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I sacerdoti e l’epidemia della pornografia. Intervista a padre Kilcawley

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Luca Marelli - PURIdiCUORE - pubblicato il 22/01/19
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Quella da pornografia online è una delle dipendenze in più rapida crescita nel mondo e anche in Italia. Una volta limitata alle pagine di qualche rivista acquistata di nascosto, relegata in qualche cinema “per adulti” o su canali a pagamento, nell’era della rete accessibile a tutti, sempre e ovunque la pornografia può ora trovarsi nelle mani di chiunque che abbia uno smartphone, più prolifica e anonima che mai.Proponiamo un dialogo con padre Sean Kilcawley, protagonista, insieme al terapeuta Peter Kleponis di PURIdiCUORE Tour2017 – 17 conferenze in 12 giorni, da Milano a Palermo, passando per Verona, Perugia e Roma. Padre Sean è responsabile della pastorale famigliare della Diocesi di Lincoln, Nebraska e consulente teologico del ministero Integrity Restored che aiuta le famiglie a vincere la battaglia contro la pornografia. In questa intervista ci parla dei programmi di formazione intensiva per sacerdoti, e dà alcuni suggerimenti a chi – in particolare sacerdoti – voglia aiutare le persone cadute nella dipendenza dalla pornografia.


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PURIdiCUORE ha invitato padre Sean Kilcawley a tornare in Italia nel maggio 2019 per varie iniziative, tra cui momenti di formazione specifici per sacerdoti.


Padre Sean, come un sacerdote può affrontare il problema della pornografia?

In passato per i sacerdoti il problema della pornografia era relativamente semplice da affrontare, in primo luogo nel confessionale – prega regolarmente, partecipa meglio ai sacramenti, consacrati a Maria, vai all’adorazione settimanale. Ora invece il problema assume una crescente complessità perché si è configurato a livelli variabili, come una dipendenza.

La Chiesa ė consapevole della complessità ed ha gli strumenti per affrontarlo? In Italia negli anni 70 e 80 ci fu molto fermento per il problema delle tossicodipendenze e molte comunità terapeutiche ancora oggi attive sono nate da sacerdoti, suore o laici che hanno messo in gioco se stessi e la loro fede. Come opera nel suo ministero?


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Come funziona il programma per sacerdoti

Credo che sia essenziale preparare sacerdoti che comprendano il problema e abbiano gli strumenti per aiutare in primo luogo chi soffre nel gregge loro affidato. Da qualche tempo propongo un programma intensivo, nel quale lavoro con una dozzina di sacerdoti per 2-3 giorni: un seminario full-immersion per mostrare e sperimentare le risorse disponibili, alternati a momenti di formazione “esperienziale” per aiutare il pornodipendente che è nel gregge a loro affidato. Propongo anche conferenze più brevi, di un giorno. Spiego ai sacerdoti come aiutare la persona a parlare con loro al di fuori del confessionale, così da portare il problema alla luce, in modo da essere il primo soccorritore e poi condurli nell’ospedale da campo della chiesa.

Non si può pensare a corsi di aggiornamento o a conferenze con molti partecipanti per raggiungere numeri più grandi?

Piccoli gruppi funzionano meglio, perché consentono ai sacerdoti lo spazio di elaborare le informazioni e di mettersi in gioco, rendersi più vulnerabili, in un certo senso vivere essi stessi in prima persona il processo di recupero e guarigione nel quale accompagneranno le persone che chiederanno loro aiuto. Molti sacerdoti che arrivano a questi momenti di formazione per comprendere il problema e apprendere nuove tecniche pastorali, e questo avviene; in più tornano al loro gregge pronti ad aiutare perché hanno in primo luogo «fatto pulizia in casa propria»

Come funzionano in pratica? Chi li tiene?

Durante questi corsi di formazione, affronto il tema da un punto di vista antropologico e teologico, mentre uno psicologo cristiano affronta la questione da un punto di vista psicologico. Creare e dare forma alla relazione tra il sacerdote e lo psicologo è fondamentale durante questo seminario di formazione. So che sembra l’inizio di una barzelletta: un sacerdote e uno psicologo entrano in una sala, ma è importante mostrare concretamente la relazione tra la cura dell’anima e la cura della psiche o della mente, perché questo processo di guarigione spesso richiede cure psicologiche e al tempo stesso offriamo ai sacerdoti qui negli Stati Uniti la consapevolezza che non tutti gli psicologi sono anti-chiesa o anti-cattolici. Allo stesso tempo, l’esperienza mostra che non tutti i terapeuti cattolici sono qualificati e hanno gli strumenti per affrontare questo problema, quindi stiamo cercando di aiutare i sacerdoti a identificare e iniziare a lavorare con dei terapeuti che siano fedeli all’insegnamento della chiesa e abbiano la competenza per svolgere bene questo lavoro di recupero con il porno o sessodipendente.

