L’assurda vicenda di Eric, 32 anni ghanese, morto di leucemia a Rosarno. Il parroco: se ci autorizzano lo seppelliamo nella cappella della parrocchia
Eric aveva 32 anni. Era un immigrato ghanese con permesso di soggiorno umanitario, che viveva da dodici anni a Rosarno, da sette nella baraccopoli di San Ferdinando, a poche centinaia di metri dall’enorme inceneritore di Gioia Tauro. La sua storia la racconta Avvenire (25 febbraio).
Lavorava come bracciante nei campi della Piana, a raccogliere agrumi e kiwi. Piccoli contratti, ma importanti per lui, che inviava i soldi alla giovane moglie rimasta in Ghana. Ha lavorato tanto, fino a quattro mesi fa quando sono comparsi i primi sintomi della malattia.
La casetta
Solo allora era riuscito a trovare una casetta, poco più di una catapecchia, non lontano dalla baraccopoli. «Abbiamo cercato una casa in affitto per lui ma nessuno ce l’ha data», denuncia sempre ad Avvenire don Roberto Meduri, parroco di Sant’Antonio in contrada ‘Il bosco’ di Rosarno, da tanti anni al fianco dei migranti.
Preghiere in baracca
Eric, anche se di fede cristiana avventista, frequentava la parrocchia locale. «Veniva spesso – dice ancora don Roberto – e altre volte lui e i suoi amici mi hanno invitato a pregare con loro nella baracca che utilizzavano come luogo di culto».
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La sepoltura
Ora il suo corpo attende una degna sepoltura. E tanti hanno aperto il loro cuore. Non le istituzioni. Un negoziante ha regalato un abito, la ditta di onoranze funebri ha fatto un forte sconto per bara e trasporto. Ma ancora non si sa quando potrà essere sepolto.
L’ultimo e amaro capitolo della sua breve vita da sfruttato, emarginato, scartato. «Se ci autorizzeranno lo seppelliremo nella cappella della parrocchia, dove già ci sono altri immigrati», dice don Roberto. Ancora una volta è solo la Chiesa ad aprire le sue porte.
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