Lucia Ercoli dirige l’ambulatorio “Madre della misericordia” situato sotto il colonnato di San Pietro e fortemente voluto da Papa Francesco per offrire cure, medicinali e assistenza medica gratuita ai poveri di Roma.
«I bambini che vengono in ambulatorio li sento come se fossero tutti miei. E quando mi chiedono quanti figli ho… io penso duemila e passa…»
Il cuore di Lucia Ercoli, la dottoressa che dirige l’ambulatorio “Madre della misericordia” sotto il colonnato di San Pietro, è tutto per i più piccoli. Lo ha ribadito in un’intervista a Vittoria Prisciandaro su Credere e anche ospite nella trasmissione di TV2000 “Il diario di Papa Francesco” lo scorso anno ha parlato dei bambini, “i più poveri tra i poveri”:
(…) i bambini sono i più poveri tra i poveri, che non contano nulla, la loro voce non viene mai ascoltata, tutti se ne riempiono la bocca ma il bambino non conta, contano le decisioni degli adulti su di lui.
Una vita accanto ai più vulnerabili
Lucia Ercoli è moglie, mamma di tre figli adottivi (con diverse esperienze di affido familiare), responsabile sanitaria della onlus “Medicina solidale”, medico della Direzione di sanità e igiene del Vaticano e dirige l’ambulatorio che Papa Francesco ha fortemente voluto per offrire cure e assistenza medica gratuita ai poveri di Roma. Nei 3 giorni di apertura (martedì e giovedì pomeriggio, sabato mattina), in tantissimi si presentano all’ambulatorio, molti vengono dalla periferia della città, e incontrano dottori disponibili, pronti ad accoglierli, curarli, consolarli. Il lavoro è portato avanti da volontari medici specialisti e personale sanitario della Santa Sede, dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’associazione Medicina Solidale. Nella seconda puntata di “Cardine. Il WebDoc sulla Misericordia di Papa Francesco”, a cura di Vatican News, la Ercoli ha definito l’ambulatorio una profezia:
Siamo una comunità di medici che ha sentito il desiderio di mettere a servizio la propria professione nei confronti dei più vulnerabili perché viene messa in discussione la gratuità delle cure agli indigenti che la nostra Costituzione Italiana dovrebbe sancire. E infatti secondo me questo ambulatorio è un po’ una profezia, nel senso che la Chiesa fa sua questa istanza e addirittura la pone sulla tomba di Pietro.
Nuovi spazi e una farmacia interna
Agli inizi del 2019 l’ambulatorio ha avuto una sede nuova e più grande per poter farsi carico di più pazienti:
«In considerazione dell’aumento dell’utenza e della diversificazione dei bisogni di salute emersi, l’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, ci ha dato la disponibilità di nuovi spazi con tre postazioni per le visite, una farmacia interna e una sala di attesa, dove le persone possono stare riparate dalla intemperie» (Credere)
Con il camper nelle periferie
Da un anno è nato anche un ambulatorio per le donne, in particolare per quelle in gravidanza, un servizio di pediatria ed è stato avviato inoltre lo screening sulle patologie tumorali.
L’ambulatorio tre volte al mese si sposta in un camper per raggiungere le periferie della città:
«Cerchiamo di sottrarre la malattia alla principale vulnerabilità che è l’isolamento, la segregazione, l’emarginazione e la solitudine personale. Oramai le persone ci conoscono, le raggiungiamo e rifacciamo il punto sullo stato di salute e poi, se non ci sono cose che possiamo risolvere sul camper, diamo come riferimenti gli ambulatori del colonnato» (Ibidem).
Anche negli ospedale si è insinuata la cultura dello scarto
Ercoli, un cognome che calza a pennello ed esprime la forza di una donna coraggiosa, che spende la sua vita per curare gli ultimi, i più fragili, e per combattere la cultura dello scarto che si è insinuata purtroppo anche negli ospedali:
«Dopo la trasformazione aziendale degli ospedali si è persa l’idea dell’ospedale come luogo di ricovero e cura. Anche in ambiente sanitario si è creato una cultura dello scarto, per cui c’è un’attenzione alla patologia solo se rappresenta una sorta di guadagno. Per alcune persone, inoltre, ci sono impedimenti concreti all’icrizione al Sistema sanitario nazionale, che quindi perde quel carattere universale che aveva prima; e infine esistono degli impedimenti economici per chi deve scegliere se mangiare o curarsi. Oggi è messo in discussione l’articolo 32 della Costituzione italiana che garantisce gratuità delle cure ai vulnerabili» (Credere).
“La fonte di Ismaele”: l’ambulatorio dei bambini
Insieme al marito, anche lui medico, e al vescovo Paolo Lojudice ha dato vita a “La fonte di Ismaele”, un ambulatorio dedicato ai bambini, nella zona di Cinecittà. E racconta che proprio attraverso “Medicina solidale”, Dio si è manifestato potentemente nella sua vita in un momento in cui la sua fede si stava affievolendo:
«Vengo dall’esperienza degli oratori, per un periodo sono stata nel Rinnovamento dello Spirito. Quando ho pensato che l’esperienza di fede si stesse esaurendo è nata “Medicina solidale” e l’unica realtà che ci ha accolti è stata una chiesa, santa Maria Madre del Redentore, di cui era parroco proprio l’attuale vescovo Lojudice…» (Ibidem)
Una vocazione nata negli anni 90
Una vocazione quella di Lucia e suo marito nata negli anni 90 quando facevano servizio notturno di volontariato con la Caritas e cresciuta poi con i viaggi durante la guerra nei Balcani insieme a don Armando Nardini, loro parroco a San Giovanni Battista de’ Rossi:
«Andavamo sia dai cristiani che dai musulmani. Lì ci hanno parlato di un orfanotrofio in Bielorussia in condizioni criticissime. Siamo andati e da quel momento abbiamo spostato la nostra attenzione sui bambini vulnerabili, che è poi continuata con “Medicina solidale”. Negli ambulatori dislocati nelle periferie di Roma, infatti, vengono soprattutto donne e bambini».
«Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»
Lucia Ercoli incontra ogni giorno uomini e donne che soffrono, che hanno una malattia e ferite di ogni tipo, occupandosi di loro, curandoli, accoglie e onora Cristo. Il mondo vuole eliminare il dolore, ha detto la dottoressa nella già citata intervista a TV2000, ma è proprio lì che incontriamo Dio, la Vita Vera:
Il dolore dell’altro, la fragilità dell’altro richiama anche la nostra e ci scuote da una forma illusoria in cui la società tende a spingerci: va tutto bene, dobbiamo preoccuparci di soddisfare i nostri bisogni, il dolore dobbiamo lasciarlo da parte, fa male. Però questa è una grande illusione, perché il dolore fa parte della vita, è indissolubilmente legato alla vita, e non è detto che poi il dolore sia per la rovina della persona. Forse il dolore è l’unico modo in cui Dio ci viene a scuotere da questo torpore, da questo sonno, e ci porta verso la Vita.