di Andrés D’Angelo
Noi genitori abbiamo due mandati riguardo ai nostri figli: vogliamo che siano felici e vogliamo che siano santi. A pensarci bene è un’unica missione: vogliamo che siano felici essendo santi. Molte volte, però, per via del nostro affanno di protezione, crediamo che saranno felici se non avranno problemi, confondendo la felicità con l’assenza di problematiche. Cosa facciamo spesso noi genitori? “Ripuliamo” il cammino dai problemi per i nostri figli, credendo che in questo modo offriremo loro una vita “più felice”, e invece è tutto il contrario.
I nostri figli hanno certamente bisogno della nostra protezione, ma anche del nostro aiuto per sviluppare le loro capacità e il loro modo particolare di agire nel mondo. Non hanno bisogno che offriamo loro le nostre soluzioni, che probabilmente finiranno per pregiudicarli più che aiutarli. Se risolvo tutti i problemi ai miei figli, non li aiuto a trovare delle soluzioni per conto loro. Aspetteranno sempre che in qualche modo papà o mamma risolvano le cose.
Costa molto capirlo, perché spesso non vogliamo che i nostri figli soffrano e desideriamo che abbiano tutto ciò che noi non abbiamo avuto. Come diceva G. K. Chesterton, in questo affanno di dar loro tutto quello che non abbiamo ricevuto, forse non stiamo dando loro quello che invece ci stato dato, ovvero una buona educazione.
Il video che proponiamo oggi è un esempio di questo: in una promozione di McDonald’s, si vedono due genitori troppo protettivi e ansiosi nei confronti della figlia, che finisce per offrire loro la colazione.
Come genitori, dobbiamo dare ai nostri figli gli strumenti perché possano svilupparsi nel mondo con i propri mezzi, ma dobbiamo sapere di cosa hanno bisogno e cosa abbiamo da offrire, visto che nessuno dà quello che non ha.
1. Di cosa hanno bisogno i nostri figli?
Ogni figlio è un universo, e per sapere di cosa ha bisogno dobbiamo innanzitutto conoscerlo. Non possiamo applicare le stesse ricette a tutti i figli, né potremo educarli allo stesso modo, perché ciascuno di loro è diverso, ed è a suo modo speciale. Per conoscerli, dovremo interagire con ciascuno di loro, considerandoli insieme ai fratelli e anche separatamente. Per questo è molto importante dedicare del tempo di qualità a ciascuno separatamente, e sviluppare fin da piccoli un dialogo di fiducia con ognuno. Da questo dialogo capiremo quali sono i loro doni e i loro talenti e potremo aiutarli nello sviluppo, vedendo i difetti e aiutando a correggerli.
Dovremo anche sapere che il nostro compito non è quello di svolgere il “lavoro duro” per loro, senza permettere che sviluppino i loro talenti con l’incoraggiamento, e che dobbiamo aiutarli a superare gli errori con i propri sforzi. Se ad esempio ho un figlio disordinato e gli vado dietro mettendo in ordine tutto, non gli sto permettendo di superare le sue debolezze e sto invece promuovendo il vizio del disordine.
2. I nostri figli hanno bisogno dei loro genitori, e hanno bisogno che siano uniti
Fondamentalmente, i nostri figli hanno bisogno di noi, dei loro genitori uniti. I nostri figli sono nati dalla sovrabbondanza del nostro amore, ed è di questo amore che hanno bisogno in modo costante: di sapere che li amiamo e che ci amiamo come coppia, che l’amore che li ha fatti nascere continua ad essere saldo.
I nostri figli hanno bisogno della mamma: dell’amore della mamma, dalla quale in genere imparano la tenerezza e l’amore incondizionato. La mamma rappresenta la misericordia, l’amore che accoglie sempre, che cura e nutre. Quell’amore li aiuterà a sviluppare la loro interiorità.
I nostri figli hanno bisogno del papà: dell’amore del papà, da cui in genere imparano il senso sacrificale dell’amore. Il papà rappresenta la giustizia, l’amore esigente, quello che lancia verso il mondo e prepara alle avversità. Quell’amore li aiuterà a sviluppare la loro esteriorità.
I nostri figli hanno bisogno della mamma e del papà: l’amore di entrambi i genitori è necessario, ma è anche indispensabile l’amore dei genitori tra loro, che permette ai figli di svilupparsi sicuri e con i migliori indicatori del benessere.
E quando uno dei due manca? Se per le circostanze della vita la mamma o il papà non può partecipare all’educazione dei figli, potremo comunque educarli. Spesso le madri single cercano nel nonno o in qualche zio la figura di riferimento maschile di cui il bambino ha bisogno.
