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Niente cibo, solo birra: digiunare come un monaco del XVII secolo

birra dei monaci
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J.P. Mauro - pubblicato il 05/03/19
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Quella che sembra la sfida di una confraternita in realtà fa aumentare la concentrazioneLa Quaresima inizierà questa settimana, avviando un periodo di penitenza e riflessione spirituale durante il quale i cattolici di tutto il mondo si immergeranno in 40 giorni di astinenza e digiuno. Nella nostra epoca, alcuni dei lussi più comuni a cui rinunciare includono i social media, i dolci, i dispositivi elettronici e la caffeina. I più severi potrebbero decidere di mantenere l’astinenza dalla carne del venerdì per tutto il periodo. I monaci del XVII secolo, però, avevano un approccio molto più intransigente: una dieta liquida.

Nel Seicento, i monaci di San Francesco da Paola dal sud d’Italia si reinsediarono a Neudeck ob der Au, in Baviera. L’ordine, piuttosto rigoroso, richiedeva che i fratelli si astenessero da tutti i cibi solidi per tutti i 40 giorni della Quaresima, il che ovviamente faceva interrogare su come si potesse mantenere una nutrizione adeguata per tutto quel periodo. Rivolgendosi a quello che conoscevano, conclusero che la birra, o il “pane liquido”, come lo chiamavano, potesse sostenerli.

I monaci producevano una birra speciale, insolitamente forte, che offriva alti livelli di carboidrati e nutrienti per sconfiggere la malnutrizione. Questa birra divenne alla fine il prodotto originale della birreria Paulaner, fondata nel 1634, con il nome “Salvator”, prendendo il nome da “Sankt Vater”, che secondo la CNA potrebbe essere tradotta come “birra del Santo Padre”.

Vine Pair spiega che i monaci, orgogliosi del loro lavoro, iniziarono a preoccuparsi del fatto che la birra fosse troppo buona per essere considerata un sacrificio quaresimale. Sperando in un’indicazione definitiva, cercarono la guida di Roma e inviarono un barile del loro prodotto migliore al Papa, che avrebbe stabilito se la birra era appropriata al digiuno.

Durante il lungo viaggio dalla Baviera a Roma, la birra si guastò. Quando il Papa la assaggiò, la trovò così sgradevole che ritenne che consumarla fosse “un sacrificio in sé”. Diede quindi il via libera ai monaci, che si godettero la loro Quaresima liquida con la coscienza pulita.

Oggi la Paulaner serve 70 Paesi ed è una delle principali birrerie alla Oktoberfest di Monaco. La “Salvator” è distribuita e apprezzata in tutto il mondo, ma molti non conoscono le sue origini “penitenziali”.

Nel 2011 J. Wilson, un cristiano che lavorava in un giornale di contea dell’Iowa (Stati Uniti), ha sentito questa storia e ha voluto ricreare il digiuno dei monaci. Si è quindi affiliato a una birreria locale che ha creato una birra simile alla “Salvator”, che ha consumato come unico alimento per tutti i 46 giorni della Quaresima e della Settimana Santa.

Per tutelare la sua salute, Wilson si sottoponeva a controlli settimanali con il suo medico, e alla fine ha anche ottenuto il permesso dai suoi datori di lavoro per bere in orario lavorativo (all’ora di pranzo), consumando quattro birre nel corso di una giornata lavorativa e cinque il sabato e la domenica. Wilson ha descritto la sua esperienza come trasformatrice.

Sul suo blog sulla CNN, Wilson definisce il corpo umano una “macchina straordinaria”, notando che anche se possiamo riempirlo con cibo-spazzatura e trascurarlo nel letargo, può ancora “scalare montagne, correre maratone e sì, funzionare senza cibo per lunghi periodi di tempo”.

Wilson ha descritto i primi giorni come i più difficili, caratterizzati da una fame acuta, ma col tempo ha notato un cambiamento:

“Poi il mio corpo ha cambiato marcia, ha sostituito la fame con la concentrazione, e mi sono ritrovato a operare in un tunnel di chiarezza in una situazione del tutto diversa da quello che avevo sperimentato fino a quel momento”. Alla fine ha perso più di 11 chili nel corso della Quaresima, ma ha imparato a praticare “l’autodisciplina”.

Mentre Wilson scriveva del suo digiuno, ha ricevuto numerose richieste di interviste da parte di media di tutto il Paese, ma ha resistito alla richiesta di rispondere concentrando la sua nuova e intensa concentrazione sulla sua fede e sul motivo del digiuno. Parlando di quest’ultimo, ha detto che la parte più difficile è stata astenersi dai media.

Alla fine della Quaresima, Wilson ha concluso che il fatto che i monaci digiunassero a base di birra era “non solo possibile, ma probabile”.

“Mi ha lasciato con l’idea che i monaci devono essere stati profondamente consapevoli della loro umanità e delle loro imperfezioni. Per concentrarsi nuovamente su Dio, hanno intrapreso questa pratica annuale non solo per sopportare il sacrificio, ma anche per sottolineare e riscoprire le proprie mancanze nello sforzo di perfezionarsi continuamente”.

Ai cattolici non è ovviamente richiesto di rinunciare a tutti i cibi solidi per la Quaresima, ma siamo tutti chiamati a fare penitenza in questo periodo per emulare il digiuno di Cristo di 40 giorni nel deserto. Se in salute, gli adulti tra i 18 e i 59 anni devono digiunare il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, e sono incoraggiati a continuare il digiuno del Venerdì Santo il Sabato Santo fino alla Veglia di Pasqua. Un digiuno adeguato è considerato consumare un pasto completo e due pasti più piccoli, che presi insieme non equivalgono a un pasto completo.

Nella sua lettera pastorale sul digiuno del 1966, la USCCB ha scritto:

“Nessun cristiano cattolico si scuserà alla leggera da un obbligo così consacrato il mercoledì che apre solennemente il periodo quaresimale e il venerdì chiamato ‘santo’ perché quel giorno Cristo ha sofferto nella sua carne ed è morto per i nostri peccati”.

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