E dopo che hanno ricevuto questa formazione cosa avviene? Come aiutano il loro gregge?

Le cose pratiche che i preti possono fare per affrontare la dipendenza alla pornografia generalmente rientrano in due categorie: prevenire e intervenire.


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Prevenire: come evitare che la dipendenza dalla pornografia abbia inizio

Una delle mosse fondamentali che un sacerdote può fare per evitare le dipendenze alla pornografia è assicurarsi che i genitori della parrocchia ricevano la formazione e le risorse che servono per evitare che la pornografia entri nella loro casa.

Abbiamo sempre detto che è compito dei genitori educare i loro figli, ma purtroppo come Chiesa non abbiamo fatto un buon lavoro nell’insegnare loro come educare i loro figli. E ora viviamo in un mondo in cui non è più opzionale aprire un dialogo con i figli sul tema della affettività e della sessualità. Non è più opzionale, perché gli studi mostrano che l’età media della prima esposizione alla pornografia è di 8 anni – e qualsiasi bambino con accesso a un telefono con accesso a internet o a un tablet potrebbe trovarsi per sbaglio a vedere materiale pornografico.

Molti sacerdoti nelle loro parrocchie organizzano incontri per i genitori dei bambini che ricevono i sacramenti o l’educazione religiosa nella parrocchia, dove possono dare ai genitori un’idea generale della “Teologia del Corpo”, consigli e risorse per la sicurezza di Internet e come affrontare la pornografia con il loro figli, e capire che è meglio che avvenga prima che la pornografia abbia trovato i loro figli.

Può essere particolarmente difficile sapere come parlare a persone così giovani di un tema così delicato e che richiede maturità. Tuttavia – almeno nel panorama editoriale negli USA, esistono alcuni libri scritti negli ultimi anni che aiutano i genitori a capire da dove cominciare, alcune parrocchie li mettono a disposizione durante gli incontri con i genitori.

Una delle raccomandazioni è Good Pictures Bad Pictures, , un libro illustrato da leggere insieme, genitori e figli per aiutare i genitori ad affrontare il problema con bambini, giá da 5-6 anni e sicuramente entro la preadolescenza. [Il libro non è ancora disponibile in Italiano, contenuti analoghi sono disponibili nel sito di PURIdiCUORE]

A partire dalla terza elementare consiglio il libro “Wonderfully Made! Babies” [disponibile anche in italiano “Bambini una Meraviglia Stupenda!” richiedendolo a PURIdiCUORE] che pone il contenuto della educazione affettiva e sessuale nel contesto della teologia del corpo e del sacramento del matrimonio.

Per le scuole medie e superiori raccomando “Plunging Pornography”, un libro da lasciare in bagno per i ragazzi che contiene spunti di dialogo. Consiglio anche strumenti per rendere Internet sicuro per i bambini e gli adolescenti, da usare per tutta la famiglia, per questo rimando a siti specializzati come Covenant Eyes.


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Intervenire: cosa fare per coloro che sono già dipendenti

Come aiutare chi tra i fedeli fa uso di pornografia o ne é diventato dipendente?

Probabilmente il luogo in cui un sacerdote scoprirà che una persona ha sviluppato la dipendenza dalla pornografia è nel confessionale. Quando qualcuno confessa l’uso della pornografia, spieghiamo nel seminario, una delle cose che un sacerdote può fare è porre alcune domande guida per aiutare il fedele a fare una buona confessione.

Domande come: “Quanto spesso cadi nell’uso di pornografia e nella masturbazione in generale?”, domanda che non è dettata dalla curiosità, ma è essenziale per determinare se la persona ha bisogno di ulteriore aiuto.
È anche utile chiedere quando è iniziato il problema, perché se è iniziato prima della pubertà, cosa molto comune nel mondo dei nativi digitali e tratto comune anche di chi se ne rende conto oggi quando ha già 40…50 anni o più, quasi tutti quelli che hanno iniziato prima della pubertà avranno bisogno di ulteriore aiuto per smettere e superare il problema, potrebbero aver bisogno di terapia o del sostegno di un gruppo di condivisione e di direzione spirituale.
Una terza domanda da porre è se abbia provato a smettere, a non fare più uso di pornografia nella sua vita – ad esempio installando filtri software di filtraggio, abbia mai chiesto aiuto a un terapeuta, se stia facendo terapia di gruppo partecipando a gruppi di condivisione o a qualche programma dei Dodici Passi.
E l’ultima domanda che suggerisco ai miei confratelli preti di porre durante la confessione è “vuoi smettere?”. Questo serve per aiutare chi ci sta davanti a fare un fermo proposito di cambiamento. E se la risposta è positiva, allora è una buona occasione per proporre loro di fare ricorso ad altre risorse.

