L’economia italiana è ufficialmente in recessione / Fa meglio la Spagna
L’economia italiana è in recessione. Lo rivelano le stime preliminari diffuse giovedì 31 gennaio dall’Istituto Nazionale di Statistica. Secondo l’ISTAT, nel quarto ed ultimo trimestre del 2018, l’economia del Bel Paese ha fatto registrare infatti una contrazione dello 0,2%. Si tratta non solo di un risultato «addirittura peggiore delle stime della vigilia», come spiega La Stampa, ma anche del secondo calo dopo quello del periodo luglio-settembre, quando il Prodotto Interno Lordo (PIL) era sceso dello 0,1%. Il calo del PIL negli ultimi tre mesi del 2018 è il peggior valore trimestrale degli ultimi cinque anni, in concreto dal quarto trimestre 2013, quando il PIL fece segnalare sempre un -0,2%.
Anche l’equivalente spagnolo dell’ISTAT, cioè l’INE, ha diffuso giovedì 31 gennaio gli ultimi dati dell’andamento dell’economia. Dalle statistiche dell’INE emerge che l’economia spagnola è cresciuta nel corso del quarto trimestre del 2018 dello 0,7%, cioè lo 0,1% in più rispetto alla crescita registrata nei tre trimestri precedenti. Per quanto riguarda l’andamento su base annua, l’economia della Spagna è cresciuta nel 2018 dello 2,5%, un valore «in linea con le previsioni di organismi come la Banca di Spagna o il Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma un decimo in meno rispetto alle stime del Governo del 2,6%», così osserva El Mundo. Il tasso di crescita annuale del 2,5% è quello più basso dal 2014.
INSTEX: il canale di pagamento europeo per il commercio con l’Iran
Tre grandi economie europee, ossia Francia, Germania e Regno Unito, hanno lanciato giovedì 31 gennaio un canale di pagamento o «Special Purpose Vehicle» (SPV) con l’Iran, che mira a facilitare le transazioni commerciali con la Repubblica Islamica, così riferisce la Deutsche Welle. Il canale, che si chiama INSTEX (l’acronimo inglese sta per «Instrument In Support Of Trade Exchanges»), avrà sede a Parigi e come manager il tedesco Per Fischer, che viene dalla Commerzbank, mentre il Regno Unito sarà a capo del consiglio di vigilanza, così spiega l’emittente tedesca. Il canale INSTEX servirà in un primo momento per vendere cibo, medicine e dispositivi medici in Iran, «tuttavia, sarà possibile espanderlo in futuro», continua la DW.
«Lo strumento lanciato oggi offrirà agli operatori economici il quadro necessario per condurre commerci legittimi con l’Iran», così ha dichiarato l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, citata dal sito RAI News. In una nota, il Dipartimento di Stato americano ha detto che l’iniziativa dei tre Paesi membri del «Gruppo 5 + 1» dell’accordo sul nucleare con Teheran (2015), «non inciderà in alcun modo sulla nostra campagna di massima pressione economica» contro Teheran. Sarà solo una coincidenza, ma venerdì 1° febbraio ricorre il 40° anniversario del ritorno dell’ayatollah Khomeiny in Iran dopo il suo esilio in Francia (1902-1989); all’evento, riguardante l’uomo ritenuto il fondatore della Repubblica Islamica, dedica un articolo il quotidiano Le Temps.
Venezuela: il Parlamento Europeo riconosce Guaidó
Il Parlamento Europeo ha approvato giovedì 31 gennaio, con 439 voti a 104 e 88 astensioni, la risoluzione non vincolante con la quale «scarica» Nicolás Maduro e riconosce come legittimo presidente «ad interim» del Venezuela l’attuale presidente dell’Assemblea Nazionale del Paese sudamericano, Juan Guaidó. Come rivela un comunicato stampa, il testo adottato dal parlamento esorta inoltre l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e i singoli Stati membri a schierarsi al fianco di Guaidó. Nel testo, i deputati europei chiedono anche all’Alto Rappresentante di creare con i Paesi della regione un gruppo di contatto, e condannano inoltre la repressione e la violenza nel Paese.
