La vicenda dei Re Magi ci insegna come procedere nella vita: tesi ai segni che Dio stesso manda per invitarci all’incontro con Lui e non più ripiegati su noi stessi, strisciando nella polvere del nostro peccato?di Stefano Bataloni
L’Epifania è appena passata e in questi giorni mi sono tornate in mente le parole di una bella catechesi che ho ascoltato tempo fa sulla vicenda dei Re Magi.
I Magi – diceva il sacerdote – videro qualcosa di bello nel cielo, una stella, lasciarono tutto e intrapresero un cammino.
Non partirono di loro iniziativa ma perché richiamati da un evento. La loro fu una risposta alla iniziativa di qualcun altro. Cercarono qualcosa che però era già presente.
Il cammino fu lungo e difficile, trovarono ostacoli lungo il percorso, ma non si fermarono. I Magi obbedirono al richiamo di quella bellezza che avevano conosciuto: continuarono a camminare guardando al cielo, guardando verso l’alto.
La stella che seguirono, però, era solo un segno. La stella li condusse ad una persona, un bambino. Quella bellezza che videro nel cielo non era fine a sé stessa ma rimandava alla relazione con qualcuno.
Una volta stabilita quella relazione, i Magi sperimentarono una grandissima gioia e da quel momento non furono più gli stessi, non poterono più ripercorre la stessa strada per tornare a casa, l’incontro con quella persona aveva operato una conversione in loro.
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Esiste però anche un altro modo di camminare – aggiunse il sacerdote nella sua catechesi – molto diverso da quello dei Magi, ed è quello del serpente di cui si parla nel libro della Genesi.
Il serpente cammina sul suo ventre, è costretto a camminare così. Il serpente guarda verso il basso, si nutre di polvere, di bruttezza, di miseria. Il serpente vive di sofferenza e tristezza. Il serpente non cerca relazioni, trova sempre e solo se stesso. Il serpente resta prigioniero della sua condizione per tutti i giorni della sua vita.
Ecco, anche noi viviamo i nostri giorni camminando come i Magi a volte; altre volte, invece camminiamo come il serpente.
C’è della bellezza nella nostra vita, una stella, forse più di una: la propria moglie, i figli, un lavoro, una particolare abilità o sensibilità. E’ una bellezza che ci è stata donata e di cui spesso ci dimentichiamo.
Ci capita non di rado di abbandonare il cammino che ci conduce a quella bellezza, ci capita di abbandonarci a cose brutte, parole cattive, gesti sgarbati. Ci capita di chiudere il nostro cuore agli altri, di guardare solo a noi stessi, alle nostre paure, ai nostri bisogni; ci capita di vivere strisciando a terra.
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Ci capita tutto questo perché non vogliamo fare la fatica di affrontare gli ostacoli che ci sono lungo il cammino, perché abbiamo paura di lasciare le nostre sicurezze, di mettere in discussione i nostri schemi.
Ci capita tutto questo perché non sappiamo più che quella stella che vediamo nel cielo, e che siamo invitati a seguire, è il segno della Bellezza Vera, quella a cui, una volta incontrata, non puoi più fare a meno di donare tutto quello che hai.