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È lontano da casa, solo, sfinito ma non ha perso la speranza

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Chiara Bertoglio - pubblicato il 07/02/19
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Viaggia sul mio treno e quando si addormenta sbircio il libro che sta leggendo. In un Paese che parla una lingua diversa dalla sua, sta studiandone un’altra ancora: il tedesco. Auguri, fratello africano. Viel Glück!È africano. Sembra molto anziano, ma più che altro ha il volto patito e scavato. Forse non ha più di cinquant’anni, ma ha un’aria di prostrazione e sfinimento che mette tanta compassione. Viaggia sul mio treno, un regionale di quelli da viaggio della speranza, che sai quando partono (forse) ma non quando arrivano.

Si è addormentato, e, nel sonno, ha quell’aria di tenerezza e innocenza infantile che tanti adulti riprendono quando abbandonano il controllo della veglia. Risalta ancora di più, in questo atteggiamento da bambino, l’aspetto vecchio e affaticato dell’uomo.
In grembo, un libro aperto. Mi cade l’occhio.

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Quando è crollato, cullato dal treno e preso dalla stanchezza, l’uomo stava studiando tedesco. “Lingue e Paesi”, recita il titolo del capitolo che stava affrontando, in cui, come spesso accade nei libri per lo studio delle lingue, un argomento di interesse generale è utilizzato per spiegare temi grammaticali o sintattici.



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Lingue e Paesi. Un uomo sfinito, lontano da casa, sicuramente non più giovane. In un Paese che parla una lingua diversa dalla sua, sta studiandone un’altra ancora: il tedesco, lingua bellissima ma difficile, portatrice di una cultura ricchissima ma tanto diversa dalla sua.

Lingue e Paesi. Confini e barriere che delimitano entrambi, che segnano un dentro e un fuori, l’appartenenza o il rifiuto di una società ed un mondo.
Un uomo, con la sua solitudine e la sua stanchezza, la speranza di mettersi in gioco in un nuovo Paese, in cui è d’obblogo padroneggiare la lingua – se no sei “fuori”.

Mi torna in mente la prima delle Scene infantili di Schumann, il cui titolo – tedesco..! -, “Von fremden Ländern und Menschen”, può tradursi “Di Paesi e persone straniere”. Una musica dolce, narrativa, fiabesca, in cui la lontananza e l’estraneità divengono fascino e incantamento agli occhi di un Bambino. Vorrei che quest’uomo potesse ricevere, nel suo atteggiamento di bambino stanco (che mi ricorda un’altra delle Scene infantili, la n. 12…), la carezza musicale di un artista tedesco pieno di sensibilità e tenerezza come Schumann.



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Uno squarcio nell’esistenza di un essere umano, accanto a me sul treno, con una vita tanto diversa dalla mia. Auguri, fratello africano. Viel Glück!

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