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“Ha Gesù nel viso. Le nostre idee coincidono”. Vecchioni e il segreto di Papa Francesco 

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/01/19
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Il cantautore gli dedica la “Canzone del perdono” tratta dal suo nuovo album: perdonare gli altri è la cosa più bella

«Il segreto di Francesco è quello di portarsi Gesù sul viso, perché veramente lui ha Gesù sul viso». Lo ha detto Roberto Vecchioni in un’intervista di Silvio Vitelli per il Tg2000, il telegiornale di Tv2000 (3 gennaio).

Il cantautore ha presentato il nuovo concept album dal titolo ‘L’ infinito’ con un chiaro riferimento alla poesia di Giacomo Leopardi. Nella traccia 11 dell’album c’è la “Canzone del Perdono” dedicata proprio a Papa Francesco.

Roberto Vecchioni

© Federico Ugolini / Flickr
https://www.flickr.com/photos/fender72/7186940808/in/set-72157629703563338

“Di una sincerità immensa”

«Francesco – ha aggiunto Vecchioni – è stato parecchio romanzato. E non voglio andare sul romanzo né sui luoghi comuni però ha delle caratteristiche di perfetta coerenza con quello che dice. Tra queste cose c’è un vero rincrescimento, un vero dolore – si sente e non è casuale – per le sofferenze dell’umanità. Lui ce l’ha e lo si vede quando parla, lo si sente da quello che scrive e da quello che dice. È un Papa di una sincerità immensa».



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Il Paradiso e il perdono

Ad Avvenire (3 gennaio) il cantautore ha sottolineato che le sue idee e quelle del Papa «coincidono». Da qui la dedica della canzone. «Ma gliel’ho dedicata anche perché io vengo da una tradizione laica e lentamente, passo dopo passo, ho scoperto lo spirito»

La “Canzone del perdono”, infatti, ha spiegato Vecchioni sempre a Tv2000, ha «una storia, che va raccontata. Una storia fisica e una mentale. Secondo me la cosa più bella, più alta possibile per un essere umano è quello di perdonare gli altri. E non è soltanto un comandamento divino, è un comportamento umano. Cioè anche se non esistesse il Paradiso e il Signore, per l’etica stessa di essere uomo devi avere la capacità di perdonare. In realtà questo concetto è solo della religione cattolica. Ritengo che sia più forte di qualsiasi cosa, anche del Paradiso».

Un concetto comune a tutte a tutte le religioni

«I non cristiani – ha proseguito l’artista – lo mettono in campo probabilmente perché lo hanno imparato da una costruzione materiale e sociale di vita. Noi cattolici ce l’abbiamo per intendimento divino. Ce l’hanno anche le religioni rivelate ma come lo dice Gesù nel Vangelo è diverso da tutti. Lui perdona un ladrone che non ha visto mai in vita sua e che avrà ammazzato il mondo e a cui promette di portarlo con sé in Paradiso».



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La madre di Giulio Regeni

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Nell’album ci sono altre due canzoni dedicate a personaggi simbolo dei giorni nostri. La prima racconta il caso di Giulio Regeni, il giovane cooperante massacrato in Egitoo, dal delicato punto di vista della madre.

«In effetti – ha osservato Vecchioni al quotidiano dei vescovi – è molto strano come ritratto. L’avevo già fatto qualche anno fa sulla madre di Che Guevara nel brano “Celia de la Serna”. Io sono molto devoto alle madri, mi piacciono tutti i sacrifici che fanno, la stragrandezza che hanno. Non posso concepire che una madre possa pensare a un figlio morto. È così forte il senso autoillusorio che nella canzone riesce a ricordalo sempre vivo».



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La patria di “Cappuccio Rosso”

C’è anche una canzone dedicata a “Cappuccio Rosso”, la ragazza turca che lottava per la causa curda, morta combattendo in Siria contro il daesh.

«Ayse Deniz Karacagil, “Cappuccio Rosso”, è un simbolo di quanto le donne siano fortissime o di quando debbano essere forti e credere in se stesse. E Ayse – conclude Vecchioni – crede nella sua patria e in se stessa, lo fa con amore, ed è anche una lettera d’amore quella che ho messo in musica».

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