E basta indicare queste risorse e lasciare che la persona che decide di smettere inizi ad usarle?

È importante che l’aiuto sia personale. Semplicemente consegnare alla persona un volantino o dirgli di chiamare un terapeuta o un gruppo di mutuo-aiuto in genere, non funziona, ha osservato padre. Dovrebbe essere il sacerdote o qualcuno coinvolto in quel ministero specifico della parrocchia, che diventi il primo punto di contatto per la persona, per aiutarlo ad accedere a risorse che lo possano aiutare.

Un altro gesto che consigliamo e a cui prepariamo i sacerdoti é dare inizio a un gruppo di sostegno per il pornodipendendenti e sessodipendenti, nella loro parrocchia. Io stesso che ne tengo due nel mio ufficio una volta alla settimana, con un piccolo gruppo di uomini che erano tutti alle prese con dipendenze sessuale e con un gruppo di mogli che sono in recupero dal trauma del tradimento e dalla co-dipendenza.

Ci può parlare meglio del ruolo dei gruppi di sostegno? In Italia non sono molto diffusi in questo campo, se ne sente parlare per alcool, droga o alcuni comportamenti ovviamente compulsivo, come gioco d’azzardo, ma come si arriva ad ammettere avere un problema con la sessualità e a unirsi a un gruppo in cui ci si qualifica come sessodipendente?

La maggior parte delle persone che sono bloccate dalla dipendenza, se vogliono smettere devono fare un primo passo, uscire dalla negazione e ammettere di avere bisogno di aiuto. Qui un gruppo di sostegno, che si tratti di un gruppo dei Dodici Passi come Sexaholics Anonymous (in Italia Sessodipendenti Anonimi, nota) o di un gruppo di condivisione e di sostegno spirituale, è essenziale. Nel gruppo possono aprirsi, essere vulnerabili e saranno aiutati ad assumersi la responsabilità del recupero nella propria vita. Hanno bisogno di questo, oltre ad un terapeuta e un direttore spirituale con cui lavorare regolarmente.

I gruppi dei Dodici Passi come SA (Sexaholics Anonymus, in Italia Sessodipendenti Anonimi), funzionano sul modello di Alcolisti Anonimi. Da AA, che in 80 anni di diffusione ha aiutato a recuperarsi e a trasformare la propria vita milioni di alcolisti destinati altrimenti alla autodistruzione, sono nati gruppi che aiutano nel recupero di altre dipendenze. Nel gruppo troveranno persone che hanno sofferto della stessa dipendenza, che hanno avuto lo stesso problema e ora aiutano nel recupero, perché hanno trovato nel programma spirituale dei Dodici Passi una soluzione che funziona per quel problema specifico.


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Cosa non fare nel ministero quando si aiuta chi fa uso di pornografia

Ci sono cose che i sacerdoti non dovrebbero fare quando cercano di aiutare?

Un errore spesso commesso da un clero inesperto nel ministero e nella cura di chi faccia uso o soffra di dipendenza dalla pornografia è di suggerire, esplicitamente o implicitamente, che il problema con la pornografia coinvolga il coniuge o che sia addirittura colpa del coniuge o che si possa affrontare come un problema relegato alla relazione sessuale.

I terapeuti con cui opero sottolineano che non è mai la mancanza di interesse sessuale di uno dei coniugi a causare la dipendenza sessuale dell’altro e che allo stesso tempo le persone con una dipendenza sessuale tentano di ‘trasferire la colpa’, ad esempio accusando di disinteresse sessuale, creando una crisi spirituale che si consolida in un vero e proprio ‘trauma da tradimento’ del coniuge”.

Un altro errore del clero potrebbe essere quello di minimizzare l’impatto della dipendenza sul coniuge. La maggior parte delle persone che scoprono che il loro coniuge ha una dipendenza sessuale, sperimenta a diversi livelli di intensità il sentimento del tradimento.

Infine è essenziale accompagnare le persone in recupero. Se un sacerdote si impegna a creare gruppi di sostegno nella sua parrocchia, o per un gruppo di parrocchie, è importante che continui a seguirli. Se tu come sacerdote ti proponi o se un’altra persona si propone come sostegno, è essenziale prendersi un impegno: telefonate e incontri di accoglienza, pianificare le riunioni, anche se è scomodo, questo è l’impegno per non abbandonare la gente in recupero.

Come si va oltre il recupero, come di giunge alla trasformazione della vita?

