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“Il Trattato sul Purgatorio”: le tesi sulle anime purganti di Santa Caterina di Genova

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 31/01/19
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La mistica più importante del XV secolo ha avuto delle visioni, che ha riportato in un importante libro. Le anime vivono in quella dimensione tra “gioie” e “dolori” Il papa Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale del 12 gennaio 2011 alla figura e all’opera sul Purgatorio di santa Caterina di Genova. La santa nasce a Genova 1447 e muore nel 1510. Era figlia di Francesca Negro e Giacomo Fieschi, vicerè di Napoli.

Il casato dei Fieschi era da sempre di parte guelfa, cioè devota al pontefice e Caterina, insieme alla sorella Limbania e ai due fratelli ricevette una profonda educazione umanistica e religiosa. Era una giovane bella, elegante, intelligente, qualità che divenivano un lasciapassare negli ambienti alti dell’Umanesimo, ma Caterina sentiva in cuor suo un unico sentimento, una profonda pietà nei confronti di Cristo e della Passione che aveva dovuto subire in favore dell’umanità.

A tredici anni Caterina chiede ai propri genitori di unirsi alla sorella Limbania, entrata nel monastero delle Canonichesse del Laterano, presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Ma è troppo giovane e la sua richiesta viene rifiutata. Per i suoi genitori è una fortuna: una figlia in convento era già più che sufficiente, per Caterina ci volevano altri progetti. Per anni la famiglia Fieschi si era trovata in contrasto con quella degli Adorno, di parte ghibellina, cioè legata al sovrano: quando Caterina compì sedici anni ne organizzarono le nozze con Giuliano, appartenente a quella famiglia, in modo da saldare una tregua.

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A malincuore, sfiduciata, Caterina si unì a un uomo che non amava e visse i primi cinque anni di matrimonio nella più profonda tristezza: Giuliano era un poco di buono, amava dilapidare il denaro, si abbandonava con soddisfazione ai piaceri femminili, riservando a Caterina solo maltrattamenti e indifferenza, soprattutto dopo aver scoperto che sua moglie non poteva avere figli. Caterina decise allora di sfruttare le qualità che la natura le aveva donato, conducendo per un periodo la stessa vita licenziosa del marito, ma più si perdeva in quel turbine di peccato, più il suo cuore si lacerava dal dolore e dal patimento.



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Fino al 1473. Quell’anno Dio si rivelò a lei con tutta la sua forza, dandole il coraggio di ricominciare tutto da capo. Caterina si dedicò allora alla cura degli ammalati, con tale dedizione che finì per ritrovarsi accanto persino il marito pentito, in qualità di infermiere. Poi fondò insieme al Vernazza, un suo discepolo e seguace, la Confraternita del Divino Amore, dettandogli la propria poetica dell’amore divino, quello “che deve essere amato perché è amabile”, capace di trascendere ogni legame terreno.

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Il mausoleo con i resti di Santa Caterina

Il suo “Trattato del Purgatorio” in cui la dottrina viene esposta influenzerà grandi religiosi come Giovanni della Croce e Francesco de Sales, rendendo Caterina la più importante mistica del XV secolo e l’autrice di una nuova spiritualità che influenzerà tutto il periodo successivo. Le sue riflessioni sulla purificazione, espiazione e santità delle povere anime non si riferisce ad eventuali visioni, ma ciò che lei stessa durante la sua vita come mistico cammino della dolorosa purificazione, dell’illuminante santificazione, al commovente amore di Dio e all’ardentissima unione ha vissuto sofferto e goduto.



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Con il Trattato sul Purgatorio S. Caterina da Genova essa influì moltissimo sui teologi e sul popolo fedele delle seguenti generazioni e divenne anche una grande benefattrice e amica delle povere anime.

Il notaio genovese Ettore Vernazza di nobile famiglia anche lui, veniva spesso da Caterina per trarne edificazione e istruzione. Fu lui infatti poi a raccogliere dai colloqui con Caterina il “Trattato sul Purgatorio”.

