La morte ha qualcosa da insegnarci sul fatto di dare la vitaMia nonna mi ha dato molte lezioni nell’arco della sua vita, l’ultima delle quali proprio al momento della sua morte. Ma fatemi cominciare con una storia…
Prima che nascesse mio figlio John, due medici hanno sottolineato che dopo aver trovato la giusta posizione per la nascita, a testa in giù, aveva aspettato lì tre mesi, rimanendo lì come se sapesse che fuori c’era qualcosa.
Tutto questo è molto simile alla nostra esperienza di fede e di convinzione nell’esistenza del Paradiso. “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”, ha detto Gesù. Un bambino nel grembo non può vedere il volto di sua madre, e sente solo l’eco della sua voce. Il mondo del bambino nell’utero materno è molto diverso da quello che incontrerà dopo la morte. Come potrebbe mai immaginare quello che l’aspetta? E tuttavia, sente che c’è qualcosa di interessante che lo aspetta… e si mette in posizione con una grande fiducia nel fatto che oltre a quello che conosce ci sia qualcosa.
In una poesia che ho scritto per mio figlio, ho descritto l’atto di fede del bambino nell’utero materno: dicendo: “Quando crescerai e dovrai affrontare il dubbio per via del dolore o dell’età, ricordati che una volta sei andato verso qualcosa che non potevi vedere. Aspetta – inizierà una nuova vita. Senti la mano calda di Dio sulla pelle stellata della terra”.
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Immaginate il cosmo stellato che ci circonda come una sorta di pancione, che ci tiene da questa parte del cielo prima che riusciamo a passare dall’altra. Immaginate la mano di Dio oltre quella pelle stellata.
Quando si è incinta, nel terzo trimestre, si può esercitare un po’ di pressione sullo stomaco e il bambino la restituirà. Quel tocco non assomiglia all’abbraccio che ci aspetta una volta che il bambino sarà nato, ma ne è una splendida anticipazione. Ci sono sempre dei modi in cui Dio ci tocca, e come un bambino ancora non nato crede che ci sia qualcosa oltre, confidiamo anche noi che ci sia qualcosa anche oltre questo mondo.
Il 26 dicembre 2018 mia nonna, Annabelle Black, che chiamavamo “Nanabelle”, è nata alla vita eterna. Ho avuto la benedizione di stringerle la mano destra mentre moriva, testimoniando il suo passaggio dalla vita terrena a quella eterna. Mentre la guardavo ho pensato alla frase “nata alla vita eterna”.
La lezione finale di mia nonna è questa: il processo della morte è una specie di travaglio, che porta alla nascita di una nuova vita.
Qualcosa nel modo in cui ha respirato quell’ultima ora mi ha colpito. La cosa a cui lo posso assimilare di più è il fatto di essere in travaglio. Posso attestare che quando si è in travaglio ci sono dei momenti in cui si giurerebbe di stare per morire, tale è il dolore che prova il corpo mentre mette al mondo una nuova vita.
Una madre deve concentrarsi sulla respirazione e portare avanti il travaglio. Ogni volta che ho partorito sono rimasta stupita di come sembrasse aprirsi su di me un velo tra il cielo e la terra, come se Dio e l’intera comunione dei santi fossero molto vicini. Nanabelle diceva sempre: “Non sei mai più vicina a Dio di quando partorisci”. Ogni volta che ero incinta diceva: “Prega per le altre persone bisognose, perché non sarai mai più vicina a Dio in questa vita di quando sei in travaglio”. E allora, mentre le tenevo la mano ed ero inginocchiata accanto a lei, che aveva partorito sei volte, mi sono resa conto che era ancora una volta molto vicina a Dio, che il suo respiro era quello di una donna in travaglio mentre Dio preparava la sua nascita alla vita eterna.
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Mio figlio John una volta ha chiesto: “Nanabelle, chi sei tu?” Lei ha risposto immediatamente: “Sono una mamma”. E ovviamente una madre aiuta Dio nell’allevare una nuova vita. Mia nonna è stata una supermamma fino alla fine. Mentre la guardavo morire, ho avuto il privilegio non solo di testimoniare la sua fede, ma anche di imparare che la morte è una sorta di travaglio, quello che serve per arrivare alla nuova vita in Dio. Mia nonna ha capito che doveva entrare nel travaglio della morte per raggiungere quella nuova vita. Sicuramente, al suo ultimo respiro ha sentito la mano calda di Dio sulla pelle stellata della terra.