C’è un trauma significativo, c’è una perdita di identità in tutte le persone coinvolte. Chi ha fatto uso e sofferto per anni di nascosto si sente spesso indegno di essere amato e chi scopre che il coniuge ha vissuto e vive una sessualità distorta, si sente tradito in profondità

La Chiesa può parlare loro come figli amati e figlie amate da Dio e portare questa consapevolezza nello spazio della loro vergogna o del loro sentirsi traditi.

Constato che i problemi più grandi sorgono quando l’identità viene formata dalla ferita e la persona si sente determinata dalla incapacità di smettere o dal non riuscire a fare si che il coniuge smetta.

Il recupero e la trasformazione avvengono quando la persona riscopre nel profondo di essere figlio amato o figlia amate da Dio.

Un aiuto significativo in questo ministero può venire proprio da chi ha fatto passi di recupero ed ha superato la fase della dipendenza, trasformando la propria vita nel campo della affettività e sessualità ed è ‘sessualmente sobrio’ da tempo, molti mesi o molti anni. E sono queste persone che possono meglio capire chi è nella dipendenza e desidera smettere, dialogare con loro, accompagnarli nei primi passi tra gruppo di sostegno, terapia e direzione spirituale.



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Non è un ministero marginale: questo è il “numero emergenze dell’evangelizzazione”

Come vede questo ministero in rapporto con l’annuncio iniziale della fede? Non si rischia di dare troppo enfasi a un problema specifico?

Il più grande errore che il clero può fare nei confronti della dipendenza dalla pornografia e del ministero che se ne prenda cura è di menzionare mai il problema della pornografia.

Di solito è un problema più di omissione che di impegno, da quanto constato, non è che il clero stia attivamente evitando la questione, ma pensa che i parrocchiani non vogliano sentir parlare di questo e poi ci sono altre cose ben più rilevanti e importanti.

Ma potrebbe non esserci un argomento più urgente da affrontare di questo, che sta minando alla radice affettività e sessualità dei giovani e che accomuna fedeli e sacerdoti… l’unico errore sarebbe di non affrontarlo.
Parlando con i miei confratelli sacerdoti, li spingo a chiedersi se questo ministero non sia una vera e propria base di partenza per l’evangelizzazione e non un ministero marginale. In base alla mia esperienza pastorale, molte persone che si trovano bloccate nella dipendenza non sono in grado di stabilire un buon rapporto con il Signore. Infatti la maggior parte delle persone che sono bloccate nella dipendenza sviluppano alcune convinzioni: si sentono indegne di essere amate e che se le persone conoscessero davvero chi sono e i loro comportamenti le rifiuterebbero. Non credono che altre persone possano soddisfare i loro bisogni e quindi dovranno essere loro stesse a soddisfare i propri bisogni. Ed infine che il comportamento da cui sono diventati dipendenti è il modo migliore per soddisfare le loro esigenze.

Chi ha queste convinzioni di base, come può veramente conoscere l’amore di nostro Signore? Quindi lavorare per mettere un argine alla diffusione di pornografia e l’apostolato verso chi è nella dipendenza, sono passi iniziali e fondamentali dell’evangelizzazione. Spero che sempre più sacerdoti si rendano conto dell’urgente necessità di raggiungere i pornodipendenti e i sessodipendenti che sono nei greggi a loro affidati e che per questo è necessario che ricevano una formazione adeguata.

Viviamo in una cultura dove statisticamente, negli USA, circa la metà dei cristiani ammette di guardare pornografia almeno una volta al mese. Non credo che in Italia la situazione sia diversa, allora abbiamo bisogno di molte altre persone che siano formate e si impegnino in questo servizio e in questo ministero pastorale che non è per pochi, è un ministero per tutti.

Caro Padre Sean, alla conclusione di questa intervista, non posso fare a meno di ricordare il TOUR2017 che abbiamo condiviso e di ringraziare per tutto ciò che ci ha insegnato. Ora che abbiamo iniziato a lavorare, a fare incontro, stiamo percependo un bisogno grande e spesso inascoltato nelle parrocchie o gruppi in cui andiamo a parlare di «affettività e sessualità in un mondo distorto» o di «pornografia, inquinamento umano». Constatiamo la grande necessità di. preparare sacerdoti che siano pastori per il gregge a loro affidato anche in questo bisogno specifico. Il suo ministero di formazione dei sacerdoti la vedrà presto in Italia a tenere seminari intensivi per loro?

Sì, ho in programma di tornare in Italia nel maggio del 2019 e con il sostegno di PURIdiCUORE proporre anche momenti di formazione per sacerdoti interessati a capire come aiutare nel loro ministero chi ha un problema con la pornografia.

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