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I 9 gradini della Scala degli Angeli: la visione di Santa Matilda di Hackenborn

SCALA PARADISO
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 10/01/19
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Chi si comporta bene in vita può aspirare a trascorrere quella eterna vicino a serafini, cherubini e altri spiriti celestiSanta Matilde di Hackenborn, cistercense tedesca verso il 1250, riguardo l’unione degli angeli e degli uomini nella gloria così scrive.

Prima della festa di san Michele, santa Matilde, in un momento di unione con Dio, gli aveva chiesto alcuni omaggi da rendere agli angeli. La santa ricevette questa risposta: “Recita nove volte in loro onore il “Padre nostro”; secondo il numero dei cori angelici”. Ella li recitò, e volle offrirli al suo angelo, il giorno della festa, affinché egli li presentasse lui stesso agli altri spiriti.

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Ma il Signore Gesù le disse con un certo scontento: “E’ a me che tu devi lasciare questo incarico, poiché io avrò per molto gradito compierlo; sappi che ogni offerta che mi è confidata giunge nei cieli nobilitata dalla mia intermediazione e trasformata con grande profitto, come un denaro gettato nell’oro in fusione si mischierebbe al prezioso metallo cessando di essere quello che era, e parrebbe quello che è diventato, cioè dell’oro”.

Poi ella vide una ampia scala a nove gradini; era d’oro, la moltitudine degli angeli vi aveva preso posto, gli angeli sul primo scalino, gli arcangeli sul secondo e così di seguito, ogni ordine angelico occupava il suo grado. Il cielo le rivelò che quella scala simboleggiava la vita degli uomini.

Così chiunque nella Chiesa di Dio compie il suo ufficio con fedeltà, umiltà e devozione, assiste per Dio i pellegrini ed i poveri e si prodiga verso il suo prossimo con tutti i doveri della carità, questi sarà posto a livello degli angeli, sul primo gradino.


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Quelli che si applicano più intimamente a Dio con la preghiera e la devozione dando inoltre al loro prossimo l’insegnamento, il consiglio ed il soccorso, sarebbero al secondo grado, in mezzo agli arcangeli.

Quelli che praticano con energia la pazienza, la sottomissione, la povertà volontaria, l’umiltà così come tutte le altre virtù, salirebbero al terzo grado, in compagnia delle virtù.

Quelli che resistono ai vizi ed alla concupiscenza, che disprezzano il diavolo con le sue suggestioni, otterrebbero la loro gloriosa ricompensa sul quarto grado, con le potenze.

I prelati della Chiesa che amministrano con saggezza, che vegliano notte e giorno alla salvezza delle anime e fanno accuratamente fruttificare i talenti che hanno ricevuti, questi riceverebbero per i loro lavori il regno di gloria, sul quinto grado, con i principati.


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Quelli che si inchinano in tutta sottomissione e rispetto davanti alla divina Maestà, e rendono onore al loro prossimo per la gloria di Dio e quelli che, ricordandosi di essere stati creati ad immagine di Dio, si sforzano di diventargli conformi, sottomettendo la carne allo spirito ed elevando la loro anima verso le cose celesti, si rallegreranno, nel sesto grado, con le dominazioni.

Quelli che si danno alla contemplazione assidua e custodiscono la purezza del cuore con la tranquillità dello spirito, offrendo a Dio una dimora pacifica, possono essere chiamati il paradiso di Dio, secondo questa parola: “Le mie delizie sono di essere con i figli degli uomini” (Proverbi 8, 31). E’ di essi che il Signore ha detto: “Io camminerò in essi e vi dimorerò” (Co 6, 16); ed essi sono al settimo grado, associati ai troni.



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Quelli che sorpassano gli altri in scienza ed in conoscenza, il cui spirito illuminato ha la gioia di contemplare Dio faccia a faccia, questi fanno refluire verso la sorgente di ogni sapienza quello che vi hanno attinto per insegnare ed illuminare il loro prossimo, ed essi sono all’ottavo grado, con i cherubini.

Quelli che amano Dio con tutto il loro cuore e tutto il loro spirito, si gettano interamente in quel fuoco eterno, che è Dio stesso, diventano infine così simili a Lui che Lo amano come ne sono amati, di un amore veramente divino; quelli là amano tutte le cose in Dio e per Dio, guardando i loro nemici come degli amici, nulla li può separare da Dio, nulla può anche fermarli, poiché più il nemico fa loro guerra, più essi si fortificano nell’amore. Il loro cuore brucia in se stessi; essi infiammano i loro fratelli con una tale carità che, se fosse possibile, essi li renderebbero tutti perfetti nell’amore; essi piangono, oltre che i loro errori, i vizi ed i peccati altrui, poiché essi amano e ricercano la sola gloria di Dio e non la loro; essi sono al nono grado con i serafini. Il primo posto è il loro, poiché tra loro e Dio, non vi sono più altri spiriti”.


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