Nel luogo dove Gesù è nato una grave carenza idrica affligge molte famiglie; poter fare il bucato e lavarsi è il dono più gradito e possibile grazie all’opera dei francescani.Poter fare una doccia calda, fare il bucato, cucinare e lavare le stoviglie sono azioni che molto spesso compiamo in modo automatico senza riflettere su quanto, in molte parti del mondo, siano privilegi di cui solo pochi possono godere.
Betlemme è uno di questi luoghi meno fortunati. Osservando la distesa di case che si estende a partire dalla Basilica della Natività, lo sguardo non può che soffermarsi sulle centinaia di taniche che, tra le croci dei campanili, spuntano sui tetti: sono grandi cisterne di colore nero o bianco che gli abitanti usano per conservare l’acqua in modo da poterla consumare in momenti difficili.
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La mancanza di acqua affligge Betlemme con estrema frequenza, i dati delle organizzazioni internazionali e della PWA (Palestinian Water Autority) sono allarmanti: un sistema idrico vecchio, con danni alle tubature, non sempre garantisce acqua pulita e potabile, e l’acqua corrente raggiunge le case solamente 20 giorni al mese circa, nel periodo restante le taniche sui tetti sono uno strumento indispensabile per far fronte al disagio.
Abbiamo seguito Muna e Naila, rispettivamente la responsabile dell’ufficio tecnico e l’assistente sociale di ATS pro Terra Sancta a Betlemme, in una visita ad un’abitazione in cui si sono appena conclusi i lavori di installazione di due nuove taniche. Rana apre la porta di casa accogliendoci con un grande sorriso, ci invita ad entrare e ci fa accomodare nel suo salotto insieme ai suoi due figli Rami di 17 e Hussam di 13 anni. La più grande, Miriam non è in casa perché sta studiando all’università. Rana non parla inglese, ma grazie all’aiuto di Naila, Muna e il figlio maggiore riusciamo a comunicare con lei e farci raccontare la sua storia.
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La storia di Rana e della sua famiglia è simile a quella di molte altre qui a Beltemme: lavori mal pagati e tante spese, soprattutto per garantire una buona istruzione ai figli. Rana ha appena trovato un lavoro in una panetteria, suo marito Ahmad, un operaio a giornata, al momento non può lavorare. Alla situazione familiare complicata dal punto di vista economico, infatti, si aggiunge un problema giudiziario: Ahmad, per aiutare la famiglia, si è fatto garante per il fratello di una grossa somma di denaro che, purtroppo, non ha potuto restituire. La legge è molto chiara: non solo il debitore, ma anche colui che si fa garante in suo nome, in caso di mancato pagamento, rischia molti anni di reclusione e per questo Ahmad è dovuto scappare da Betlemme.
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In grave difficoltà, Rana ha trovato il coraggio di chiedere aiuto e si è rivolta ad ATS pro Terra Sancta: “Inizialmente non volevo, ma l’ho fatto per il bene dei miei figli, eravamo costretti a comprare bottiglie di plastica per lavarci, ma adesso abbiamo una preoccupazione di meno e viviamo con meno stress”.
Rimaniamo con loro ancora un po’ per farci raccontare da Hussam come va la scuola, dell’esame di maturità che Rami dovrà affrontare quest’anno e delle aspirazioni per il futuro di questi ragazzi e quando chiediamo loro cosa desiderano per questo Natale: “ATS ci ha già fatto un grande regalo, ora desideriamo solo poter stare di nuovo tutti uniti con nostro padre”.