Botta e risposta tra il prefetto per la Congregazione dei Vescovi Marc Ouellet e il presidente della Conferenza Episcopale Daniel DiNardo su un documento “bloccato” a novembre dal Vaticano
Il tema degli abusi sessuali continua a scuotere la Chiesa, anche sulle regole da adottare per contrastare una piaga mai sanata.
L’1 gennaio l’Associated Press ha pubblicato una recente lettera del Vaticano, firmata dal cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto per la Congregazione dei vescovi, e indirizzata al cardinale Daniel DiNardo, presidente della conferenza episcopale degli Stati.
Il “richiamo” del Vaticano
La lettera, in realtà, è di novembre 2018, quando la Santa Sede aveva chiesto alla Conferenza episcopale di rimandare il voto su alcuni nuovi provvedimenti anti-abusi che i vescovi volevano promulgare in occasione dell’assemblea generale di Baltimora e di posticiparlo a febbraio, dopo il mega summit sugli abusi in Vaticano (La Stampa, 2 gennaio).
L’annuncio dell’indicazione vaticana, dato dal cardinale. DiNardo ad apertura dell’assemblea della Conferenza episcopale, aveva suscitato non poche contestazioni tra i presuli statunitensi, tra il clero e tra le vittime, ma ora la pubblicazione della lettera sembra suggerire un’interpretazione diversa.
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“Solo” problemi procedurali
Dietro a questo rinvio (l’assemblea proponeva un codice di condotta per i vescovi e la creazione di una commissione di laici che avrebbe ricevuto le denunce contro di loro) – secondo quanto si evince dalla missiva del prefetto della Congregazione dei Vescovi – ci sarebbero problemi procedurali legati al fatto che la Conferenza episcopale Usa aveva deciso di adottare autonomamente tali provvedimenti.
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Poco tempo
Questi ultimi presentavano alcune imprecisioni dal punto di vista canonico, senza alcun previo consulto con la Santa Sede. Che, anzi, era stata informata di tali proposte solo quattro giorni prima dell’inizio dell’assemblea dei vescovi a Baltimora, il 12 novembre (Agensir, 3 gennaio).
«Considerando la natura e la portata dei documenti proposti dalla Conferenza, credo che sarebbe stato utile avere più tempo per consultarsi in proposito e con altre Congregazioni competenti nel ministero e nella disciplina dei vescovi», scrive Ouellet al cardinale Daniel DiNardo, presidente dell’episcopato Usa e arcivescovo di Galveston-Houston.
Il richiamo di Ouellet
Ouellet, in un altro passaggio della lettera, chiarisce che «pur essendo pienamente consapevole che una Conferenza episcopale gode di una legittima autonomia per discutere e infine approvare le misure che rientrano nei poteri della Conferenza, il lavoro della Conferenza deve sempre essere integrato all’interno della struttura gerarchica e della legge universale della Chiesa», e quindi le nuove proposte dovevano essere valutate congiuntamente.
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Il chiarimento di DiNardo
Rispetto al “richiamo” di Ouellet, il cardinale DiNardo parla di semplici incomprensioni in particolare da parte del Vaticano: le proposte della Conferenza dei vescovi Usa «sono state concepite per fermarsi a breve distanza dove ha inizio l’autorità della Santa Sede», ha detto in una dichiarazione alla stessa Ap diffusa dal Catholic News Service.
Non solo: «All’inizio di ottobre abbiamo condiviso il contenuto e la direzione delle proposte con molteplici Dicasteri vaticani. Non trovando alcuna obiezione, siamo andati avanti sulle bozze finali. Non avevamo previsto, né avevamo chiesto alla Santa Sede, di condividere i testi prima che il corpo dei vescovi avesse avuto l’opportunità di modificarli».
Insomma, un pasticcio a tutti gli effetti, che ora i cardinali provano a ridimensionare. Ma di fatto evidenzia che tra Vaticano e vescovi Usa, almeno sulla prevenzione degli abusi sessuali, la sintonia (e la sincronia) non sembrano perfette.
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