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Castità: come fai a conoscere davvero chi ami se non vai fino in fondo?

RELATIONSHIP
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Mogli e mamme per vocazione - pubblicato il 02/04/19
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Ci avranno presi per pazzi per il nostro fidanzamento a doppia C (corto e casto), ma io e mio marito non ci siamo mai sentiti più liberi e preziosi.Quando una cara amica suora mi invitò ad andare insieme a messa per farmi conoscere una persona, non potevo immaginare come quell’appuntamento avrebbe segnato la mia vita per sempre.

Neanche un anno prima avevo cominciato un percorso di conversione con i frati minori di Assisi e dopo un periodo di totale deserto, sentivo il bisogno di confrontarmi con la mia guida spirituale, confidai questo mio desiderio all’amica suora e questa combinò l’incontro.



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Luca mi è stato presentato con un messale in mano, un viso curioso, simpatico e sorridente, quella stessa sera ci siamo scambiati i numeri e dopo una settimana siamo partiti alla volta di Assisi per i rispettivi colloqui. Da quel momento è iniziato un periodo di tre mesi di conoscenza fino ad arrivare ad una dichiarazione, la quale diede inizio al nostro percorso da fidanzati. Entrambi avevamo il desiderio di vivere quel periodo alla luce del Signore, affidandoci alla sua guida: un corso sull’affettività tenuto da un grandissimo padre Giovanni Marini, frate minore di Santa Maria degli Angeli, aveva aumentato ancora di più la consapevolezza che eravamo stati chiamati per un qualcosa di grande che riconoscevamo nel sacramento del matrimonio e, volenterosi di lasciarci guidare fino in fondo, abbiamo deciso di viverci secondo il consiglio di padre Giovanni, con un fidanzamento da doppia “C”: Corto e Casto!


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Sono sicura che qualche nostro amico ci avrà dato dei pazzi per questa scelta! Come si fa a viversi così? Come fai a conoscerti realmente se non vai ‘fino in fondo’? Per molti non aveva senso.
Per noi, invece, la preziosità del nostro incontro andava custodita, come i nostri corpi. Questa decisione ha ribaltato completamente il cammino da fidanzati cristiani quali ci sentivamo; ecco, appunto, ci sentivamo accompagnati dal Signore, dal suo sguardo, e questo ci ha permesso di fidarci di Lui, lasciando accompagnare la nostra danza appena nata sotto la sua guida.

MAŁŻEŃSTWO

CMDR Shane/Unsplash | CC0

Abbiamo coltivato il nostro fidanzamento nella verità, senza schemi, questo ha permesso di sentirci liberi e non si tratta di una libertà, che consuma l’altro, che ti catapulta nell’intimità, che risolve i conflitti e le differenze. Abbiamo vissuto quella libertà di scontrarci, di vivere i momenti di crisi, i punti di vista diversi e la paura di uscire da noi stessi per incontrare l’altro nelle sue difficoltà e miserie con l’aiuto della preghiera.
Questo poteva farci arrivare anche alla conclusione che l’altro poteva non essere la persona scelta per noi, ma almeno l’avevamo custodita nel rispetto e l’uscita dalla situazione di fidanzamento sarebbe risultata meno dolorosa.


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Penso di non aver mai conosciuto tanto bene una persona in così poco tempo (appena un anno e mezzo di fidanzamento!!!) e sono convinta che come viviamo oggi la vita da sposi, con le difficoltà, complessità, ma anche con tutte le sue meraviglie e splendori, dipenda dal cammino fatto da fidanzati.

Ringrazio il Signore per come ha saputo sedurmi e fatto innamorare di Lui.

Lo ringrazio per la persona che ha sempre pensato per me.

Ringrazio Luca, perché il suo amore per Gesù, il suo lasciarsi sedurre e innamorare, lo ha portato a trovare in me quella da sempre scelta per lui.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA MOGLI & MAMME PER VOCAZIONE

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