello che sta accadendo possa mandare in crisi il tuo matrimonio, la paura di non farcela a portare avanti quella vita fino in fondo e poi di tenerla in braccio la prima volta, la paura di non riuscire a vedere le sue malformazioni, la paura di lasciarla andare quando il suo cuore smetterà di battere.
Da un momento all’altro ti ritrovi ingaggiata in una lotta contro la morte e la tua mente, di riflesso, ti dice che sarà una lotta durissima, in cui ti farai del male, e ti dice anche che alla fine una ferita aperta resterà in ogni caso.
Paura, solo paura, e solitudine perché intorno a te non vedi altro che te stessa e tuo marito.
Torni a casa frastornata, ti sembra impossibile che tutto ciò stia accadendo per davvero.
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Riprendi fiato e provi a ragionare. Il cuore ti suggerisce di tenere attaccata a te quella vita che porti dentro, perché sei una mamma, rifiuti l’idea di abbandonarla.
Ma c’è quella maledetta alternativa che si affaccia alla tua mente, quella che ti lascia un’altra scelta, la più immediata, ma che in fondo sai essere la peggiore.
Sei sola nella paura e devi decidere.
Conosco quella paura, amica mia.
L’ho conosciuta quando alla fine di quella estate bellissima appresi che Filippo, dopo 6 anni, si era ammalato di nuovo, e i medici mi dissero che non c’era più molto da fare.
Anche io ho avuto paura di soffrire, di veder soffrire lui. Mi sembrava impossibile riuscire a sopportare di vederlo gonfio per il cortisone, immobile nel suo letto, dolorante, con il respiro in affanno. Avevo paura di spiegare a Francesco e Giovanni che il loro fratello maggiore a un certo punto non sarebbe stato più fra di noi. Ero convinto che non sarei mai riuscito a prenderlo in braccio, dopo, per poterlo vestire e lasciare che lo ricomponessero, a salutarlo per l’ultima volta e poi di continuare a vivere senza di lui.
Eppure quella mia paura è stata vinta. Non ho meriti in questo, lo so bene, perché non l’ho vinta io quella paura.
La mia paura è stata vinta dall’Amore che avevo conosciuto prima di allora. Era un amore che non alleggeriva la mia sofferenza, che non mi risparmiava il dolore, ma un amore che mi ha insegnato, con la sua vita, che avrei potuto vivere oltre quel dolore, che oltre di esso avrei trovato pace e che alla fine tutto sarebbe stato chiaro.
Amica mia forse non hai conosciuto quell’Amore, forse nessuno te lo ha raccontato, io stesso, forse, non te ne ho parlato abbastanza.
Ma non è troppo tardi, anche ora che il tuo bambino non c’è più perché è stato portato via.
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Amica mia, quell’Amore è stato dato per te, cercalo, ora più che mai, e non sarai più sola nella paura.
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