La carmelitana scalza spagnola apparve ad una giovane contadina che fu sottoposta a controlli medici dopo quella visioneUna giovane contadina Leandra Kazas Gamero di Cuerva (prov. Di Toledo, Spagna), il giorno 25 novembre del 1914, si era recata in campagna in suo fondo a circa mezzo chilometro dalla sua abitazione. Voleva attingere acqua dal pozzo, che si trovava in quella sua proprietà. Ma essendo difettosa la noria pensò di tirarla in superficie con un secchio. Perciò stese una tavola lunga e robusta sul fondo del pozzo, sulla quale appoggiò i piedi, per gettare più agilmente l’arpione. Accadde, però, un fatto imprevisto; nel gettare, per la terza volta l’arpione, le si staccò il fermaglio dal petto, che teneva fisso il fazzoletto del capo e la cuffietta.
Forse per volerlo trattenere o per un falso movimento, scivolò e cadde nel pozzo. Questo aveva una profondità di circa otto metri. Nel cadere, pensando alla sua imminente fine e confidando in Dio, istintivamente esclamò: “Gesù mio aiutami”, poi perdette i sensi. Quando rinvenne si trovò sulle ginocchia di una persona anziana, di venerando aspetto. Questa aveva sul capo una cuffia ed un velo nero simile a quello che indossano le suore.
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La vecchietta le disse: “Leandra, giacché hai timore di Dio, vuoi andare a dar conto di questo prodigioso miracolo che faccio per te?”. La giovane rispose: “Sì”. Poi soggiunse: “Ebbene io sono Maria di Gesù, Carmelitana Scalza di Toledo (beata Maria di Gesù López de Rivas Martínez ndr), che volai al cielo or sono due secoli e mezzo, all’età di ottanta anni. Il mio corpo restò supporando sulla terra” (cioè il corpo prodigiosamente trasudava un liquido simile ad olio suavissimo e profumato). Le parole di suor Maria di Gesù facevano chiaramente intendere che ella era in Paradiso. Ma Leandra considerando la visione, le parole ascoltate e quello che le stava capitando ebbe tanta paura che perdette di nuovo i sensi. Quando rinvenne si trovò fuori dal pozzo, con la cuffietta in testa, ma senza fazzoletto, mentre il secchio era rimasto dentro il pozzo.
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Tornata a casa, la madre le chiese come mai fosse così bagnata ma lei tergiversò, cercando di eludere le domande. Poi fece chiamare il parroco al quale raccontò nei minimi particolari quello che era successo. Il sacerdote indagò con scrupolosità, sincerandosi se avesse sentito prima di allora parlare della serva di Dio, Maria di Gesù, o avesse visto qualche suo ritratto, Leandra gli rispose che era la prima volta che sentiva pronunziare quel nome. Il medico e alcune persone presenti constatarono che la giovane aveva un’estesa ma non profonda ferita sul fianco destro e alcune escoriazioni alle spalle; evidentemente se le era procurate nella caduta urtando contro le pietre sporgenti che si trovavano all’interno del pozzo.
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Tutte le circostanze facevano pensare che la giovane era stata miracolata; la tremenda caduta che non le aveva procurata la morte; l’esser sola in quel momento, e quindi, senza speranza di poter essere soccorsa ed aiutata a risalire dal pozzo; la probabilità di poter morire annegata o di inedia. Il tribunale ecclesiastico esaminò il fatto narrato dalla giovane; il parroco, dopo la sua deposizione, davanti allo stesso tribunale, concluse assicurando che Leandra da lui conosciuta, era sana di mente e di corpo, saggia e prudente. Inoltre caratterialmente non amava mettersi in mostra e far parlare di sé, anzi era riservata ed amante di una vita nascosta e ritirata. Del resto Leandra stessa dichiarò: “Solo per consigli ed obbedienza mi sono prestata a riferire i fatti e presentarmi dinanzi a questo tribunale”.
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