Accade in una fredda notte a Venezia. Un pò come avvenne con Gesù a Betlemme. Protagonista una coppia di migranti, che vivono a Mestre, e una donna in divisa
Si chiama Simona “Nata” Boscolo, è originaria di Pellestrina, in provincia di Venezia, ha 29 anni, una laurea in Scienze del linguaggio e un master in disturbi dell’apprendimento la vigilessa che il 18 dicembre ha fatto nascere il il terzo figlio di due veneziani, originari del Bangladesh ma residenti a Mestre.
La corsa in ospedale
La coppia aveva scelto di andare a partorire all’ospedale Civile di Venezia, ma all’altezza del ponte della Libertà, nel taxi che li stava trasportando verso la laguna, la situazione è precipitata ed il piccolo è venuto al mondo. Grazie alla vigilessa che ha aiutato la mamma guidata al telefono da un operatore del 118 (Famiglia Cristiana, 2 gennaio).
È stato lo stesso tassista, Gianluca Visentin, a ricostruire i contorni di una scena quasi da film. «Da come la donna si lamentava – ha raccontato Visentin – ho capito che stava per partorire. Così, appena arrivato in piazzale Roma, ho chiesto aiuto agli agenti di turno».
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Le “manovre”
A questo punto l’agente Simona “Nata” Boscolo ha fatto stendere la donna sui sedili posteriori del taxi e, guidata al telefono dall’operatore del 118 che nel frattempo era stato chiamato dal marito, l’ha aiutata a partorire.
«Ho visto che la testa del bambino stava per uscire – evidenzia Simona – e poco dopo mi sono ritrovata con il piccolo tra le braccia. Seguendo le istruzioni del personale del Suem ho pulito le vie aeree del bimbo, l’ho avvolto in una coperta e l’ho adagiato sul grembo della mamma. E stata un’emozione grandissima, che ricorderò per sempre».
L’abbraccio
Simona “Nata” Boscolo, che lavora nella polizia locale dal mese di giugno 2018, il 28 dicembre, dieci giorni dopo l’accaduto, ha riabbracciato quel batuffolo fatto nascere nel taxi (La Repubblica, 18 dicembre 2018).
Il padre del piccolo ha espresso parole di gratitudine per Simona: «Non potrò mai dimenticare quello che ha fatto – ha detto – Sarò in debito per sempre con lei. Temevo per le complicazioni del parto, l’attesa dell’ambulanza sembrava eterna, mia moglie non ce la faceva più. In quell’attimo, d’istinto e grazie a Dio, mi sono sentito di chiedere aiuto alla vigilessa».
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Il papà
«Ero al cellulare – ha evidenziato – in linea con il pronto soccorso, ma ho detto a Simona di aiutarmi perché non avevo più la forza e la lucidità di capire cosa gli operatori mi stessero chiedendo di fare. Poi lei ha preso in mano la situazione» (Venezia Today, 28 dicembre).
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