Ci stava lavorando in gran segreto da dicembre, insieme al suo omologo arabo. E’ di origini messinese, ama il calcio giovanile e le vespe
Ha una passione per la vespa e per il calcio. Da 35 anni allena le squadre di giovani calciatori e si è sempre distinto per la sua professionalità. Ma c’è una cosa che lo distingue dal resto dal mondo.
Antonino Enea, origini messinesi, è, infatti, il calligrafo del Papa. E’ stato l’autore manuale dello storico documento sulla fratellanza sottoscritto tra Papa Francesco e l’imam al Azhar ad Abu Dhabi.
Il retroscena sul documento
Un testo lungo e impegnativo: Antonino ci stava lavorando in gran segreto dal mese di dicembre 2018. «Questo documento molto elegante, che è stato volutamente scritto in italiano, per me è un avvenimento speciale – dice alla Gazzetta del Sud (12 febbraio) – Devo dire che mentre umilmente scrivevo questa dichiarazione segreta e si lavorava in sinergia con il calligrafo arabo, pregustavo il momento che si è visto. Le tre copie sono andate nelle varie rappresentanze: l’ Università di Al Azhar, il principe degli Emirati Arabi, e il Vaticano. Quindi di fatto in tutto erano sei, tre in arabo e tre in italiano».
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Da Santa Eustochia ad Assisi
Antonino evidenzia che l’80 per cento dei documenti papali è scritto a mano. «Quando il Papa è andato a Myanmar per il suo viaggio apostolico il dono che è stato offerto alla massima autorità locale l’ho preparato io. La stesura delle beatificazioni ha dato molte soddisfazioni, come quella della nostra Santa Eustochia. E non solo. Ad esempio qualche anno fa mi sono ritrovato ad Assisi e tra i souvenir c’era la copia del documento, che tecnicamente è un breve apostolico, dove veniva riconosciuto San Francesco patrono degli animali. Insomma, qualcosa resa graficamente bene da me riprodotta in tante copie».
Tre papi
Il calligrafo, figlio di emigranti siciliani, ha vinto un concorso alla fine degli anni ’70 ed è stato assunto dal Vaticano. Aveva una propensione per l’arte, poiché ha frequentato il liceo artistico e poi l’Accademia delle Belle Arti, ma mai si sarebbe aspettato di essere il vincitore di quell’incarico.
Ora sono trascorsi quasi quarant’ anni da quel giugno del 1979 e Antonino, nominato “Cavaliere della Repubblica” nel 2007 ha visto passare ben tre pontificati: «Sono arrivato con Giovanni Paolo II e posso dire che davvero il primo giorno di lavoro mi sono ritrovato ad essere sbattuto in un ufficio del palazzo apostolico dove ci sono parecchie suggestioni, soprattutto con gli affreschi di Raffaello, e solo appena mi sono affacciato ho capito che lavoravo di fronte Piazza San Pietro. Ero emozionato perché sapevo che questo mestiere si tramandava di padre in figlio».
I sigilli
Uno dei momenti più emozionanti della sua vita resterà sempre il momento in cui ha annullato per ben due volte i sigilli che cambiano ad ogni successione papale: «I nuovi accompagnano sempre i documenti e devo dire che l’ abolizione di quello che ha accompagnato Papa Ratzinger mi ha lasciato un velo di malinconia. Ho avuto tra le mani il suo anello e l’ho dovuto rigare come la prassi richiede».
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