Nella introduzione egli scriveva testualmente:

Mentre questa Santa durante la sua vita terrena era immersa nel Purgatorio dell’ardente amore di Dio dal quale era tutta consumata e soprattutto veniva purificata da tutto ciò che ancora c’era da purificare per poter comparire davanti agli occhi del suo dolce Amore alla sua dipartita da questa terra, attraverso questa fuoco dell’amore riconobbe nella propria anima in quale stato si trovavano le anime dei fedeli defunti nel luogo della loro purificazione, per essere liberate da tutta la ruggine e dalla macchia del peccato, che non avevano ancora lavato su questa terra. E appena essa stessa nel Purgatorio del divino Amore divenne una sola cosa con questo divino Amore ed ella si sentì completamente felice con tutto ciò che essa era e in lei operava, esattamente tale conobbe lo stato delle anime che sono in Purgatorio”.

La vita di Caterina da Genova fu veramente una specchio perfetto di ciò che essa ha descritto nel suo “Trattato del Purgatorio” circa le gioie, i dolori delle povere anime, della loro infinita nostalgia di Dio e del loro ardente amore verso Dio.

In tal modo Caterina ha potuto dare un profondo sguardo nel Purgatorio, perché essa sperimentò contemporaneamente in sé stessa il Purgatorio in tutta la sua dolorosa realtà. Ciò che essa fece scrivere dei dolori e delle gioie delle povere anime non è diretto a soddisfare la curiosità ma ci mostra un aspetto del tutto essenziale della condizione delle povere anime e cioè di questo unico in sé ed eccezionale dissidio che c’è in esse: da una parte esse sono compenetrante da un ardentissimo amore di Dio, tanto che non possono più pensare niente per se stesse perché esse sono ormai vicinissime alla beata visione di Dio e vanno incontro con certezza e senza angoscia alla loro piena realizzazione; e d’altra parte esse provano nel contempo un grande dolore per la propria imperfezione, immaturità e inibizione, che non è molto diverso da quello dei dannati.



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Così l’amore nelle povere anime è nel contempo “Fuoco” della beatitudine e “Fuoco” di tormentante dolore. Attraverso questo fuoco dell’amore che al momento della morte riconcilia con Dio e in grazia santificante, ma non ancora completamente liberata dalle macchie di peccato varca la soglia della morte, viene purificata dopo la morte. C. Gutberlet, l’editore e colui che completò la “Teologia dogmatica” di J.B.Heinrich normalmente molto critico per quanto riguarda visioni del Purgatorio e apparizioni delle povere anime purganti e dei santi dice:

”Non si può assolutamente annoverare fra queste fantastiche combinazioni, ciò che Caterina da Genova ha scritto del Purgatorio. La Santa ha gettato una sguardo profondo nel purgatorio avendo essa provato in sé stessa contemporaneamente il fuoco in tutta la sua tremenda realtà e avendo sopportato con grande gioia le pene più dolorose …”.

Lei stessa afferma di aver avuto una scintilla di visione nella pena delle povere anime per la grazia di Dio, senza la quale nessuna intelligenza la potrebbe comprendere. Ma già lo straordinario favore da parte di Dio che ebbe Santa Caterina da Genova, il suo ardente amore di Dio e la sua vita meravigliosa saziata di dolori, da lei vissuta le permettono di apprezzare giustamente lo stato d’animo delle povere anime del Purgatorio.

Sembra che Dio abbia scelta questa Santa apposta perché ne venisse data una descrizione chiara e concreta del Purgatorio. San Francesca di Sales ha basato tutte le sue belle e confortanti considerazioni sul Purgatorio, su quanto scrisse Santa Caterina da Genova e spesso ripete quasi alla lettera le sue parole. Il suo amico vescovo J.P. Caamus afferma che San Francesco di Sales raccomandava particolarmente e con grande premura la lettura del libro di Santa Caterina da Genova sul Purgatorio.



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