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“Dio ieri ha deciso di spingermi”

SADNESS
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Aleteia - pubblicato il 14/01/19
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Lo sfogo di un medico cattolico che, dopo un incidente, ha saputo capire il messaggio che Dio aveva per luiNel 2017, il medico João Carlos Trindade ha emozionato il Brasile con un testo sul suo profilo di Instagram in cui, in modo umile e brillante, paragonava un paziente a Dio.

Ora il medico ha pubblicato un altro testo che ci fa ricordare che Dio ci manda sempre dei messaggi, anche in quegli imprevisti che ci riempiono di rabbia e ci tolgono il sonno. L’interpretazione di questi segnali divini dipende da noi, e dalla portata della nostra fede.

Il medico brasiliano è in Portogallo per uno stage che ha lottato molto per ottenere. È però caduto dalle scale e si è storto la caviglia. Di fronte al dolore e alla disperazione, però, la fede ha parlato a voce più alta, e il medico ha saputo capire il messaggio che Dio voleva inviargli.

Ecco cosa ha scritto:

“Ieri, dopo lo stage, sono caduto dalle scale volando giù per tutta una rampa. Una cosa rapida e inattesa, ma al contempo molto precisa. Dovevo rallentare! In pochi secondi mi sono visto a terra, provando un dolore che non sperimentavo da tanto (almeno fisicamente). Com’è successo? Mi sono stretto tra le mani la caviglia storta. Mesi di attesa per lo stage mi sono passati davanti agli occhi. Pensavo: ‘E se mi sono rotto un piede e devo tornare in Brasile? E le prossime settimane di stage? E chi resterà con me in ospedale se ne avrò bisogno?’ Ero solo e provavo tanto dolore da non riuscire a rialzarmi. E allora ho approfittato del fatto che ero a terra e ho pensato alla vita. Pensavo a Dio e a come quell’occasione potesse essere sua volontà. Forse, se avessi mantenuto quella velocità, avrei potuto essere investito all’uscita dall’ospedale. Forse sarei stato vittima di un assalto. Chissà! È difficile pensare che Dio possa aver messo il piede in modo da farmi cadere, ma ha avuto bisogno di fermarmi in qualche modo e per qualche motivo. Doveva insegnarmi qualcosa, e proprio lì, in quella caduta, mi ha amato. Non era male essere toccato da Dio, anche se solo dal suo piede. Circa il dolore, riuscivo a malapena a capire come potesse fare tanto male, ma a me che lavoro con dolore, scale di dolore e analgesici sembrava una cosa familiare ma mai tanto vicina come in quel momento. Ho immaginato che, per quanto fosse intenso il mio dolore, era comunque inferiore a quello di molti dei miei pazienti. Ho capito che era più di quello che provavano loro finché non li medicavo. Sono andato in ospedale e ho capito cosa significa aspettare il medico ed essere pazienti. Potrei tenere questo per me, ma lo condivido perché so che la mia caduta può aiutare altre persone a rallentare, prima che Dio metta loro il piede davanti. Egli ci ama molto. Mi sono guadagnato un tutore per tre settimane e un tocco del piede di Dio alla caviglia. Niente male. Dio ieri ha deciso di spingermi. Ok, ho capito. Rallenterò!”

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