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Gli otri che insistono ad essere vecchi

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José Eduardo De Oliveira E Silva - pubblicato il 10/01/19
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“Non è che l’ostinazione della vostra mente capricciosa è il vero motivo per cui siete in una situazione di stallo nella vita spirituale?”Padre José Eduardo Oliveira, della diocesi di Osasco, è noto in Brasile come grande difensore della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Piuttosto attivo sulle reti sociali, condivide riflessioni saggiamente provocatorie per incentivare le persone a rivalutare i propri atteggiamenti e a impegnarsi seriamente con la verità, la bontà e la bellezza del Vangelo.

Questa settimana ha proposto una considerazione sulla durezza della mente e del cuore di chi inizia ad ascoltare la Parola ma resiste a convertirsi davvero. Ecco la sua riflessione:

 

GLI OTRI CHE INSISTONO AD ESSERE VECCHI

Perché il linguaggio del Vangelo richiede meditazione? Perché Gesù parlava spesso in parabole? Lo spiega Egli stesso: “Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono” (Matteo 13,13).

Non sembra strano questo modo di procedere di Cristo? Predicare per non essere compresi… Perché?

In un altro passo, Gesù dice che “nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo fa scoppiare gli otri, il vino si spande, e gli otri vanno perduti” (Luca 5,37). In altri termini, è necessario diffondere la Parola di modo che produca in base alla terra su cui cade. Bisogna diffonderla in modo tale che la sua novità entri nel cuore di chi è ringiovanito dalla grazia e non distrugga chi non è preparato ad essa.

Dopo aver visto che il vino nuovo del Vangelo non può essere collocato in otri vecchi, infatti, Gesù riconosce che “nessuno, che abbia bevuto vino vecchio, ne desidera del nuovo, perché dice: “Il vecchio è buono”” (Luca 5,39). Mi immagino la tristezza di Cristo nell’emettere questa diagnosi!

Ci sono persone che semplicemente non desiderano la Buona Novella perché incrociano Gesù e lo interpretano in base ai propri concetti prestabiliti.

Una volta Gesù è tornato a Nazareth, la sua patria, e ha iniziato a insegnare. “Venuto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga; molti, udendolo, si stupivano e dicevano: ‘Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua? Non è questi il falegname…?’” (Marco 6,2-3).

L’uomo è così, non crede che la grazia possa sbocciare in casa sua, non crede a un Dio che parla al cuore, nell’intimità, a porte chiuse. La carne trasferisce sempre ad altri la missione di “essere di Dio”. Le persone cercano giorni straordinari, missionari unti dallo spirito, vogliono una grazia straniera, non sopportano un Dio conterraneo, che non rientra nei loro rigidi schemi.

È per questo che ci sono persone che non impareranno mai. Potete predicare, insistere… Sono otri vecchi e amano il vino vecchio, non capiscono, non si sforzano e non progrediranno mai. Padre Vieira diceva che il problema è che non si predica la Parola, ed è la verità. Ma Gesù l’ha predicata, e meglio di chiunque altro! E anche così non ha convertito tutti. Considerando il seme, quindi, il problema è la terra!

Guardatevi e siate onesti. Non è che l’ostinazione della vostra mente capricciosa è il vero motivo per cui siete in una situazione di stallo nella vita spirituale? Vi state forse accontentando della libertà di correre nella direzione della vostra schiavitù? Non è arrivato il momento di smettere di essere complici del proprio autosabotaggio nello spirito?

Quanto ai predicatori, non si intristiscano per il fatto di predicare a persone incorreggibili, perché è difficile smettere di essere pagani. Predicate in modo opportuno e inopportuno. Gli otri nuovi accolgono sempre il vino nuovo, gli otri vecchi amano il vino di sempre… Troverete otri nuovi. Continuate a predicare. A un certo punto appariranno.

Padre José Eduardo de Oliveira, via Facebook

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