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Dire sì alla vita: ecco il vero progresso! Per almeno 10 motivi

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Cor XIII - pubblicato il 28/02/19
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Per difendere la vita in modo coerente e convincente occorre formarsi e conoscere. Ecco allora 10 delle tesi più usate a favore dell’aborto e le 10 (e più) risposte da dare per dimostrare che scegliere la vita è sempre vincente.di Sara Manzardo

Il vero atto rivoluzionario, oggi, è scegliere la vita là dove il mondo ti spingerebbe a gettare la spugna. Eppure noi cristiani, che dovremmo essere i portatori di un messaggio di vita e di una saggezza evangelica sconvolgente, molto spesso restiamo timidamente intimoriti dalle tesi di una società che vede il piccolo e il fragile come un peso, e che di fronte alla solitudine di una madre in attesa propone come soluzione l’aborto.

Oggi tocca a noi giovani dimostrare che il vero progresso è quello che sceglie la vita e la difende, con il buonsenso e l’intelligenza di chi non combatte per ideologia o per partito preso, ma perché la sua ragione e il suo studio approfondito confermano i valori in cui crede. Per difendere la vita in modo coerente e convincente, però, occorre formarsi e conoscere.



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Ecco allora 10 delle tesi più usate a favore dell’aborto e le 10 (e più) risposte da dare per dimostrare che scegliere la vita è sempre vincente:

 

1. “Fino al terzo mese non è vita”. L’idea di difendere qualcosa che nell’immaginario collettivo è un grumo di cellule privo di vita, e quindi non cosciente e incapace di sentire dolore e provare sentimenti, appare a molti insensata. Eppure è vero il contrario: il bambino che porti in grembo – dall’istante del concepimento, e non da un determinato momento della gravidanza – è un essere vivente diverso da te. Già nella primissima fase embrionale la nuova creatura invia messaggi all’organismo materno, si fa riconoscere come essere vivente autonomo proprio per non farsi espellere, ma al contrario per farsi proteggere e nutrire fino alla nascita. Dal recente studio della Rockefeller University di New York e dell’Università di Cambridge, risulta che l’embrione è da subito capace di auto-organizzarsi autonomamente anche in assenza di segnali esterni. Questo significa che è vita sin dal concepimento, momento in cui inizia il dialogo materno-embrionale e in cui, secondo la scienza, inizia ufficialmente il ciclo vitale della persona.


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2. “Per avere un figlio servono i soldi”. Moltissime donne si ritrovano da sole di fronte a una gravidanza inaspettata, non sanno come mantenere il figlio o come garantirgli un’infanzia dignitosa. Sono motivazioni che preoccuperebbero ogni persona responsabile, ma che non dovrebbero impedire a una madre di poter comunque accogliere la vita che porta in sé. Il benessere economico è importante, ma non vale la vita di un bambino che chiede solo protezione e amore. La soluzione al problema, sempre più diffuso, esiste: associazioni, Cav, parrocchie, vicini di casa pronti a dare una mano… Nessuna madre merita di essere lasciata sola e di vedersi costretta a rinunciare a suo figlio per motivi economici.

 

3. “Questa gravidanza è stata un errore”. Le cosiddette gravidanze indesiderate sono per lo più dovute a “incidenti di percorso”, calcoli sbagliati, metodi di contraccezione non efficaci. Se anche il concepimento è stato un “errore”, se anche non è stato desiderato o atteso, il frutto che ne è nato non si sta sviluppando e non sta crescendo come un errore. Dai primissimi istanti della sua vita intrauterina, il bambino si forma in modo perfetto e strabiliante, senza alcun aiuto esterno. Rimediare ad un errore di percorso eliminando la creatura che miracolosamente ha già preso posto in te, è l’unico vero grande errore che puoi fare.

 

4. “Un bambino è un ostacolo alla carriera”. È vero che una gravidanza cambia le priorità, perché ti costringe a rivedere progetti e piani in diversi ambiti della tua vita. Un ricalcolo delle priorità, però, non è per forza un ostacolo alla propria felicità e alla propria realizzazione: oggigiorno sempre più madri riescono ad avere successo nel lavoro e a seguire i propri interessi. Se tutti i datori di lavoro conoscessero la ricchezza che può portare una madre in un’azienda, in termini di capacità organizzative, team building, intraprendenza e umanità, la crisi economica verrebbe sconfitta nel giro di pochi anni.

 

5. “Non posso tenere un bambino che non è frutto di amore”. Una delle tesi a favore dell’aborto riguarda le gravidanze che seguono violenze o semplicemente storie finite nel rancore e nella menzogna. Il dolore che può esserci non deve essere banalizzato, perché reale, ma allo stesso tempo è vero anche che un figlio non è il promemoria di uno sbaglio o di una violenza subita. Uccidere un innocente non può in alcun modo essere considerata una valida terapia, perché provoca inevitabilmente un dolore uguale o più grande, mentre può esserlo difendere la vita che è nata da un atto di violenza, tenendola con sé o comunque dando il bambino in adozione dopo la nascita. In questo modo non si aggiunge dolore al dolore, ma si fa fiorire la vita là dove sembrava esserci stato solo dolore e sofferenza.


