Cos’ha che a loro manca?Questa domenica, nelle letture della Domenica delle Palme dell’Anno C, vediamo come si colloca Gesù rispetto al altri leader.
Il Vangelo di Luca li contrappone deliberatamente. Vediamo gli apostoli spavaldi e il loro leader modesto, l’ingiusto e timido Pilato e la sua vittima coraggiosa.
Gesù assume letteralmente la forma del pane per questi apostoli, che discutono su chi di loro sia il più grande. Cristo inizia dicendo: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi”.
Istituisce poi l’Eucaristia dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi”, e il sacerdozio con le parole: “Fate questo in memoria di me”.
I primi a comunicarsi e i primi sacerdoti rispondono con una discussione piena di boria. Non hanno colto minimamente il senso del fatto che Gesù abbia lavato loro i piedi e abbia donato loro l’Eucaristia, e quindi alla fine deve insegnare a tornare sulla strada giusta.
Gesù affronta la morte con riluttanza, poi l’accetta. Pietro dichiara di essere pronto a morire, poi si fa indietro.
Nel Giardino del Getsemani, Gesù prega: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Desiderava condividere l’Eucaristia con i suoi apostoli, ma non desiderava morire. Umanamente, rifugge il dolore.
Pietro afferma: “Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte”, ma Gesù gli risponde: “Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi”.
L’obbedienza di Gesù al Padre prevale sull’agonia nel giardino, dove “incontra tutte le tentazioni e affronta tutti i peccati dell’umanità”, come ha commentato San Giovanni Paolo II.
L’obbedienza di Pietro a Gesù, però, non riesce nemmeno a vincere il suo sonno.
Pietro tradisce Gesù e scappa via, mentre Gesù rafforza chiunque incontri.
Gesù dice a Pietro: “Ho ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli”, ma la fede dell’apostolo non riesce a sostenere neanche le domande di una serva che lo affronta chiedendogli se non fa parte anche lui del gruppo legato a Gesù.
Nel frattempo Gesù, pur se picchiato e condotto a morte, trascorre i suoi ultimi momenti sulla Terra insegnando agli apostoli, guarendo il servo del sommo sacerdote ferito da Pietro, insegnando alle donne di Gerusalemme, perdonando i suoi assassini, consolando il ladrone crocifisso con lui e perfino convertendo un centurione. Gesù mostra la sua grandezza mentre i leader della storia si coprono di vergogna.
Gesù sopporta schiaffi, sputi, derisione e umiliazione a livello intellettuale ed emotivo. Viene tradito dai suoi amici, battuto con argomentazioni ingiuste modellate dal Sinedrio e da Pilato e poi liquidato da Erode, ma nonostante tutto chi lo attacca fa una figura ben peggiore.
Gesù mostra di essere un uomo migliore del Consiglio, rifiutando di stare al gioco dei suoi membri, che vogliono sapere se afferma di essere il Cristo, non se lo sia. Gesù spiega il loro atteggiamento: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete”. Sono completamente chiusi.
Mostra di essere un uomo migliore di Erode bloccando subito le sue domande. Erode ha fatto indossare a Gesù un costume derisorio, ma è lui a sembrare ridicolo, non Gesù.
Mostra di essere un uomo migliore di Pilato, che decide che Gesù è “non colpevole” ma lo fa comunque flagellare e alla fine crocifiggere perché non può opporsi alla folla.
Gesù è il padrone della situazione che riesce a rimanere fedele ai suoi propositi nonostante la grande crudeltà. Pilato è talmente pilotato dalla situazione da non riuscire a opporsi neanche ai suoi sottomessi.
Cos’ha Gesù che gli altri non hanno?
Lo spiega bene San Paolo: “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”.
Gesù aveva umiltà e obbedienza. Sono queste le virtù fondamentali della storia della salvezza. Adamo ed Eva sono caduti perché erano orgogliosi e testardi; Noè è sopravvissuto perché era umile e obbediente. Abramo ha mostrato la sua umiltà e la sua obbedienza con Isacco; Mosè ha mostrato al faraone e poi agli israeliti le conseguenze del rifiuto arrogante della volontà di Dio.
La lezione che Cristo vuole che ciascuno di noi impari è che per noi non c’è futuro senza umiltà e obbedienza.
Non siamo abbastanza grandi da affrontare il mondo alle nostre condizioni, e se lo facciamo siamo destinati al fallimento. Dio ha creato il mondo, e noi possiamo avere successo solo seguendo le Sue regole. Se Gli obbediamo prospereremo – anche se ci porterà a una croce.