In questo modo ha dato la possibilità a Pietro, ragazzo con gravi difficoltà intellettive, di comprendere il significato della preghiera tramandata da Gesù
Una mamma di Bergamo ha fatto ricorso alla comunicazione aumentativa per spiegare la preghiera del Padre Nostro a suo figlio, che ha difficoltà insuperabili con la lettura
Cinzia Martin, madre di un ragazzo Down, ha voluto che il regalo di Natale per il suo Pietro fosse ancora più ricco. Grazie allo stesso linguaggio simbolico ha accompagnato le parole del Padre Nostro con un commento semplice ma efficace, adeguato alle capacità di comprensione del figlio e, soprattutto, ha corredato il tutto con magnifici disegni realizzati da un parroco di Bergamo, don Giuseppe Sala.
Alfabeto “semplice”
Ne è uscito un testo insolito ma efficace per raccontare la preghiera che ci ha insegnato Gesù ai piccoli disabili che hanno difficoltà insormontabili con le lettere dell’alfabeto (Avvenire, 24 dicembre).
«Davvero non avrei potuto immaginare un dono più bello per mio figlio che purtroppo – osserva Cinzia – non è mai riuscito a leggere. Con questo volumetto non solo ha imparato il “Padre Nostro” ma ne sta comprendendo il significato». Ecco alcuni esempi.
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“Rimetti a noi i nostri debiti”
Per spiegare l’invocazione “rimetti a noi i nostri debiti”, che potrebbe rappresentare un ostacolo concettualmente impegnativo per una persona con difficoltà cognitive, questa mamma intraprendente ha proposto il commento: “Quando sono triste, confuso e mi sento perso, Tu mi chiami a Te”.
“E non ci abbandonare alla tentazione””
Arduo lo sforzo di rendere comprensibile “e non ci abbandonare alla tentazione” che, al di là del dibattito sulla correttezza della traduzione, presuppone codici interpretativi sul piano etico. Efficacissima la semplificazione individuata dalla mamma di Pietro: “e non separarci da Te”.
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Intuitivo e immediato
«Ma l’aspetto affascinante di questa operazione – osserva Antonella Costantino, responsabile del dipartimento di neuropsichiatria infantile del Policlinico di Milano – è che quando i bambini della scuola dell’infanzia si avvicinano a questi testi ne rimangono affascinati. Anche i bambini senza difficoltà li leggono volentieri e li condividono».
«E questo – prosegue la neuropsichiatra infantile – facilita moltissimo l’inclusione, anche perché diventa molto più intuitivo e immediato per tutti comprendere come comunicano questi bambini. Anche le educatrici hanno cominciato ad accorgersi che bimbi senza gravi disabilità di apprendimento ma con qualche ritardo di linguaggio, oppure stranieri che non avevano ancora imparato l’italiano, o ancora con difficoltà di attenzione, potevano superare i loro problemi in tempi ancora più rapidi».
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