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La missionaria: “Vi racconto la mia vita in Brasile, tra favelas, droga e sparatorie”

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Al centro (la più alta) Suor Milena Fabbri

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/03/19
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Una suora francescana ricorda i suoi 15 anni vissuti in uno degli ambienti più pericolosi al mondo per aiutare gli “ultimi”

Una vita in missione per aiutare donne, malati e famiglie nei Paesi poveri del mondo. E’ questa la decisione presa da ragazzina dalla suora riminese Milena Fabbri, 51 anni, che per 15 anni ha vissuto nelle favelas in Brasile, a contatto con realtà estreme e pericolose, tra droga, alcol, bande criminali e prostituzione.

Suor Milena fa parte della congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Cristo ed è rientrata in Italia con nuovi incarichi (fa parte, tra le altre cose, del Consiglio Generale della Congregazione).

A RiminiToday (28 marzo) ha raccontato questa sua esperienza estrema vissuta in Brasile.

«Per sette anni – premette la religiosa francescana – sono stata a Sud del Brasile, nello stato del Paranà, aiutavo le ragazze che si prostituivano in strada a liberarsi e trovare un rifugio. Poi ho accolto la richiesta di aiuto al Nord Est, che è molto più povero e mi sono trasferita lì. E’ stata una scelta radicale».

FAVELA

Luciana Whitaker / Anadolu Agency.
Favelas

Le famiglie dei malati

Negli ultimi cinque anni è stata a Cearà, dove ci sono due comunità di accoglienza per persone povere. «In città – spiega – c’è un ospedale e le famiglie dei malati non sanno dove dormire e mangiare, spesso si accampano per strada. Anche i malati, una volta dimessi, sono lasciati soli e accade di frequente che hanno intere giornate di cammino per tornare a casa, ma non sono in forze per sostenere una simile fatica. Li aiutiamo in queste case di carità, dove viviamo di donazioni».



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La vita tra le favelas

Prosegue suor Milena: «Avevamo una comunità nata come favelas che poi si è strutturata. Siamo sempre state molto attente quando uscivamo la sera per le attività pastorali, ma grazie al cielo non è mai capitato nulla».

Eppure la suora non ha mai temuto per la sua vita. Accanto a lei, nella sua quotidianità, si è sempre sentita protetta dal Signore. «Paura non direi, ma ci sono sparatorie in pieno giorno e una pallottola può colpirti. Le vendette tra bande rivali sono quiotidiane. Ci sono gravi problemi legati soprattutto alla droga, dove c’è molta povertà tutto è amplificato. Ci sono bambini piccoli che fanno i corrieri, sono gli ‘avion’. Ho aiutato tanti genitori con i figli tossicodipendenti, tutte famiglie distrutte. Ogni giorno ci sono i funerali di giovani che muoiono per droga o vengono ammazzati. Anche l’alcol è una tragedia e poi c’è molta violenza sulle donne, oltre alla prostituzione».



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La donna che ha perso il bimbo

C’è una storia in particolare, che porta nel cuore. «Non potrò mai dimenticare una donna incinta di nove mesi che ha perso il bimbo a causa delle botte – rammenta Suor Milena – Il marito l’ha picchiata prendendola a calci nella pancia. L’avevo accompagnata in ospedale, ma non c’è stato nulla da fare, il bimbo era già morto. Ci sono tante donne che soffrono abusi di ogni tipo, l’uomo comanda, e ti senti impotente. Noi cerchiamo di aiutare e promuovere una cultura del rispetto. Le storie a cui sono legata sono tante, in questi quindici anni ho conosciuto tante persone e realtà diverse».

Allegria e gioia!

Il “paradosso” è che in Brasile, nonostante la vita nella favelas e il rischio di morire ogni giorno, la suora sostiene di essersi integrata molto bene, perché le fa sentire “aria di casa”. «Mi sono inserita subito – conclude – anche grazie alla nostra allegria romagnola, c’è un’idea comune di festa e gioia».


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