Legato a un nome biblico, il calco del sigillo supporta ciò che si legge nell’Antico TestamentoGli archeologi israeliani hanno trovato quello che ritengono sia un sigillo appartenente a un uomo menzionato nell’Antico Testamento. Se è difficile affermare con certezza che il sigillo sia appartenuto effettivamente a questo servo del re Giosia di Giuda, l’oggetto sostiene comunque i racconti biblici relativi alla caduta del Regno di Giuda nel 586 a.C..
Tra le rovine di un grande edificio pubblico, il team ha trovato il calco di un sigillo risalente al periodo del Primo Tempio. The Tablet riferisce che il sigillo recita “(appartenente) a Netan-Melec, Servo del Re”. Netan-Melec viene nominato nel secondo Libro dei Re, risalente al VII-VI secolo a.C., e viene descritto come un funzionario con uffici situati in un prestigioso edificio pubblico in città.
Le rovine dell’edificio pubblico risalgono probabilmente all’epoca della distruzione di Gerusalemme ad opera dei Babilonesi del VI secolo a.C..Gli archeologi hanno riferito che le rovine mostravano segni di danneggiamento a seguito di un enorme incendio. Date le dimensioni ingenti e l’alta qualità dei materiali da costruzione, il team ha identificato l’edificio come un palazzo governnativo.
Gli ultimi anni del Regno di Giuda sono registrati nel secondo Libro dei Re, quando si parla del fatto che Giosia introdusse riforme radicali per cercare di cancellare l’apostasia diffusa dal suo predecessore. Queste riforme vennero introdotte dopo la scoperta di un libro della Legge dimenticato nel tempio di Salomone, e portarono alla distruzione delle antiche strutture religiose pagane e israelite nel tentativo di riportare l’attenzione su Dio. Il secondo Libro dei Re prosegue descrivendo le riforme:
“(Giosia) fece venire tutti i sacerdoti delle città di Giuda, profanò gli alti luoghi dove i sacerdoti avevano offerto incenso, da Gheba a Beer-Sceba, e abbatté i templi delle porte della città: quello che era all’ingresso della porta di Giosuè, governatore della città, e quello che era a sinistra della porta della città”.
“Soppresse i cavalli che i re di Giuda avevano consacrati al sole, all’ingresso della casa del Signore, presso l’abitazione dell’eunuco Netan-Melec, che era nel recinto del tempio; e diede alle fiamme i carri del sole”.
Ovviamente il secondo Libro dei Re ci dice anche che quelle riforme giunsero troppo tardi e che la profetessa Culda predisse la la fine di Giuda, citando il fallimento nell’aderire alla Legge come motivo della sua distruzione.
Il dottor Anat Mendel-Geberovich, dell’Università Ebraica di Gerusalemme e del Centro per gli Studi sull’Antica Gerusalemme, ha affermato che non si può collegare in modo definitivo il sigillo a Netan-Melec, ma ha aggiunto che “è impossibile ignorare alcuni dettagli che li legano”.
Gli esperti dell’Università di Tel Aviv e della Israel Antiquities Authority credono che il calco del sigillo sia significativo quando viene inserito nel contesto:
“Questi artefatti attestano il sistema amministrativo altamente sviluppato del Regno di Giuda, e aggiungono informazioni considerevoli alla nostra comprensione dello status economico di Gerusalemme e del suo sistema amministrativo nel periodo del Primo Tempio, nonché informazioni personali sui funzionari e sugli amministratori più vicini al re che vivevano e lavoravano nella città”, hanno affermato.
“La scoperta di un edificio pubblico come questo, sul versante occidentale della Città di Davide, offre molte informazioni sulla struttura della città in questo periodo e sulle dimensioni della sua area amministrativa. La distruzione dell’edificio nell’incendio, apparentemente durante la conquista babilonese della città nel 586 a.C., ci aiuta a capire meglio l’intensità della distruzione che subì la città”.