Il tempo che ho tenuto per me, per la mia soddisfazione personale, perso. Le volte che ho avuto ragione e sono riuscita a dimostrarlo: brava, complimentoni. Ma tempo perso, perché non ho amato chi mi stava davanti. Caro Gesù bambino,
come sai per Natale quest’anno ti ho chiesto il regalo della fedeltà alla preghiera, e siccome siamo ancora a Natale, in tutta l’ottava, continuo a chiedertelo, perché più ci penso e più mi sembra il regalo giusto. Per quanto il 31 dicembre per noi cristiani significhi poco, è sempre comunque un tempo in cui ci si ferma a guardare un po’ indietro, e anche avanti, e se peso quello che ho fatto, e progetto quello che vorrei ancora fare, mi rendo conto che tutto quello che non ho dato via, l’ho perso.
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Il tempo che ho tenuto per me, per la mia soddisfazione personale, perso. Le volte che ho avuto ragione e sono riuscita a dimostrarlo: brava, complimentoni. Ma tempo perso, perché non ho amato chi mi stava davanti. Le volte in cui ho fatto vedere a me stessa e agli altri quanto ero brava: tempo perso, perché Dio vuole solo che ci fidiamo del suo amore, non che ci illudiamo di averne diritto per merito. Le volte in cui ho perso la pazienza, ho perso. I soldi che ho speso per me, persi. I miei progetti realizzati per me, occasioni di amare perse. Le volte in cui mi sono presa il posto più comodo, la fetta più buona, la prima fila: occasioni perse di fare spazio a qualcun altro, di amare di più, di mettere qualcosa da parte nel conto che abbiamo in cielo. I sorrisi non fatti, i perdono non chiesti, le offese non dimenticate, le volte in cui mi sono girata dall’altra parte: tutto tempo perso di questo 2018. Sarà che sto invecchiando, e, bene che vada, so che ho vissuto più di metà della mia vita (ma magari l’embolo che mi farà morire è già partito), sarà per questo ma ho fretta di perdere tutto quello che mi appesantisce, e cioè tutto l’amore per me stessa. Tutto non esageriamo, è un obiettivo ambizioso. Diciamo che già sarebbe bello perdere un pezzetto di vita, per darne di più agli altri. Ho fretta di imparare a volere bene seriamente. E’ per questo che ho chiesto il regalo della preghiera seria, perché si ama solo di ginocchio: noi non siamo capaci di amare, e più credo di andare avanti nella vita spirituale (immagino di essere un passo avanti rispetto a dieci anni fa, oggi, forse, spero) più ne sono certa.
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La preghiera che mi sale dal cuore più spontaneamente, in questo momento, è solo questa: “Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatrice”. Abbi pietà del mio egoismo, e scorticamene un po’. Abbi pietà della mia presunzione, e ricordami quanto sono niente, quanto la mia fedeltà è legata a un soffio di vento, quanto tutto quello che ho capito lo devo ad altri, quanto nulla di quello che ho me lo sono guadagnato, non certo più di chi non ha avuto le stesse cose.
Ecco, a proposito, grazie di tutti quelli che mi hai dato, della bontà di mio marito, della meraviglia che sono i nostri figli, ognuno unico al mondo, di tutto l’affetto dei confratelli e consorelle che camminano con noi verso di te