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Che cosa devo fare per essere felice?

GIRL
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/03/19
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Non basta seguire delle regole per essere felici. Bisogna avere la libertà di rischiare tutto per qualcosa che si riconosce come vero. Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». (Mc 10,17-27)

Il giovane ricco è diventato tristemente famoso nell’immaginario comune perché la sua è una storia di fallimento educativo. Una di quella storie che non vorremmo leggere nel vangelo perché hanno un finale che ci turba. Ma il vangelo non censura queste storie perché la nostra vita a volte è fatta di storie così. Prima però di saltare alla conclusione forse faremmo bene a salvare alcune cose che ci danno una lezione immensa. La prima è la domanda di questo ragazzo: «Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Potremmo tradurre così questa richiesta: “Che cosa devo fare per essere felice?”. Il solo fatto che questo ragazzo arrivi a farsi questa domanda ha già del miracoloso. Viviamo infatti in tempi in cui abbiamo smesso di avere chiara questa domanda. Abbiamo scambiato la felicità per un semplice stare bene senza problemi, o un accontentarsi a basso prezzo. Ma essere felici è una faccenda seria che attraversa ogni frammento della nostra esistenza. Gesù prende sul serio questa richiesta e ricorda a quel giovane che c’è qualcosa che può fare lui, qualcosa alla sua portata: “Tu sai i comandamenti: “Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre””. In maniera semplice Gesù gli sta dicendo che deve imparare ad assumersi la fatica di imparare a fare il bene possibile che può fare con le sue piccole scelte quotidiane. Chi non è disposto ad assumersi la fatica delle piccole scelte di ogni giorno, non può nemmeno domandare una felicità che abbia a che fare con tutta la vita. Ma è qui che tutta la narrazione assume una svolta inaspettata perché in maniera spiazzante anche per Gesù egli dice di fare questo da sempre, ma si è accorto che ciò non basta per essere felici. Cioè non basta seguire delle regole per essere felici. Infatti ciò che gli manca è la libertà di rischiare tutto per qualcosa che riconosce come vero. La paura di rischiare e di perdere lo fa tornare a casa triste. (Mc 10,17-27)

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