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Notizie dal mondo: giovedì 27 dicembre 2018

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Paul De Maeyer - pubblicato il 28/12/18
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1.Sudan e Tunisia: proteste di piazza

Da oltre una settimana il Sudan è scosso da violenti proteste antigovernative, che secondo le informazioni di Amnesty International hanno provocato finora almeno 37 vittime. Come riporta la Frankfurter Allgemeine Zeitung, la rivolta è scoppiata il 19 dicembre nella città di Atbara (o Atabara, situata a quasi metà strada tra la capitale Khartoum e la città portuale di Port Sudan, sul Mar Rosso), quando una folla inferocita ha incendiato la sede del Partito del Congresso Nazionale, la formazione del presidente Omar Hasan Ahmad al-Bashir, ininterrottamente al potere dal giugno 1989. A scatenare le proteste, che si sono poi diffuse in tutto il Paese, è stato l’aumento dei prezzi di vari generi di prima necessità, fra cui il pane. Sulla testa di Bashir pende un mandato d’arresto emesso nel 2009 dalla Corte Penale Internazionale de L’Aja, mai eseguito.

Mentre secondo la FAZ una «primavera araba» è poco probabile in Sudan, in un altro Paese arabo, cioè la Tunisia, sta ritornando. Come ricorda El País, nuove proteste di piazza sono infatti scoppiate in seguito al suicidio alla maniera dei «bonzi», cioè autoimmolandosi, del giovane giornalista Abderrazak Zorgui, 32 anni, avvenuto in piazza dei Martiri a Kasserine. In un videomessaggio, Zorgui ha spiegato lunedì 24 dicembre il suo gesto con la delusione per le promesse non mantenute dal governo dopo la «Rivoluzione dei Gelsomini», scoppiata nel dicembre 2010 dopo l’autoimmolazione di un venditore ambulante, Mohamed Bouazizi. A Kasserine, la disoccupazione giovanile supera il 50%, rivela El País.

2.Russia: test «finale» con missile ipersonico

La Russia ha effettuato mercoledì 26 dicembre con successo il test «finale» con il nuovo missile «Avangard», capace di planare a velocità ipersonica e di eludere qualsiasi sistema di difesa antimissile, rendendolo quindi «invulnerabile». Il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che il «nuovo tipo di arma strategica» entrerà in servizio nel corso del 2019, così riferisce La Vanguardia, e ha sottolineato che la Russia (almeno per ora) è «l’unico Paese» a disporre di questo tipo di armamento. «E’ grande regalo per il Paese per questo nuovo anno», ha detto il capo del Cremlino. Partito dalla regione di Dombarovski, negli Urali meridionali, nel test del 26 dicembre il missile «Avangard» ha colpito dopo un volo di 6.000 chilometri un bersaglio nella penisola di Kamchatka, nell’estremo oriente russo.

Lo sviluppo di armi ipersoniche non solo da parte della Russia ma anche della Cina, che nell’agosto scorso ha eseguito infatti un primo test con il missile ipersonico «Starry Sky-2», preoccupa senz’altro gli Stati Uniti e il Pentagono. Secondo un rapporto dell’agenzia federale Government Accountability Office (GAO), gli USA non hanno per ora le difese necessarie per proteggersi dai nuovi razzi ipersonici «altamente sofisticati», riporta Fox News (17 dicembre). Temendo di essere rimasto indietro rispetto ai programmi di Russia e Cina, Washington ha annunciato nei mesi scorsi un accordo con il colosso Lockheed Martin per lo sviluppo di un «Hypersonic Conventional Strike Weapon» (HCSW) e anche di un secondo prototipo ipersonico, l’«Air-Launched Rapid Response Weapon» (ARRW).

3.La terra trema in Sicilia e Venezuela

Mentre le autorità indonesiane hanno alzato il livello di allarme per il vulcano Anak Krakatau, che potrebbe entrare nuovamente in eruzione e innescare un nuovo tsunami o onda anomala come quella che sabato scorso ha provocato più di 400 vittime, in Italia anche l’Etna è un «sorvegliato speciale». Il «gigante buono», come il vulcano viene anche chiamato, ha provocato uno sciame sismico, che nella notte tra il 25 e il 26 dicembre è culminato in una scossa di magnitudo 4.8 su scala Richter, colpendo nella zona di Catania vari centri etnei, tra i quali Fleri, Pennisi e Santa Venerina. Il sisma ha provocato almeno 600 sfollati e importanti danni materiali, anche al patrimonio culturale e religioso, ricorda RaiNews. Mentre il governo del primo ministro Giuseppe Conte dichiarerà venerdì 28 dicembre lo stato di emergenza, i vulcanologi temono che l’Etna stia cambiando, diventando più esplosivo e più pericoloso, scrive il sito Focus.



