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Le rivelazioni sul Purgatorio della mistica Luisa Piccarreta

Luisa Piccarreta
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 02/04/19
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Riportiamo in questo articolo le parole della donna che sosteneva di dialogare con Gesù e da lui avrebbe appreso delle importanti informazioni sul Purgatorio

Luisa Piccarreta è nata il 23 aprile 1865 a Corato, provincia di Bari, dove è sempre vissuta e dove è morta il 4 marzo 1947, all’età di quasi 82 anni. Da bambina e adolescente trascorse lunghi periodi con la sua famiglia, in un podere agricolo o “masseria” distante una trentina di chilometri da Corato. Gli ultimi sessant’anni della sua vita è vissuta sempre in un letto. Luisa non era una suora, né una donna sposata, ma una vergine sposa di Gesù Crocifisso.

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A sedici anni accettò di essere Vittima di Gesù, per soddisfare la Divina Giustizia e d ottenere Misericordia per il mondo, a costo di enormi sacrifici. In questo modo Gesù fece di lei come un’altra Sua Umanità, nella quale Egli viveva e continuava la Redenzione degli uomini. Luisa tuttavia non assisteva passivamente a tutto questo, ma con ardentissimo zelo svolgeva una continua opera di mediazione tra Gesù e gli uomini, suoi fratelli. Così voleva riparare, consolare e difendere Gesù dalle ferite e offese che riceve dagli uomini, e al tempo stesso risparmiare questi dai meritati castighi. Avrebbe voluto soffrirli tutti, anziché vedere castigati i suoi fratelli. Luisa quindi ha vissuto la sua missione di Vittima con Gesù, permettendogli di vivere come Redentore e Vittima in lei.


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Questa vocazione di vittima si presenta in tre aspetti che riconosciamo in Maria Santissima: Corredimere con Gesù: per questo Luisa spesso partecipava alle varie pene della Passione (la corona di spine, la Croce, ecc.) Lei era stigmatizzata, benché non in modo visibile. Soprattutto, la pena più amara era “la perdita di Gesù”, il non vederlo per alcune ore oppure per alcuni giorni: una “pena d’inferno”, anzi, una “pena divina”. Lei si è unita così a Gesù e a Lui è sostituita. Mediare tra Gesù e gli uomini, “suoi fratelli”, dando a Gesù a nome loro tutto quello che Gli devono (adorazione, ringraziamento, lode, benedizione, riparazione, amore, ec.) come Gesù lo dà al padre. Così si è sostituita agli uomini. E Difendere gli uomini, ottenendo per loro il perdono e le grazie che essi non meritano a causa dei loro peccati. In questo modo, soddisfacendo la Divina Giustizia, ha permesso alla Divina Misericordia di riversarsi. Molte persone, che l’hanno conosciuta hanno dato le loro piccole testimonianze su di lei. Soprattutto San Annibale Maria di Francia, che durante 17 anni fu suo Confessore straordinario.



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Tuttavia le notizie sulla sua vita le conosciamo in massima parte. Nell’arco di 40 anni (dal 28 febbraio 1899 a l 28 dicembre 1938) Luisa ha scritto, solo per ubbidienza alla Chiesa, 36 grossi quaderni o “volumi” del suo diario spirituale, insieme ad altri scritti. Riporto alcuni brani dove la mistica pugliese parla del Purgatorio e della spiritualità del Divino Volere:

MARZO 14, 1919 – VOLUME 12

Effetti di un suffragio del volere divino (…)

Mentre mi trovavo nel solito mio stato, mi son trovata fuori di me stessa e vedevo un mio confessore defunto; un pensiero mi è balenato nella mente: “Domanda , quella cosa che non hai detto al confessore, se sei obbligata a dirla e quindi a scriverla, oppure no”. Io ho domandato, dicendogli la cosa qual era, e lui mi ha detto: “Certo che sei obbligata”. Poi ha soggiunto: “Tu una volta mi facesti un bel suffragio; se sapessi il bene che mi facesti, il refrigerio che provai , gli anni che scontai!”. Ed io: “Non ricordo. Dimmi quale fu, che te lo ripeto. E lui: “T’immergesti nel Voler Divino e prendesti il suo Potere, l’immensità del suo Amore, il valore immenso delle Pene del Figliuolo di Dio e di tutte le Qualità divine, venisti su di me e me le versasti; e come tu me le versavi, io ricevevo il bagno dell’Amore che contiene il Potere divino, il bagno della bellezza, il bagno del Sangue di Gesù e di tutte le Qualità divine. Chi ti può dire il bene che mi facesti? Erano tutti bagni che contenevano u n potere ed un’immensità divina. Ripetimelo, ripetimelo!” (…).



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Suffragando nel Voler Divino le Anime Purganti

Padre Santo, m’immergo nel tuo Voler Divino, prendo e faccio mio tutto il suo Potere, l’immensità del suo Amore; faccio il valore immenso delle pene del tuo Figlio Gesù, tutta la sua Passione, ogni sua piaga, ogni sua spina, ogni goccia del suo sangue e faccio mia tutta la sua Umanità SS., ogni suo atto, tutti i suoi meriti, la sua Santità e la sua Divinità; prendo tutte le Qualità Divine, tutti i beni che sono nella Volontà Divina; prendo tutti gli atti di Maria SSA., tutta la sua santità, i suoi meriti e le sue pene e, facendo tutto mio questo capitale infinito, lo verso tutto sulle anime del Purgatorio. (particolarmente sull’anima di …N. N.), perché, immerse in queste bagni di un potere ed un’immensità divina, vengano di molto abbreviate le loro pene e possano essere al più presto ammesse alla tua Presenza a lodarti nella Patri Celeste. (Cfr. Vol. 12 – 14.3.1919).


