Vi raccontiamo l’esperienza che organizza ogni settimana monsignor Lojudice insieme ad una ventina di volontari
«Ciao, come stai?». Rispondono grossi sorrisi spenti, abbracci, baci innocenti che tradiscono fiducia, occhi che si accendono. C’è un gruppo di uomini e donne che solca i marciapiedi di Roma sud facendosi notare nel buio della notte tra decine di prostitute.
Quella fra venerdì e sabato è stata un’altra di “quelle” notti, in viale Marconi e all’Eur. Tante, e da ricordare, sono scivolate dietro le spalle, tante ne seguiranno ancora, anche allargandosi sul territorio. Almeno questo è l’intento. Notte “dei miracoli”, con i falò, dove bruciano cassette della frutta, ad illuminare i volti delle ragazze coi corpi in vendita come merce da banco che si tengono per mano in cerchio e pregano Dio.
Con loro, ormai da un anno e mezzo, c’è Monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma sud, che va in strada con una trentina di volontari a parlare con le prostitute che si offrono agli angoli, scortate a vista. Perché “essere chiesa” è anche questo (Il Tempo, 6 marzo).
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Nel giorno di Bakita
Questa esperienza è iniziata con un appello a parroci e laici durante il Giubileo della Misericordia. «Nel giorno che ricorda santa Bakhita (8 febbraio ndr) – ricorda Lojudice – feci leggere nelle parrocchie una preghiera in cui auspicavo un’attenzione anche per queste ragazze. Abbiamo organizzato un corso di formazione, per sacerdoti e laici. Ne è venuto fuori un gruppetto al quale poi si sono aggiunte altre persone».
“Porto un pò di Vangelo…”
Cosa accade in queste notti? «Non si va lì a fare l’assistente sociale o lo psicologo. Porto un po’ di Vangelo, si prega, perché il Signore faccia qualcosa nel loro cuore. All’inizio i volontari dicevano: “Che facciamo? Cosa diciamo?”. Adesso sono scioltissimi. Prima passavano e cambiavano marciapiede, adesso le salutano dall’auto.
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“Lavorano per non morire di fame”
Il confronto con le prostitute ha mostrato che «bisogna aver chiara la drammaticità della situazione. Se non fanno questo lavoro tornano a morire di fame. Questo non giustifica ma il dato è oggettivo. Tutte vengono da zone della Romania dove si fa la fame».
Il vescovo dopo aver parlato e pregato con loro, le lascia sempre con un invito. «Quando volete vi aspettiamo». E’ lo slogan di una Chiesa in uscita concreta e che vuol cambiare in positivo la vita delle persone.
L’accoglienza
Il gruppo guidato da Lojudice sta pensando a «luoghi dove poter ospitare, anche per una notte, le ragazze che vogliono uscirne. Già una l’abbiamo aiutata assieme alla Giovanni XXIII. Altre quattro ci hanno chiesto di poter tornare a casa. Le abbiamo aiutate sia economicamente che per i documenti. Due ci hanno chiamato dicendo di stare meglio» (Avvenire, 3 febbraio).
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