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La terra ha tremato anche in Venezuela, dove alle 4.59 (ora locale) della mattina di giovedì 27 dicembre una scossa di magnitudo 5.5 ha colpito la capitale Caracas e vari Stati del Paese sudamericano. Mentre l’epicentro era situato nei pressi della città di San Diego, nello Stato del Carabobo, l’ipocentro si trovava secondo lo United States Geological Survey (USGS) ad una profondità di circa 10 chilometri. Per ora non ci sono notizie di danni o vittime. Già il 5 dicembre scorso un terremoto di magnitudo 4.6 aveva scosso il Venezuela. Ad agosto una scossa prolungata di magnitudo 7.3 – una delle più forti mai registrate in Venezuela – aveva provocato il panico nello Stato di Sucre.

4.Regno Unito: il ministro degli Esteri ordina rapporto sulla persecuzione dei cristiani

Sapere che la più forte persecuzione nei confronti dei cristiani avviene proprio nella regione dove nacque Gesù, è «estremamente straziante» a Natale. Lo scrive il ministro degli Esteri del Regno Unito, Jeremy Hunt, in un articolo «op-ed» pubblicato il 26 dicembre sul quotidiano inglese The Telegraph e ripreso dal sito GOV.UK. «Un secolo fa, il 20% della popolazione del Medio Oriente era cristiano; oggi la cifra è inferiore al 5%», così continua il politico del partito conservatore, il quale cita i dati della ONG «Open Doors » e ricorda che attualmente circa 215 milioni di cristiani nel mondo sono vittime di persecuzione.


PAKISTAN CHRISTIANS
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Mentre richiama alla mente il caso di Asia Bibi in Pakistan, che «picchiata, imprigionata, e nonostante sia stata assolta, vive ancora sotto costante protezione a causa della minaccia della giustizia popolare», Hunt annuncia di aver incaricato il vescovo della diocesi anglicana di Truro, Philip Mounstephen, di preparare entro Pasqua un rapporto per stabilire «se stiamo facendo tutto il possibile». «E’ ora di un’azione concertata che cominci a invertire la tendenza», sostiene Hunt, perché in Medio Oriente «stiamo assistendo all’erosione del cristianesimo come religione vivente».

In occasione del suo tradizionale messaggio e benedizione «Urbi et Orbi», papa Francesco aveva dedicato il giorno di Natale «un pensiero particolare» «ai nostri fratelli e sorelle che festeggiano la Natività del Signore in contesti difficili, per non dire ostili, specialmente là dove la comunità cristiana è una minoranza, talvolta vulnerabile o non considerata. Il Signore doni a loro e a tutte le minoranze di vivere in pace e di veder riconosciuti i propri diritti, soprattutto la libertà religiosa».

5.USA: morto un secondo bambino migrante

Nella città di Alamogordo, nello Stato americano del Nuovo Messico, è deceduto alle 23.48 del 24 dicembre il piccolo Felipe Gómez Alonzo, originario di Nentón, in Guatemala. Felipe, che aveva solo anni, aveva percorso insieme con suo padre gli oltre 3.100 chilometri che separano Nentón da Alamogordo (noto per il primo test nucleare della storia, avvenuto il 16 luglio del 1945), cioè una distanza superiore a quella tra Varsavia e Madrid, così ricorda El Mundo. Si tratta del secondo minore morto in custodia della polizia di frontiera statunitense, Customs and Border Protection. L’8 dicembre era deceduta per disidratazione la piccola Jakelin Caal, anche lei originaria del Guatemala. Da parte sua la CBP ha chiesto aiuto al Congresso di Washington e annunciato che introdurrà controlli medici aggiuntivi per tutti i minori che hanno in custodia, specialmente i bambini con meno di 10 anni.



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Di fronte all’emergenza migratoria, il nuovo governo del Messico ha annunciato che sta preparando nuove misure per gestire meglio l’enorme flusso dei circa 200.000 migranti latinoamericani che ogni anno attraversano il Paese e per diventare un «nuovo modello migratorio», scrive El País. «Il Messico è il primo Paese al mondo ad adeguare le proprie politiche migratorie al patto delle Nazioni Unite», ha detto il ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard, in riferimento al Global Compact, cioè il patto per una migrazione sicura, ordinata e regolare, adottato il 10 e 11 dicembre scorso a Marrakech, in Marocco, da 165 dei 193 Paesi dell’ONU.

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