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MARZO 8, 1914 – VOLUME 11

Vivendo e morendo del divin volere

Non c’è bene che l’anima non si porti con sè.

Vale più un solo istante nella Divina Volontà, che tutto ciò che si potrebbe fare di bene in tutta la vita.

Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù non ha lasciato di parlarmi spesso spesso della sua Santissima Volontà; dirò quel poco che mi ricordo. Quindi, stando poco bene, nel venire il benedetto Gesù mi disse: “Figlia mia, chi sta nella mia Volontà dell’anima sta tanto immedesimata con la Mia, che ciò che fa la mia Volontà, fa essa. Sicché vivendo e morendo nel mio Volere, non c’è bene che con sé non si porti, perché non c’è bene che la mia Volontà non contenga e [di] tutti i beni che si fanno dalle creature, la mia Volontà ne è la vita; onde, morendo l’anima nella mia Volontà si porta con sé le Messe che si celebrano e le preghiere e le opere buone che si fanno, perché sono tutte frutti della mia Volontà. E poi, tutto ciò è molto meno a confronto dell’operato stesso della mia Volontà che l’anima con sé si porta come suo. Basta un istante dell’operato della mia Volontà per sorpassare tutto l’operato di tutte le creature passate, presenti e future. Sicché, l’anima, morendo nella mia Volontà, non c’è bellezza che la pareggi, né altezze, né ricchezze, né santità, né sapienza. Né amore, nulla, nulla, la possono eguagliare sicché l’anima che muore nella mia Volontà, nell’ingresso che farà nella Patria Celeste, non si apriranno le sole porte del Cielo, ma tutto il Cielo si abbasserà per farla entrare nel Celeste Soggiorno, per fare onore all’operato della mia Volontà [in lei].Che dirti poi, la festa, la sorpresa di tutti i Beati nel vedere quest’anima tutta improntata dell’operato della Volontà Divina? Nel vedere, in quest’anima che tutto ha fatto nel mio Volere, che tutto ciò che fatto in vita, ogni suo detto, ogni pensiero, parola, opera, azione, eccetera, sono tanti soli che l’adornano, ed uno diverso dell’altro nella luce e nella bellezza? Nel vedere in quest’anima i tanti rivoli divini che inonderanno tutti i Beati e che, non potendoli contenerli il Cielo, scorreranno anche in terra a bene del viatori? Ah, figlia mia, la mia Volontà è il portento dei portenti, è il segreto per trovare la luce, la santità, le ricchezze; è il segreto di tutti i beni e non è conosciuto e, quindi, né apprezzato né amato!


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Apprezzalo ed amalo almeno tu e fallo conoscere a chi ne vedi disposti”. Un altro giorno, stando soffrendo, mi sentivo di non poter far nulla, onde mi sentivo oppressa; e Gesù, stringendomi tutta, mi disse: “Figlia mia, non affannarti, cerca solo di stare abbandonata nella mia Volontà ed Io farò tutto per te, perché è più un solo istante nella mia Volontà che tutto ciò che potresti fare di bene in tutta la tua vita”.Ricordo ancora che un altro giorno mi disse: “Figlia mia, chi veramente fa la mia Volontà, può dire che [in] tutto ciò che si svolge in sé, tanto nell’anima quanto nel corpo, ciò che sente, ciò che soffre, [in tutto] può dire: “Gesù soffre, Gesù è oppresso”; perché tutto ciò che le creature Mi fanno, Mi giunge fin nell’anima in cui dimoro, ché fa la mia Volontà. Sicché se le freddezze delle creature Mi giungono, la mia Volontà le sente, ed essendo la mia Volontà vita di quell’anima, di conseguenza ne avviene che anche l’anima le sente; sicché invece di affliggersi di queste freddezze come sue, deve stare intorno a Me per consolarmi e ripararmi per le freddezze che mandano le creature. Così se sente distrazioni, oppressione ed altro, deve stare intorno a Me per sollevarmi e ripararmi, non come cose sue, ma come mie. Perciò l’anima che vive della mia Volontà sentirà tante diverse pene, a secondo le offese che Mi fanno le creature, ma repentinamente e quasi da soprassalto; come pure proverà gioie, contenti indescrivibili. E se nell’una deve occuparsi a consolarmi e ripararmi, nelle gioie e contenti il mio tornaconto, altrimenti ne resterà contristata e senza poter svolgere ciò che contiene il mio Volere”. Un altro giorno mi disse: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà, assolutamente non può andare in Purgatorio, perché la mia Volontà purga l’anima di tutto, ed avendola tenuta si gelosa in vita, custodita nel mio Volere, come potrò permettere che il fuoco del Purgatorio la tocchi? E poi, al più le potrà mancare qualche abbigliamento, e la mia Volontà prima di svelarle la Divinità, la va abbigliando di tutto ciò che le manca, e poi Mi svelo”.



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