La repressione da parte del regime Maduro non risparmia i giornalisti e collaboratori dei media presenti nel Paese. Martedì 29 gennaio due giornalisti francesi del canale televisivo TMC (Télé Monté-Carlo), Pierre Caillet e Baptiste des Monstiers, sono infatti stati arrestati nei pressi del palazzo presidenziale Miraflores nella capitale Caracas. Le forze di sicurezza hanno fermato mercoledì 30 gennaio anche tre collaboratori dell’agenzia stampa EFE, lo spagnolo Gonzalo Domínguez Loeda e due colombiani, Mauren Barriga Vargas e Leonardo Muñoz. Anche se giovedì 31 gennaio tutti sono stati rimessi in libertà, lasceranno o dovranno lasciare il Paese. Mercoledì sera il Venezuela aveva già espulso due giornalisti cileni, Rodrigo Pérez e Gonzalo Barahona, dell’emittente televisiva TVN.
Thailandia: chiuse più di 400 scuole a Bangkok a causa dello smog
In Thailandia, il governatore di Bangkok, Asawin Kwanmuang, ha ordinato mercoledì 30 gennaio la chiusura fino a venerdì 1° febbraio di più di 400 scuole della capitale. A motivare la drastica decisione è la fitta cappa di smog che rende l’aria della metropoli, che conta più di 14 milioni di abitanti (la “grande Bangkok”), irrespirabile e tossica per la salute, specialmente per le cosiddette «fasce sensibili», cioè i più deboli e più piccoli. Come ricorda il quotidiano La Vanguardia, con un livello medio dell’indice di qualitá dell’aria (AQI) di 171 la capitale della Thailandia è secondo i dati di Air Visual una delle città più contaminate del pianeta. A guidare questa classifica poco invidiabile sono tutte metropoli asiatiche: Kolkata (o Calcutta, in India), Ulaanbator (Mongolia) e Dhaka (Bangladesh).
L’aria di Bangkok, che è una delle principali mete turistiche del mondo, è particolarmente «ricca» di metalli pesanti molto pericolosi per la salute, come cadmio, tungsteno e arsenico (un cosiddetto «semimetallo»), e inoltre di idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ha spiegato nei giorni scorsi il direttore del Centre for Research and Development of Disaster Prevention and Management della Thailandia, Siwatt Pongpiachan, citato dal quotidiano Strait Times di Singapore. L’unico elemento per il quale la Thailandia ha fissato un valore limite è il piombo.
Mentre le autorità di Bangkok cercano di mitigare l’impatto dello smog con droni che spruzzano acqua e idranti, il primo ministro Prayuth Chan-ocha sta per introdurre nuove misure per arginare il problema.
Spagna: 28.000 medici andranno in pensione nei prossimi cinque anni
Nel sistema sanitario spagnolo non sono solo i pazienti che invecchiano – la popolazione del Paese è infatti una delle più longeve del pianeta –, ma anche chi deve prendersi cura di loro, cioè i medici. Lo suggerisce El País, che ha dedicato un articolo all’invecchiamento della classe medica. Secondo i dati raccolti dal quotidiano, nei prossimi cinque anni oltre 28.000 medici specialisti andranno in pensione, cioè un quinto (il 20,5%) dei 138.797 specialisti che lavorano oggi nel sistema sanitario nazionale spagnolo, a cui mancano già più di 4.000 medici.
Il fenomeno colpisce anche la categoria dei medici di famiglia o di base, essenziale per il buon funzionamento dell’intero sistema sanitario: il 62,5% di loro ha compiuto 50 anni. La categoria più «matura» è quella della medicina del lavoro (il 72% ha già superato i 50 anni), mentre quella più giovane è quella degli oncologi: solo il 27,5% ha superato la soglia dei 50 anni. In alcune regioni della Spagna il problema si fa risentire maggiormente. Nella comunità autonoma di Castiglia e León ad esempio, un medico su quattro ha più di 60 anni e quasi il 60% degli specialisti ha superato i 50 anni.
La Spagna non è l’unico Paese europeo che affronta questa sfida. Secondo un comunicato emesso nel febbraio del 2018 da due organismi italiani – l’Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri (ANAAO) e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) –, entro il 2023 ben 45.000 medici italiani andranno in pensione.