3. Di cosa non hanno bisogno i nostri figli?
Fondamentalmente, i nostri figli non hanno bisogno di cose. In particolare, non hanno bisogno di schermi o di dispositivi elettronici. Non hanno bisogno di regali materiali per supplire alla nostra assenza come genitori. Non hanno bisogno che risolviamo costantemente i loro problemi, ma che li aiutiamo a trovare gli strumenti che permettano loro di farlo da soli. I nostri figli non hanno bisogno che abbiamo idee diverse sull’educazione, che mamma educhi in un modo e papà in un altro, che ci sia un disaccordo tra quello che dicono mamma e papà.
4. Il valore di un “No”
Quando i nostri figli imparano cosa significa “No”, gran parte della loro educazione è ben indirizzata. Sembra incredibile che questa cosa così semplice sia l’inizio di una buona educazione, ma quando comprendiamo che i nostri figli hanno bisogno al contempo della fermezza e della tenerezza, e che senza fermezza diventano insicuri e senza tenerezza diventano insensibili, capiamo che dobbiamo saper dire di no, soprattutto quando vanno dietro ai capricci della moda e alle “necessità” imposte dalla società.
Pochi giorni fa è diventato virale un video in cui l’ex calciatore Gabriel Batistuta spiegava perché uno dei suoi figli svolge un lavoro semplice e umile. L’atteggiamento di Batistuta è sano: se ottengono una cosa da sé, i figli la valorizzano molto di più. Ogni cosa che otteniamo con il nostro sforzo vale ai nostri occhi molto più di quelle che ci vengono regalate.
5. Chiedere ai figli quello che possono dare
L’amore che esige, l’amore che obbliaga a dare ogni giorno il meglio di sé deve concentrarsi sui figli, ma come ho detto in precedenza bisogna conoscere ogni figlio per sapere cosa può dare e cosa possiamo chiedergli. Se dico a mio figlio di due anni di riordinare i cristalli di lusso di famiglia e rompe un bicchiere non posso certo rimproverarlo. Tutto dev’essere adeguato all’età e allo sviluppo del figlio.
6. Chiedere ai figlio quello che do io
L’esempio è fondamentale. Voglio figli generosi? Devo esserlo io per primo. Voglio figli affettuosi? Il primo a dover essere affettuoso sono io. Voglio figli ordinati? Responsabili? Puntuali? Sicuri? Se non lo sono io, se entrambi i genitori non sono quello che chiedono ai propri figli, questi non lo saranno mai.
7. Non dobbiamo dare loro le ali, ma aiutarli a sviluppare le proprie
Ecco un elemento chiave di tutta la questione. Non possiamo “prestare” ai figli le nostre ali. Non potremo mai sostituire l’apprendimento che devono seguire. Non possiamo regalare loro esperienze, dobbiamo aiutarli ad avere le proprie. Dobbiamo confidare nel fatto che sapranno affrontare e risolvere le circostanze difficili della vita con i propri mezzi.
In una catechesi, Papa Francesco ha affermato:
“Oggi ci soffermeremo a riflettere su una caratteristica essenziale della famiglia, ossia la sua naturale vocazione a educare i figli perché crescano nella responsabilità di sé e degli altri. Quello che abbiamo sentito dall’apostolo Paolo, all’inizio, è tanto bello: «Voi figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino” . Questa è una regola sapiente: il figlio che è educato ad ascoltare i genitori e a obbedire ai genitori i quali non devono comandare in una maniera brutta, per non scoraggiare i figli. I figli, infatti, devono crescere senza scoraggiarsi, passo a passo. Se voi genitori dite ai figli: “Saliamo su quella scaletta” e prendete loro la mano e passo dopo passo li fate salire, le cose andranno bene. Ma se voi dite: “Vai su!” – “Ma non posso” – “Vai!”, questo si chiama esasperare i figli, chiedere ai figli le cose che non sono capaci di fare. Per questo, il rapporto tra genitori e figli deve essere di una saggezza, di un equilibrio tanto grande. Figli, obbedite ai genitori, ciò piace a Dio. E voi genitori, non esasperate i figli, chiedendogli cose che non possono fare. E questo bisogna fare perché i figli crescano nella responsabilità di sé e degli altri”.
Pensiamo alla nostra famiglia e chiediamoci: come diamo spazio alla crescita della responsabilità nei nostri figli? Li aiutiamo a sentirsi fiduciosi, padroni della propria crescita? Li incoraggiamo nelle cose che fanno bene e li sfidiamo in quelle che costano? Dedichiamo loro del tempo di qualità per conoscerli e aiutarli a confidare in noi? Siamo dei buoni esempi per i nostri figli?
Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link