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Le notti di Bergoglio a Cordoba tra preghiera e compagnia ai malati gravi

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/02/19
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Ci sono molti aneddoti sulla vita di Papa Francesco che non conosciamo. Ma che spiegano bene il perchè di molte sue azioni

Sono gli anni in cui Padre Jorge Bergoglio è per la seconda volta a Corboda, con l’incarico di direttore spirituale e confessore della chiesa della Compagnia di Gesù.

Anni poco noti ma che tolgono il velo sul modo di agire e di pensare dell’attuale pontefice.

Tra il 1990 e il 1992 Bergoglio trascorre un periodo della sua vita incardinato su tre parole chiave: confessione, malati, preghiera. Javier Cámara e Sebastián Pfaffen lo svelano in Gli anni oscuri di Bergoglio” (Ancora editrice).

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Le lunghe confessioni

Padre Jorge aveva una routine quotidiana molto precisa. Trascorreva ore ed ore nel confessionale, instancabile. Riceveva decine di persone al giorno.

La sera, quando finiva l’orario in cui doveva essere disponibile per le confessioni, tornava ad essere attento alle necessità di chi conviveva con lui, ma senza fare rumore.



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La cena

Rientrava alla Residencia Mayor, dove tra le 20:30 e le 21:00 veniva servita la cena, ancora più frugale del pranzo. Infatti quasi tutti i giorni il menù consisteva nel cibo riscaldato che veniva preparato a mezzogiorno. I padri e fratelli gesuiti si servivano da soli e mangiavano.

La compagnia ai malati

Terminata la cena, Bergoglio poteva intrattenersi a parlare con qualche membro della comunità, oppure leggeva il giornale o qualche libro in sala lettura. O ancora faceva una rapida visita ai malati della casa per chiedere loro se avessero bisogno di qualcosa. Li lasciava con un sorriso o con messaggi di consolazione, ma non sempre accadeva questo. Perché alcune volte rimaneva tutta la notte a fare compagnia ai più malati. Un modo concreto di stargli accanto qualora avessero avuto bisogno. Si addormentava al loro fianco, pronto a svegliarsi ed eventualmente intervenire per aiutarli. Ma prima di prendere sonno era obbligatoria la preghiera.


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Prima di dormire

Bergoglio riservava sempre gli ultimi quaranta o cinquanta minuti della giornata per l’esame di coscienza, per l’ultima preghiera del Breviario e per la meditazione, che permette all’anima di entrare nel cuore di Dio. Il Papa ha detto in varie occasioni che molte volte terminava la sua giornata alle 22:00, pregando e addormentandosi “pensando a Dio”. Così finiva la sua routine quotidiana a Córdoba.

Il risveglio

Questa routine consentiva che, col rumore o nel silenzio; con il freddo o con il caldo, padre Jorge si alzasse sempre tra le 04:30 e le 04:45, come fa oggi da Papa. «Sono stato sempre molto preciso nella mia routine – ha detto recentemente il Papa argentino – specialmente nell’ora della sveglia e di andare a dormire, perché questo mi aiuta. E mi alzo presto, perché sono più mattutino che notturno: penso e scrivo meglio durante la mattina».


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Povero di spirito

Uno stile di vita che meraviglia? Certo che no. Bergoglio ha sempre cercato di vivere austeramente, senza molti averi, come un povero. E nel suo cammino religioso, nel silenzio, ha cercato di adottare quella che per lui è la grande virtù evangelica: la povertà spirituale, essenziale nella vita di san Francesco d’Assisi, dal quale ha preso il nome l’attuale pontefice.

Essere povero di spirito non significa – come suona – avere uno spirito angusto. Il concetto non fa riferimento alla spiritualità ma alla povertà. Essere povero di spirito significa assumere la povertà dallo spirito, come una vera grazia di Dio, non essere attaccato alle cose materiali, alle ricchezze o ai tesori umani che possono essere grandi o piccoli, ma alla fine schiavizzanti.



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