Nell’arco di questi ultimi anni, l’addio al nubilato [che i francesi chiamano “sotterramento della vita da ragazza”, abbreviato per praticità nella sigla “EVJF”, N.d.T.] è diventato una tappa irrinunciabile del percorso di ogni promessa sposa. Se questa festa offre favolosi momenti di amicizia, di complicità e di gioia, la sua sistematizzazione e la sua esuberanza le conferiscono proporzioni che mancano talvolta di semplicità.
Come testimone, mi sento un po’ sotto pressione! Organizzare un addio al nubilato è una sfida importante. Bisogna che sia simpatico, divertente, personalizzato, ben ritmato, con delle attività fuori dall’ordinario. Vorrei che la sposa se ne ricordasse!
Così Caroline, trentenne agguerrita. È la terza volta che fa da testimone a un matrimonio. Quindi precisa nel tentativo di illustrare meglio il raggio della sfida:
Con tutti i mezzi che ci sono al giorno d’oggi, tra le compagnie low cost e AirBnB, si può partire per qualunque destinazione senza spendere troppo.
Una questione di budget
“Senza spendere troppo”, forse, ma tutto è relativo. La questione del budget è molto spesso un argomento che causa tensioni fra le organizzatrici. A forza di ampliare sempre più i programmi con una ridda di attività, dalla spa al corso di cucina a domicilio, passando per la serata in quella boutique all’ultima moda, si mettono talvolta da parte sobrietà e semplicità che, se ci sono, nulla tolgono alla gioia di stare insieme.
Tanto più che gli “eventi” attorno al matrimonio si moltiplicano: serata del fidanzamento, weekend coi testimoni, addio al celibato/nubilato, promessa in comune, matrimonio in chiesa… «Sommando tutte le spese di queste feste… il tutto viene a costare parecchio», esclama Virginie, professoressa in un liceo. Care gentili organizzatrici, non esitate a moderare la frenesia al rialzo in cui talvolta si cade, e fate trasparire in questa giornata o fine settimana ciò che per voi è davvero importante.
Una questione di priorità
Al di là dell’aspetto finanziario, un addio al nubilato solleva pure questioni di tempo e di priorità. Claire ha 28 anni, è sposata e madre di un bambino. I loro amici si sposano, anzi quest’estate la coppia ha non meno di cinque matrimoni previsti ai quattro angoli della Francia. Questo significa anche… cinque addii al celibato/nubilato – stavolta ai quattro angoli del mondo! «Mi sento intimamente strattonata», confida la giovane:
Non ho voglia di lasciare mio marito e mio figlio di 18 mesi, che nella settimana non vedo molto, per tutti i weekend del mese di maggio! E al contempo ho paura di essere pesante con le amiche, di perderle.
Un vero dilemma, che non dovrebbe neppure darsi, se la pressione esercitata sulle amiche non fosse forte. Organizzare un weekend meno lontano per permettere ad alcuni di venire una giornata su due soltanto, non è una soluzione accettabile?
Venti di dittatura
«Non puoi non venire!» «Te ne vorrà per sempre se non vieni!» e simili espressioni, lanciate nel nome di un’amicizia sacrosanta, ma che rivelano un indiscutibile autoritarismo. Claire confessa di essere stata contattata dal fidanzato della sua amica, che ha insistito perché andasse all’addio al nubilato della sposa. Perché una simile pressione? La giovane accenna un inizio di spiegazione: «Più gente c’è al tuo addio al nubilato, più si vede che sei una persona popolare». Un concetto che sembra aver superato i confini dei social per fare irruzione nella vita vera. Così come la pertinenza di un commento o la bellezza di una foto si misurano col numero dei like, il valore di una persona sembra misurarsi col numero di amici presenti all’addio al celibato/nubilato (o al matrimonio).
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Sposarsi senza questi riti, oggi, sembra quasi un sacrilegio… ma una sposa non sceglie i testimoni nella prospettiva della cerimonia religiosa, perché impegnino la loro parola non soltanto nello scambio dei consensi bensì anche sulla certezza che quel matrimonio è il fondamento di una casa cristiana? Il loro primo ruolo, dunque, non è organizzare un addio al celibato/nubilato al top, né di fare un discorso sensazionale. E allora, cari testimoni, siate semplici, e considerate la scelta della futura sposa come un segno di amicizia e una vera responsabilità, non come l’ingiunzione a organizzare una bomba di addio al nubilato.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]