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6. “Se è malato o disabile, soffrirà”. La sofferenza, la malattia e la morte non appartengono esclusivamente a chi nasce con disabilità o malattie, ma fanno parte della vita di ciascuno. Di fronte a una gravidanza difficile, è importante che vengano richiesti e offerti tutti gli aiuti necessari e il sostegno concreto per alleviare la fatica e le difficoltà che probabilmente non mancheranno.Ma prima di rinunciare a far nascere una creatura perché potrebbe non avere una vita “normale”, pensaci: se scegli di abortire, non vedrà mai la luce e si accorgerà in quell’istante, in cui sarà cosciente, di non essere desiderato e amato; se scegli la vita rischia di nascere e di soffrire o di vivere poco tempo. Ma rischia anche di essere amato e di amare, di sentirsi accolto e difeso, di guardarti negli occhi e gustarsi il tuo abbraccio ogni volta che ne sentirà il bisogno.

 

7. “Un figlio richiede troppi sacrifici”. È vero, richiede sacrifici. Ma forse abbiamo una concezione negativa di questo termine, che letteralmente significa “rendere sacro”. Nessuno può negare che l’arrivo di un figlio porti con sé la richiesta di maggiori attenzioni, di piccole e grandi rinunce, di una fatica extra. Ma questo è ciò che chiunque accetta quando si pone una meta da raggiungere, in ambito lavorativo, sportivo, scolastico… la differenza tra “privazione” e “sacrificio” sta proprio nella motivazione per cui decidi di ricalcolare il tuo stile di vita e le tue comodità. Se questa motivazione è una creatura che avrà il tuo sorriso, il gioco vale la candela.



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8. “Non ha senso fare figli se per loro non c’è futuro”. Viviamo in un’epoca difficile per molti aspetti, ma non si può negare che, rispetto ad altri momenti storici, questo sia caratterizzato da un relativo benessere e da una certa stabilità. Molte volte si sente dire che mettere al mondo un figlio è un atto di egoismo, perché verrà condannato a fatiche, a possibili future guerre, all’inquinamento e chi più ne ha più ne metta. Eppure, scegliere la vita significa scegliere una speranza concreta per questo mondo, donare un’opportunità nuova e unica per far sì che l’umanità non muoia, ma cresca in amore, in responsabilità, in cooperazione, in relazione.

 

9. “Tenere o non tenere il bambino è una scelta della donna”. Una delle tesi a favore dell’aborto sostiene che questo riguardi solamente la donna, che liberamente può scegliere di eliminare il frutto del concepimento senza avere conseguenze particolari. La verità è che in una gravidanza sono coinvolte sempre almeno due persone, in stretta relazione e incredibilmente interdipendenti. Al di là della sindrome postaborto e della depressione che esso causa nella madre, di cui già si conosce qualcosa, secondo uno studio dell’Arizona State University dal momento del concepimento alla nascita alcune cellule del feto passano dalla placenta al sangue materno, arrivando nei tessuti e fino al cervello, stabilendosi lì fino addirittura ai 38 anni successivi e condizionando la relazione e l’attaccamento madre-figlio per tutta la vita. Il legame che si crea tra madre e figlio, quindi, non è solo psicologico ma anche estremamente fisico e permanente, anche nel caso in cui la gravidanza non venga subito accettata e accolta.


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10. “Non mi sento pronta per essere madre”. Questo è l’ultimo ostacolo, ed è quello che accomuna forse tutte le madri di questa terra. Anche se hai da sempre desiderato un figlio, arriva il momento in cui il test di gravidanza ti scuote e ti comunica che c’è già qualcuno che si fa spazio dentro di te, e allora non sai bene se essere più felice o più preoccupata. Quel senso di insicurezza e di inadeguatezza che nasce è del tutto normale, ma non deve travolgerti. Ci saranno nove mesi di tempo in cui giorno dopo giorno, in un modo incredibile, il tuo corpo si preparerà, ti manderà segnali, ti insegnerà le cose giuste da fare. Ci saranno nove mesi in cui curiosamente incontrerai persone che ti arriveranno con dei vestitini usati o con le informazioni che cercavi. Nove mesi in cui piano piano conoscerai tuo figlio, sentendolo scalciare, fare le capriole, anche quando tutti intorno a te vedranno solamente una pancia che cresce. Fidati di te stessa, della tua forza e della tua intuizione: se scegli la vita, la vita sarà abbondante e piena. Avrà gli occhi del tuo stesso colore e ripagherà ogni piccola paura e ogni piccola insicurezza che potrai avere.

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