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Asia Bibi: si avvicina il S.Natale ma resta lontana la famiglia

ASIA BIBI

31 ottobre 2018: Asia Bibi è rilasciata Finalmente. Condannata a morte per blasfemia, Asia Bibi, cristiana e madre di famiglia, marciva da nove anni in una prigione pakistana. La sua sorte aveva suscitato un movimento planetario che ha mobilitato numerose associazioni, personalità politiche e addirittura il Vaticano. Papa Francesco aveva ricevuto nel 2015 una delle sue figlie. Il 31 ottobre, la Corte suprema del Pakistan ha finalmente annunciato la sua assoluzione. Attualmente si trova in Pakistan in un luogo tenuto segreto. Ma il suo calvario non è finito: oggi la donna teme per l'incolumità della sua famiglia, che regolarmente riceve minacce.

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Paola Belletti - pubblicato il 20/12/18
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La donna pakistana assolta dalla corte suprema del Pakistan attende con trepidazione la celebrazione del Natale di Nostro Signore. Ma sarà ancora separata dalle figlie.

Asia Bibi e la storia della sua libertà

Asia Bibi ha dimostrato, resistendo eroicamente per 9 anni in un carcere durissimo, che libera nel cuore lo è sempre stata. Ma da quando è stata assolta anche dal tribunale pakistano, la Corte Suprema, nell’ottobre di quest’anno, può legittimamente desiderare di tornare a vivere in piena con la sua famiglia, anche se non in Pakistan. Invece non può ancora essere così.

 “La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta delle accuse”, ha dichiarato il presidente della Corte suprema, Saqib Nisar, nella lettura del verdetto. “Se non ci sono altre accuse contro di lei, può essere liberata”, ha aggiunto in una sala del tribunale blindata dalla polizia con tenuta antisommossa per il timore di proteste.

Lo scrivevamo anche noi il 31 ottobre ultimo scorso. E ricordiamo quanta tensione si sia generata dopo questo verdetto. Abbiamo seguito con trepidazione e con il supporto sostanziale della preghiera le sorti di questa nostra sorella e di tutto il martoriato popolo pakistano, soprattutto nella sua perseguitata minoranza cristiana.


ZARISH NENO
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Secondo fonti pakistane, la donna trascorrerà il Natale nell’attuale situazione ed è difficile che potrà rivedere le sue figlie. La Corte Suprema, infatti, è probabile che esaminerà in gennaio la petizione presentata dall’accusa: avvalendosi di una possibilità prevista dall’ordinamento giuridico pakistano, l’istanza chiede una «revisione del verdetto» di assoluzione disposto dal Tribunale il 31 ottobre scorso. (La Stampa)

Asia Bibi è fuori dal carcere e insieme con il marito Ashiq Masih in un luogo che deve restare segreto, ma lontana dal resto della famiglia.  La donna, o l’idea fanatica alla quale l’hanno ridotta gli estremisti più implacabili, è ancora oggetto di mire omicide. Va uccisa, va impiccata. Ricordate il video “amatoriale” eppure studiato che riprende alcuni bambini intenti ad impiccare una bambola che la rappresenta? Per questo la sua vita e quella dei suoi cari è tuttora in pericolo.



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Continuano le trattative diplomatiche per ottenere asilo

Proseguono i lavori di negoziazione con varie diplomazie occidentali, riporta sempre il quotidiano torinese. Anche l’Italia è stata invocata dal marito come luogo di asilo politico per lei e la famiglia.  Già a novembre la loro partenza dal Pakistan sembrava imminente ma non è più stata confermata.



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Un tempo di attesa vero: Asia Bibi si prepara al Santo Natale e a ricevere i Sacramenti

Ma nel frattempo la Festa che celebra la nascita del Salvatore si avvicina. Ed è un Avvento trepidante e carico di gioia anche per Asia. Aspetta con fede e una tenacia che non può che colpirci e scuoterci dai nostri torpori di accedere di nuovo ai Sacramenti. Per questo rapporto vivo e misterioso con Gesù Cristo presente nella Sua chiesa Asia Bibi ha pagato e paga quel prezzo esorbitante che sappiamo. E noi? Siamo capaci forse di lamentarci per la distanza da coprire magari in auto per arrivare da un sacerdote disposto a confessarci; o per il fatto che in quella chiesa ce ne sia uno un po’ troppo brusco nei modi. Oppure ci accostiamo all’Eucarestia con sciatteria. Ci serva come sprone, guardare a lei e alla sua fede.

Non si sa se e come riuscirà a partecipare ad una messa di Natale, magari in condizioni di anonimato, o se sarà permesso ad un sacerdote farle visita, per amministrare il sacramento della riconciliazione e donarle l’Eucarestia, che Asia desidera da tanto. (Ibidem)

Legge sulla blasfemia: un cappio al collo di un intero popolo

Asia sta facendo un servizio anche alle centinaia di persone incarcerate sempre con l’accusa di blasfemia, una legge che miete tante vittime, anche tra mussulmani e indù, per gli abusi con i quali è applicata .

(…)il domenicano James Channan, responsabile del “Peace Center” a Lahore, ricorda che «nelle carceri pakistane languono altri 187 cristiani, vittime di accuse di blasfemia, nella maggior parte dei casi ingiuste, pretestuose o inventate. Con loro sono accusati anche 633 musulmani, 494 membri della comunità Ahmadiyya e 21 indù». (Ibidem)

Lo stesso avvocato della donna si era dichiarato a favore della legge ma non alla applicazione distorta e così spesso abusata della stessa. Sta prendendo forza nel paese un movimento che ne chiede una seria revisione; non l’abolizione, che sarebbe inconciliabile con il contesto sociale e religioso del paese.

 

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