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La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un tempo per comprendere ciò che ci unisce

16 Janvier 2013 : Rassemblement oecuménique à l'occasion de la Semaine de prière pour l'Unité des Chrétiens en 2013.

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Vincent Olivier - pubblicato il 18/01/19
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Dal 18 al 25 gennaio si svolge la settimana dell’unità dei cristiani: un tempo che tutti i cristiani possono dedicare a meglio comprendere ciò che li unisce, ma anche quel che li separa, per camminare meglio gli uni verso gli altri.

Canonico regolare di Sant’Agostino, padre de La Roncière ha passato i suoi primi anni di sacerdozio come insegnante al servizio della Chiesa greco-cattolica rumena – in piena ricostruzione dopo quarant’anni di persecuzioni sotto il regime comunista di Ceausescu. Ha ricevuto un indulto per celebrare in due riti (una deroga accordata dal Papa o dalla Santa Sede, che dispensa dal diritto comune della Chiesa cattolica, N.d.R.), e dunque ha dovuto imparare a celebrare secondo il rito bizantino. È stato a lungo delegato diocesano per l’ecumenismo, un vero costruttore di ponti: su Hozana sta animando una settimana di preghiera per gustare la ricchezza della cristianità.



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Per il religioso non ci sono dubbi: l’ecumenismo è ancora troppo “protocollare”:

Ci si incontra, si partecipa insieme a una celebrazione, ci si abbraccia e ci si saluta all’anno prossimo. Diventa una questione da specialisti (i delegati diocesani e qualche appassionato) e non un’urgenza che ci riguarda tutti.

Per rimediare a questo male, ci sono diverse soluzioni: anzitutto, non esitare a scoprire veramente l’altro assistendo al suo ufficio liturgico (sempre facendo attenzione a rispettare i sacramenti della sua confessione) – un mezzo rapido e sicuro di “aprire un sentiero”.

«Troppo spesso siamo nell’ecumenismo del minimo comune denominatore»

Più in generale, è la nostra concezione dell’ecumenismo che dovrebbe evolvere:

Troppo spesso siamo nell’ecumenismo del minimo comune denominatore, si accroccano delle cerimonie con pezzi da questa e da quella liturgia – cerimonie nelle quali, stringi stringi, nessuno si trova a proprio agio.

Al contrario, padre Martin ritiene che l’ecumenismo potrebbe essere un cammino «di emulazione spirituale» grazie allo «scambio di doni» avviato da Giovanni Paolo II: si tratta di «offrirsi fra cristiani quel che abbiamo di meglio sul piano spirituale e liturgico». È in questo spirito che egli ha scritto Trésors Spirituels des Chrétiens d’Orient et d’Occident [Tesori spirituali dei cristiani d’Oriente e d’Occidente, N.d.T.].



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E così padre de La Roncière conosce le difficoltà di un vero ecumenismo. E a Cluj (Romania) ha condiviso la vita dei greco-cattolici, la situazione con gli ortodossi è

molto tesa. Da una parte perché non hanno apprezzato il riavvicinamento con la Chiesa di Roma nel 1700; e poi soprattutto a causa delle relazioni che la Chiesa ortodossa ha potuto avere con il potere comunista: questo ha procurato ferite che sono tuttora aperte.

Mettere l’accento sulla preghiera

E tuttavia, anche tra cattolici sono possibili degli arricchimenti reciproci:

In Romania, come in Polonia, sono stato colpito dalla pietà e dal fervore, anche fra i giovani. Dio va da sé, è naturale pregare. Ci si va a confessare naturalmente, senza fare tante storie. Forse è una fede un po’ “da casalinga”, ma la gente si pone tante questioni in meno… a Occidente sono tutti molto cartesiani!

Un chiaro indicatore di progresso per la Chiesa in Francia è quindi il mettere maggiormente l’accento sull’educazione alla preghiera. Non si impara mai abbastanza a pregare, i laici non sono abituati ad essere radicati in una vita di preghiera. È la preghiera che fa scendere le cose dalla testa al cuore, è solo nella preghiera che la fede può ispirare i nostri atti e i nostri impegni quotidiani.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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