La mamma è sempre la mamma e anche la suocera è una benedizione, ma… tra moglie e marito non mettere il dito!Premesso che la mamma è sempre la mamma (diciamo la verità, come stira lei le camicie o come prepara lei il ragù della domenica nessuno mai!) e che anche la suocera è una benedizione perché non ci nega mai un aiuto, vorrei puntare l’attenzione su un detto popolare che a casa mia, per mantenere il delicato equilibrio familiare, risulta sacrosanto: tra moglie e marito non mettere il dito!
Del resto si sa, le mamme/suocere non possono far a meno di impicciarsi e consigliare, a maggior ragione quando c’è un frugoletto di mezzo da spupazzare, diventando anche delle grandi esperte (perché l’attacchi sempre al seno, non tenerlo sempre in braccio sennò lo vizi…). Insomma, la giovane sposina deve barcamenarsi tra una madre che risulta particolarmente invadente, perché essendo la madre, crede di poterlo fare, e una suocera per cui il figlio trentenne rimarrà sempre il proprio bambino affidato a una giovane che non sempre si mostra in grado di prendersi cura di lui nel migliore dei modi e che quindi va consigliata.
Ecco allora due semplici consigli per permettere alla coppia di vivere serenamente la propria vita familiare e, al contempo, di mantenere un delicato equilibrio con le rispettive madri.
1. Mai dare le chiavi di casa alla mamma o alla suocera.
Se proprio non riuscite perché avere una chiave di scorta fa sempre comodo, siate almeno irremovibili. Non si entra in casa degli sposi senza prima suonare il campanello e aspettare che vi venga aperto. I muri e le porte sono fatti apposta, sono una delimitazione che stanno ad indicare che li dentro vigono regole, modi di fare e pensare diversi da quelli di un’altra casa. Oltre quella soglia inizia l’intimità e la privacy di una famiglia che non va violata. Vi siete mai chieste come può sentirsi vostro marito nel veder entrare e uscire con tanta nonchalance vostra madre mentre lui sta sdraiato sul divano in boxer e vorrebbe solo un pò di relax dentro casa propria? (Il discorso vale anche al contrario ed è allargato anche a fratelli e sorelle). Casa vostra deve esser sempre aperta ai genitori e fratelli ma un conto è che siate voi ad invitarli un conto è il continuo viavai di un porto di mare. No allora a quelle tipiche scene alla Don Matteo dove il maresciallo Cecchini entra ed esce a piacimento dalla casa del Capitano Tommasi solo perché è il genero… il vostro rapporto di coppia ringrazierà.
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2. Tagliate quel cordone ombelicale!
Questo è un vero e proprio appello ai mariti (che più delle donne sono affetti da questa patologia): fidatevi di vostra moglie, lasciatela sbagliare senza star sempre a recriminare. Non pretendete da lei che vi prepari le lasagne come ve le cucinava la mamma o sia disposta a raccogliere i vostri calzini sparsi per tutta casa perché non vi è stato insegnato a riporre la biancheria sporca nell’apposito cesto. È vostra moglie, non la vostra serva. Con lei dovete instaurare un rapporto paritario, condividere gioie ma anche difficoltà, lavori domestici, accudimento dei figli. E vi prego, non la svilite con l’impronunciabile frase “mia mamma avrebbe fatto così”. Ecco, appunto, non è vostra madre. È la donna che avete scelto di sposare, che dovete amare e difendere e di cui prendere le parti. No allora a quelle scene in cui il marito rimprovera la moglie e prende le difese della madre davanti alla propria sposa. Piuttosto affrontate la questione in un secondo momento e in privato.
Purtroppo troppi matrimoni falliscono per questi motivi, per un’eccessiva intromissione delle madri/suocere. Ma la colpa non è loro che agiscono così perché ci amano, ma nostra che non riusciamo a fidarci dell’uomo/donna che abbiamo accanto e rimaniamo ancorati alla famiglia di origine dimenticandoci invece che col matrimonio “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”. Amiamoli allora questi genitori, anche quando dobbiamo sopportarli, facciamoci aiutare da loro, ma prima di tutto amiamo nostro marito e i nostri figli perché sono loro che ci sono stati affidati da Dio, di cui dobbiamo prenderci cura e dovremo un giorno rendere conto.
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